27 Marzo 2022
La Stampa

Cari giovani uomini, leggete di più. Il femminismo non s’improvvisa

di Annarosa Buttarelli


Chissà che femministe frequenta Francesco Musolino, o quali libri femministi abbia mai letto oltre al Diritto al sesso, scritto dalla giovane filosofa britannica Amia Srinivasan, che si è interessata anche all’intelligenza dei polipi. Mi spiace contraddire Amia se davvero sostiene che il femminismo non è una filosofia: il pensiero della differenza sessuale di Carla Lonzi e di Diotima (comunità filosofica femminile, in cui ho lavorato a lungo) è stato indicato come l’unica avanguardia filosofica del XX secolo italiano. Sono una filosofa femminista che ha scambi intellettuali, politici e affettivi, da sempre con uomini, e il mio libro Sovrane (il Saggiatore) è stato presentato pubblicamente da Stefano Rodotà che ha raccontato come si fosse sentito accolto dai miei argomenti, che erano e sono a favore dell’autorità femminile come orientamento della convivenza. Questo per dire che sono stupita dalle lamentele che Musolino mette nero su bianco, poiché si sente escluso dal libro della giovane filosofa, e accusa tutte le donne, non solo lei come sarebbe corretto, di pensare secondo lo schema dicotomico: amico/nemico. Non ho letto questo libro ma, comunque sia, bisogna rilevare l’errore logico e di pensiero che porta il libro come esempio per il tutto (universalizzazione illegittima). Ed è un errore di pensiero non assumersi la responsabilità del proprio sentire, non analizzandolo per quello che è, un sentire legittimo ma relativo a sé, non innalzabile a livello di una querela depositata ad accusare tutte le femministe di chiusura misantropa. Dunque, spieghiamoci. Siccome Musolino crede di non essere “incluso”, cioè non ammesso al dialogo con le donne, si allarga fino a sostenere che: 1) le donne si parlano solo tra loro; 2) che non pensano, poiché pensano dicotomicamente, cosa che lui aborre; 3) che devono imparare a sperimentare il dialogo sul sesso e il piacere dialogando con gli uomini come lui, pure se pieno di etichette: “uomo, etero, cisgender”. Più identificato di così… però davvero simpaticamente. Infatti, c’è senz’altro della buona fede perché egli sembra ignorare completamente cosa è successo, nel tempo, ai rapporti conflittuali tra uomini e donne (gender) e anche tra maschi e femmine (sesso). Non posso qui riassumere oltre un paio di millenni di storia (fonti alla mano) in cui molte di noi hanno cercato di dialogare o anche solo di farsi ascoltare. Non posso ora fornire l’immensa bibliografia che bisognerebbe conoscere prima di arrivare a conclusioni maldestre circa le forme del pensiero femminile. Purtroppo, è questa la prima cosa che deve sapere il giornalista e scrittore: è abbastanza sconsolante costatare quasi sempre il fatto che una notevole percentuale di maschi istruiti si guardano bene dallo studiare i libri scritti da donne. La seconda: ancora oggi le iniziative culturali promosse da donne vedono il quasi-nulla delle presenze maschili. La terza: per cercare di fare sesso in maniera non mortificante e non offensiva abbiamo dovuto scoprire il nostro corpo tra noi, separandoci dai maschi, che non ne hanno mai voluto sapere, in generale, di saperne di più del nostro piacere. Noi e il nostro corpo. Scritto dalle donne per le donne (Feltrinelli), opera del The Boston Women’s Collettive, diede inizio alla cosiddetta seconda ondata del femminismo, insieme a La donna clitoridea e la donna vaginale di Carla Lonzi. Vorrei anche segnalare che la giornalista e scrittrice americana Rebecca Solnit ha scritto Gli uomini mi spiegano le cose. Riflessioni sulla sopraffazione maschile (Ponte alle Grazie), un titolo che si spiega da sé. Mi sa che Francesco Musolino farebbe arrabbiare Solnit, essendo arcistufa di sentirsi dire dagli uomini cosa dovrebbe fare e cosa dovrebbe dire, e magari cosa dovrebbe pensare. Le mie simili ogni giorno, in ogni parte del mondo vengono aggredite, violentate e spesso uccise per il solo fatto che siamo donne, da parecchi millenni a questa parte. La democrazia moderna di cui gli uomini vanno fieri è stata costruita con l’esclusione delle donne dalla vita pubblica. Un po’ di autocoscienza signori, e studiate, studiate molto: non è il maternage femminile che trasformerà voi e il mondo, ma la vostra radicale assunzione di responsabilità nei confronti di quella che sempre più si presenta come la questione maschile.


(La Stampa, 27 marzo 2022)

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