15 Febbraio 2021
la Repubblica

Castellina: «Coprivo il seno per essere come gli uomini. L’errore era proprio quello»

di Concetto Vecchio


Luciana Castellina, perché la sinistra non ha portato nessuna donna al governo?

«La deluderò, ma non sono mai stata una grande appassionata delle quote femminili: non è che cambia la società se una donna s’infila nei ruoli maschili».

Cosa intende dire?

«Potremmo anche occupare più posti in un governo, e ovviamente sono favorevole, ma se non modificheremo leggi, codici e orari, abbattendo il modello maschile che ci viene spacciato come neutro, non ne verremo a capo».

La politica non è fatta anche di simboli?

«Il 70 per cento delle donne manager non fa figli. Il problema quindi è fare in modo che tutte le donne che assumono responsabilità possano anche fare i figli e gestire una famiglia».

Come definirebbe la sua posizione?

«Semplicemente non m’interessa essere uguale all’uomo, l’ho capito tardi».

Non la pensava così da giovane?

«All’epoca tendevo a nascondermi le tette pur di non fare capire che ero una donna».

Come lo spiegherebbe oggi a una giovane?

«Con il fatto che una bella era spesso considerata anche stupida».

Quando ha cambiato idea?

«Grazie alla generazione di mia figlia, che ha fatto una battaglia per il femminismo della differenza. Loro hanno capito che serviva portare la nostra diversità al potere».

Il fatto che ci siano solo 8 donne su 23 come lo valuta?

«Non è bello, perché non ci hanno pensato, nemmeno Draghi. Ma non lo ritengo decisivo. Vantiamo un credito storico. E quindi allora bisognerebbe stabilire il 75 per cento della presenza femminile per risarcire la discriminazione millenaria, come affermava il codice della Repubblica popolare cinese, anche se poi se lo sono dimenticati».

È unItalia più maschilista di un tempo?

«Al contrario. Gli uomini sono molto in crisi, anche perché le donne hanno imparato a pretendere che la comunità porti il segno della loro presenza».

Non ci sono troppi femminicidi?

«Non c’è dubbio, ma sono la prova della crisi di cui le parlavo, e infatti muoiono le donne che hanno osato fare una scelta di autonomia».

Luomo ha perso potere?

«Ha perso autorità, non potere. Pensi al Me too, un tempo nessuno avrebbe creduto alla donna. I manager di Hollywood invece sono stati tutti condannati per molestie».

Lei è la prova che una donna di valore può arrivare in alto.

«In tante ce l’hanno fatta, anche meglio di me. A tutte è costata fatica, dolore, lotta, e infatti ne portiamo le cicatrici. Guardi la von der Leyen, fa un lavoro pesantissimo e ha sette figli, perciò l’ammiro».

La destra le donne però le ha nominate ministre.

«È una cosa che mi lascia freddina».

Le piace il governo Draghi?

«Sono molto scontenta. Alla transizione ecologica c’è uno che approva la politica dell’Eni, siamo al greenwashing, alla vanteria ambientale. Un fisico che si occupa di nanotecnologie, poi, non un ecologo».

Non va giudicato con i fatti?

«Mi fa impressione che ci sia Giorgetti allo sviluppo economico, un uomo vicino alla Confindustria, che vuole lo sblocca-cantieri: costruzioni e produzioni anche se nocive».

Draghi voleva pure sua figlia Lucrezia Reichlin nel governo.

«È candidata ogni volta e poi non accade mai».

Perché?

«Forse perché vive a Londra».

Insomma, boccia Draghi?

«È un uomo intelligente, e in Europa conduce le mie stesse battaglie. Ma mi sarei aspettata di più».


(la Repubblica, 15 febbraio 2021)

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