1 Marzo 2021
la Repubblica

È morta Rossella Panarese, autrice e voce di Radio3 Scienza

di Chiara Valerio


Curatrice e conduttrice del programma, ha formato leve di persone che oggi scrivono, conducono, pensano e provano a portare avanti un lavoro per diffondere conoscenza e informazione


Stanotte è morta Rossella Panarese che si occupava, da anni, di una parte del palinsesto di Radio3 Rai. Ci sono nomenclature affascinanti e kafkiane in Rai e Rossella, in queste nomenclature, era capostruttura, autrice, curatrice e conduttrice. Il nome di Rossella Panarese è stretto, per quel profondo legame stabilito da confidenza e frequentazione, a un programma molto amato e seguito, quotidiano, chiamato Radio3 Scienza dove si discutono e si analizzano le idee e i protagonisti del dibattito scientifico. A Rossella Panarese, che pure non era avara di complimenti, interessavano i progetti, il futuro, e la prassi culturale del lavoro come qualcosa che si fa in squadra e che presuppone un pagamento. Non l’ho mai sentita proporre a qualcuno di fare volontariato culturale, non ho mai vista stancarsi di sottolineare quanto fosse essenziale per la più grande azienda editoriale, la Rai, cercare giovani da inserire nelle redazioni. Era gentile e ferma, sorridente ed educata, discuteva e non pretendeva di giungere a un accordo e, in caso di divergenza, sapeva che decidere è un onere che talvolta non si può delegare.

Quando entrava in redazione, io e gli altri – Daria Corrias (Tre soldi), Fabiana Carobolante (Ad alta voce, Tre soldi), Diego Marras (Le meraviglie) – facevamo finta di scattare in piedi come fosse giunta una improvvisa ispezione dello stato maggiore dell’esercito, Rossella talvolta diceva comodi, comodi, talvolta invece faceva lo stesso, si “impettiva”, come se gli ispettori fossimo noi, e lei la truppa. Credo che questo succedesse in ogni redazione, da Pagina 3 a Battiti, da L’isola deserta a Radio 3 Mondo a Pantheon a Sei gradi, in modi sempre diversi ma con quel minimo comune multiplo dell’idea di parlare con una persona curiosa e capace.

Rossella Panarese era autorevole, e la sua autorevolezza non era minacciosa, anzi, guardandola, anno dopo anno, uno imparava che l’autorevolezza, quando c’è, è accogliente, non esclude, include. Nella redazione di Radio3 Scienza, la sua redazione, e la prima in cui ho lavorato, ho imparato grazie a Rossella e alle persone che c’erano allora – Marco Motta (che ora cura il programma), Silvia Bencivelli (che lo conduce a settimane alterne) e Costanza Confessore (che ne firma la regia) – che parlare di scienza alla radio pubblica è un modo per ribadire, giorno dopo giorno, che in un mondo complesso bisogna imparare molti linguaggi, anche simbolici, che la storia della scienza come la storia dell’arte dovrebbe essere insegnata a scuola, e che molti di noi imparano quando qualcuno ci racconta o quando raccontiamo e questo raccontare la scienza, che non significa semplificarla, si può imparare.

Rossella Panarese da qualche anno teneva un corso sul linguaggio radiofonico alla Sapienza e ha firmato la voce Comunicazione della scienza per la Treccani, ha formato leve di persone che oggi scrivono, conducono, pensano e provano a portare avanti un lavoro intellettuale che non prescinda dalla ricerca del nuovo, dell’altro, dell’obsoleto, del Minority Report. Ecco, Rossella Panarese ha mostrato, nel lavoro quotidiano, quanto l’attenzione non sia fantascienza ma un esercizio che chi lavora per diffondere conoscenza e informazione deve fare, e quanto il buon umore sia una forma della buona educazione, e quanto l’etica, la politica, la scienza, la radio siano una prassi. Rossella Panarese è morta, viva Rossella Panarese, viva la radio.


(la Repubblica, 1° marzo 2021)

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