8 Agosto 2022
Il Fatto Quotidiano

Edith Bruck: “Cina e Usa mi sconvolgono. Non basta l’orrore ucraino?”

di Antonello Caporale


Edith Bruck ha provato oltre ogni misura la disumanità, gli orrori, lo sterminio. Tutto quello che oggi ricordiamo con una parola: Shoah. Quando scoppiò la guerra in Ucraina, commentò sgomenta quell’ulteriore prova di depravazione etica. Ora un’altra miccia è stata fatta ardere nella pancia cinese.

Non capisco, non riesco a capacitarmi di come sia ormai enorme e disgustosa questa corsa a giocare con l’umanità. Ciascuno a richiedere pezzi di sovranità perduta. Un gioco per mettere a soqquadro il mondo.

È come se agli orrori della guerra avessimo già fatto il callo.

Vedo la Cina che lancia missili ipersonici fino a sfiorare la testa di quei poveretti che abitano a Taiwan.

E gli Usa che stanno provando i nervi dei cinesi.

Ecco, immagino la prudenza di queste provocazioni. Stanno provando i nervi dei cinesi?

L’Ucraina ha già attraversato i nostri cuori: quel che potevamo fare abbiamo fatto, adesso se la vedano loro. Questo pare il nostro punto di vista.

Ci siamo accorti dell’Ucraina quando il rumore della guerra era insopportabile. Ma l’olezzo di morte ha una data più antica, più lontana dai nostri ricordi. Laggiù si danno battaglia dal 2014, e senza il nostro minimo interesse.

Solo quando la guerra è entrata in casa abbiamo scoperto il diritto e il rovescio.

Una mia amica ungherese mi diceva scherzando pochi giorni fa: beh, potremmo accampare diritti sulle porzioni di Transilvania ancora fuori dei nostri confini. Ecco, questo gioco diabolico e infantile di rivendicare recuperi di sovranità, fabbricando ad arte la storia oppure tirandola dal baule dei ricordi, può farci molto male, portarci nel campo buio della nostra vita.

Quando Zelensky accomunò gli eccidi dei russi con gli orrori dei nazisti lei commentò dispiaciuta.

È imparagonabile la Shoah con questi fatti, anche se tragici. Zelensky avrebbe fatto bene a non immaginare equivalenze che per fortuna dell’umanità hanno dimensioni così tragicamente diverse. Non per questo la scelta di Putin di attaccare e invadere l’Ucraina non resta quella che è sempre stata: disumana, feroce, incivile, barbarica.

Ci siamo già stufati di commentare i fatti dell’Ucraina?

Sembra di sì. Un po’ per autodifesa, alleniamo la memoria a degli utili vuoti. Ci permettono di vivere con più serenità, di non essere quotidianamente assillati dal ricordo e immobilizzati dalla tragedia che abbiamo vissuto. Per sessant’anni sono stata nelle scuole a illustrare il disastro umano, la tragedia degli ebrei. I ragazzi ascoltavano, prendevano appunti, sapevano. Però nel tempo allontaniamo dalla nostra vita le scene che ci hanno illustrato. Per un bisogno essenziale di autodifesa.

Non è bastato l’Afghanistan, non il conflitto nell’ex Jugoslavia, non il Medio Oriente dilaniato in eterno. Sembrava che con l’Ucraina la guerra fosse entrata nella nostra sala da pranzo. E il rischio di un coinvolgimento globale tra le superpotenze fosse così vicino, reale… Invece ecco che gli Usa aprono il fronte con la Cina. Apertamente.

Questo mi sconvolge. Come se non ci bastasse tutto quel che in questo anno è capitato.

Parliamo di pace eppure tutto si arroventa.

Giochiamo con la vita degli altri. Solletichiamo i nostri istinti barbarici e avanziamo ancora verso il confronto bellico.

Il mondo gioca con la pistola carica in mano, ha detto il segretario dell’Onu Antonio Guterres.

Con la pistola carica in mano.


(Il Fatto Quotidiano, 8 agosto 2022)

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