27 Giugno 2017
Le Monde

Francia. Il Comitato di bioetica favorevole alla PMA per le coppie lesbiche e le single

LE MONDE | 27.6.2017 | di Gaëlle Dupont


La procreazione medicalmente assistita oggi in Francia è riservata alle coppie eterosessuali la cui infertilità è accertata da medici.

È una rivoluzione. Nel suo parere sulle “richieste della società” in merito all’assistenza medica alla procreazione, reso pubblico martedì 27 giugno, il Comité consultatif national d’éthique (Comitato Consultivo Nazionale Etico, sigla CCNE) si è pronunciato a favore di un’apertura della procreazione medicalmente assistita (PMA) alle coppie di donne e alle donne sole che desiderano procreare senza un partner maschio grazie a un dono di sperma. La PMA è oggi riservata alle coppie eterosessuali la cui infertilità è stata accertata da medici.

 

Il CCNE è invece sfavorevole all’autoconservazione degli ovociti, che permette a una donna di rimandare una gravidanza nel tempo grazie al congelamento. Rifiuta anche la legalizzazione della gestazione per altri. «Il nostro parere non piacerà a tutti e provocherà un grande dibattito», riconosce Jean-François Delfraissy, il presidente di questa istituzione incaricata di fornire lumi al governo sulle questioni bioetiche.

 

I pareri del CCNE sono solo consultivi, ma questa posizione apre la strada a una trasformazione della legislazione. Durante la campagna per le presidenziali, Emmanuel Macron si era dichiarato «favorevole a una legge che apra la PMA alle coppie lesbiche e alle donne nubili». «Aspetterò che il Comitato etico nazionale abbia espresso il suo parere per poter costruire il consenso più ampio possibile», aggiungeva nella sua lettera aperta alle persone LGBT (lesbiche, gay, bisex e trans) del 16 aprile. I vicini della Francia (Spagna, Belgio, Gran Bretagna) offrono alle donne francesi queste tecniche a qualche migliaio di euro.

 

Scogli

 

Il testo del CCNE era atteso da lunga data. Il Comitato ha preso in carico la questione nel febbraio 2013, in pieno dibattito sull’estensione del matrimonio alle coppie omosessuali, mentre i cortei di La Manif pour tous esprimevano la loro ostilità in piazza. Ansioso di soffocare l’incendio, il governo socialista aveva subordinato la modifica legislativa a un eventuale via libera da parte dell’istituzione consultiva. La tematica, che è in cima alla lista delle rivendicazioni delle associazioni LGBT, è ancora estremamente “infiammabile”. I suoi oppositori, fra cui La Manif pour tous, sono ancora mobilitati contro quella che chiamano “la PMA senza padre”.

 

Logicamente è quest’argomento che ha provocato il maggior dibattito all’interno del CCNE. «I due terzi del Comitato si sono pronunciati a favore, mentre un terzo non va affatto nella stessa direzione», precisa Jean-François Delfraissy. «Questa richiesta di assistenza medica alla procreazione, nella fattispecie un’inseminazione artificiale con donatore (IAD), per procreare senza partner maschile, al di fuori di ogni contesto di infertilità patologica, si inscrive in una rivendicazione di libertà e di uguaglianza nell’accesso alle tecnologie [mediche] per rispondere a un desiderio di avere figli/e», è la considerazione dell’istituzione. «L’analisi del CCNE, basandosi sul riconoscimento dell’autonomia delle donne […], porta a proporre di autorizzare l’apertura della IAD a tutte le donne. Questa apertura può essere intesa come finalizzata a ovviare alla sofferenza indotta da un’infecondità risultante da orientamenti personali», prosegue.

 

Il comitato segnala tuttavia degli “scogli”, che spiegano l’opposizione di una parte dei suoi membri: «le conseguenze per il bambino o la bambina, l’accresciuto rischio di commercializzazione, le condizioni di fattibilità». Rileva il «rischio di provocare un allungamento dei tempi d’attesa legato all’attuale penuria di gameti o di uno strappo del principio di gratuità del dono». Suggerisce quindi che vengano «studiate e definite condizioni di accesso e di fattibilità che distinguano la diversa situazione delle coppie di donne e delle donne sole, preservando il principio vigente della gratuità del dono e studiando le modalità (copertura mutualistica esclusa o differita) perché la cassa malattia non debba sostenerne gli oneri finanziari».

 

Protocollo medico gravoso

 

Sull’autoconservazione degli ovociti, il parere del CCNE è con riserva. Mentre l’Académie de médecine si è espressa favorevolmente, in un parere pubblicato lunedì 19 giugno, in merito alla possibilità per le donne di congelare i propri ovuli in vista di una gravidanza posticipata, il Comitato etico mette l’accento sul «carattere molto costrittivo della procedura». In Francia questa è oggi riservata alle donne gravemente malate che devono sottoporsi a trattamenti che rischiano di comprometterne la fertilità, o alle donatrici di ovociti.

 

«Il protocollo è gravoso», precisa Delfraissy. «Comporta ripetute stimolazioni ovariche in donne giovani, anestesie, rischi di infezioni ed emorragie, senza nessuna garanzia di risultato, poiché il tasso di successo non supera il 60%.» Il CCNE mette in guardia contro i rischi di «pressioni sociali e professionali provenienti dalle persone vicine alla donna o dai datori di lavoro». In cambio ritiene «essenziale diffondere un’informazione seria sull’evoluzione della fertilità femminile», che declina dopo i trentacinque anni.

 

Quanto alla gestazione per altri, il Comitato si mantiene in continuità con gli orientamenti precedenti. È contrario alla sua legalizzazione, in ragione delle «violenze giuridiche, economiche, sanitarie e psichiche che si esercitano sulle donne reclutate come gestanti e sui bambini e bambine che nascono e sono oggetto di contratti stipulati tra parti in condizioni decisamente impari». Auspica anzi il rafforzamento degli strumenti di divieto a livello nazionale e internazionale.

 

(Le Monde, 27 giugno 2017 – traduzione di Silvia Baratella)

 

Le Comité d’éthique favorable à la PMA pour les couples lesbiens et les célibataires
La procréation médicalement assistée est aujourd’hui réservée aux couples hétérosexuels dont l’infertilité est médicalement constatée.

 

LE MONDE | 27.06.2017 à 11h20 • Mis à jour le 27.06.2017 à 14h24 | Par Gaëlle Dupont

 

C’est une révolution. Dans son avis sur les « demandes sociétales » de recours à l’aide médicale à la procréation, rendu public mardi 27 juin, le Comité consultatif national d’éthique (CCNE) se prononce en faveur d’une ouverture de la procréation médicalement assistée (PMA) aux couples de femmes et aux femmes seules qui souhaitent procréer sans partenaire masculin grâce à un don de sperme. La PMA est aujourd’hui réservée aux couples hétérosexuels dont l’infertilité est médicalement constatée.

 

Le CCNE est en revanche hostile à l’autoconservation des ovocytes, qui permet à une femme, grâce à la congélation, de tenter de décaler une grossesse dans le temps. Il rejette également la légalisation de la gestation pour autrui. « Notre avis ne va pas plaire à tout le monde et va provoquer un grand débat », reconnaît Jean-François Delfraissy, le président de cette institution chargée d’éclairer le gouvernement sur les enjeux bioéthiques.

 

Les avis du CCNE sont seulement consultatifs, mais cette position ouvre la voie à une évolution de la législation. Pendant la campagne présidentielle, Emmanuel Macron s’était déclaré « favorable à une loi qui ouvrira la PMA aux couples de lesbiennes et aux femmes célibataires ». « J’attendrai que le Comité national d’éthique ait rendu son avis pour pouvoir construire un consensus le plus large possible », ajoutait-il dans sa lettre ouverte aux personnes LGBT (lesbiennes, gays, bi et trans) du 16 avril. Les pays voisins de la France (Espagne, Belgique, Grande-Bretagne) proposent ces techniques aux Françaises, moyennant plusieurs milliers d’euros.

 

« Points de butée »

 

Le texte du CCNE était attendu de longue date. Le Comité s’est saisi du sujet en février 2013, en plein débat sur l’ouverture du mariage aux personnes de même sexe, alors que les cortèges de La Manif pour tous signifiaient leur hostilité dans la rue. Soucieux d’éteindre l’incendie, le gouvernement socialiste avait conditionné une évolution législative à un éventuel feu vert de l’instance consultative. Le sujet, qui figure en tête des revendications des associations LGBT est toujours extrêmement inflammable. Ses opposants, dont La Manif pour tous, restent mobilisés contre ce qu’ils appellent la « PMA sans père ».

 

C’est logiquement ce sujet qui a provoqué le plus de débats au sein du CCNE. « Les deux tiers du Comité se sont prononcés pour, alors qu’un tiers ne va pas du tout dans le même sens », précise Jean-François Delfraissy. « Cette demande d’aide médicale à la procréation, en l’occurrence une insémination artificielle avec donneur (IAD), pour procréer sans partenaire masculin, en dehors de toute infécondité pathologique, s’inscrit dans une revendication de liberté et d’égalité dans l’accès aux techniques [médicales] pour répondre à un désir d’enfant », estime l’institution. « L’analyse du CCNE, s’appuyant sur la reconnaissance de l’autonomie des femmes (…) le conduit à proposer d’autoriser l’ouverture de l’IAD à toutes les femmes. Cette ouverture peut se concevoir pour pallier une souffrance induite par une infécondité résultant d’orientations personnelles », poursuit-elle.

 

Le comité souligne cependant des « points de butée », qui expliquent l’opposition d’une partie des membres : « les conséquences pour l’enfant, le risque de marchandisation accrue, les conditions de faisabilité ». Il relève « un risque de provoquer un allongement des délais d’attente lié à la rareté actuelle des gamètes ou une rupture du principe de gratuité des dons ». Il suggère donc que soient « étudiées et définies des conditions d’accès et de faisabilité en distinguant la situation différente des couples de femmes et des femmes seules, en maintenant le principe actuel de gratuité des dons et en étudiant les modalités (remboursement refusé ou différencié) pour que l’Assurance-maladie ne supporte pas les charges financières correspondantes ».

 

« Protocole lourd »

Sur l’autoconservation des ovocytes, l’avis du CCNE est réservé. Alors que l’Académie de médecine s’est dite favorable, dans un avis publié lundi 19 juin, à la possibilité pour les femmes de faire vitrifier leurs ovules en vue d’une grossesse ultérieure, le Comité d’éthique
met en avant le « caractère très contraignant de la procédure ». Elle est aujourd’hui réservée en France aux femmes gravement malades qui subissent un traitement risquant de compromettre leur fertilité, ou à celles qui donnent leurs ovocytes.

« Le protocole est lourd, précise M. Delfraissy. Il entraîne des stimulations ovariennes répétées chez des femmes jeunes, des anesthésies, des risques infectieux et hémorragiques, pour une absence de garantie de résultat puisque le taux de succès ne dépasse pas 60 %. »
Le CCNE met en garde contre les risques de « pressions sociales et professionnelles émanant de l’entourage ou des employeurs ». Il estime en revanche « essentiel de délivrer une information sérieuse sur l’évolution de la fertilité féminine », qui chute après 35 ans.

Concernant la gestation pour autrui, le Comité se situe dans la continuité de ses avis antérieurs. Il est hostile à sa légalisation, en raison des « violences juridiques, économiques, sanitaires, et psychiques qui s’exercent sur les femmes recrutées comme gestatrices et sur les enfants qui naissent et sont objets de contrats passés entre des parties très inégales ». Il souhaite au contraire le renforcement des moyens de prohibition au niveau national et
international.

Concernant la gestation pour autrui, le Comité se situe dans la continuité de ses avis antérieurs. Il est hostile à sa légalisation, en raison des « violences juridiques, économiques, sanitaires, et psychiques qui s’exercent sur les femmes recrutées comme gestatrices et sur les enfants qui naissent et sont objets de contrats passés entre des parties très inégales ». Il souhaite au contraire le renforcement des moyens de prohibition au niveau national et
international.

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