19 Novembre 2022
Il Quotidiano del Sud

Fuori dai tribunali la Pas, abolire l’affido condiviso

di Franca Fortunato


Il prossimo 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne sarà accompagnata da due sentenze che rendono giustizia a quelle madri a cui da anni vengono sottratti i figli perché tentano di proteggerli dal proprio ex compagno, uomo violento e maltrattante. Mi riferisco alla sentenza della Corte di Cassazione del 26 marzo di quest’anno che ha sentenziato che «la sindrome di alienazione parentale (Pas) non ha alcun fondamento scientifico e non deve entrare nei processi» e a quella del 6 novembre scorso della Corte europea dei diritti umani che ha condannato lo Stato italiano perché non ha protetto i figli minorenni dagli abusi e minacce del padre. Sentenze “storiche”, emanate in seguito al ricorso di due donne, Laura Massaro e I.M., entrambe assistite dalle legali dell’associazione Differenza Donna, che ne ha dato la notizia. Sono donne, come molte altre, a cui dopo la separazione dal proprio compagno, denunciato per violenza, il Tribunale dei Minori, contro la loro volontà, ha imposto l’affido condiviso (legge 54/2006) e l’obbligo per i figli di incontrare il padre. Accusate dagli ex di essere madri “alienanti” cioè di allontanare da loro l’affetto dei figli che si rifiutano di incontrarli e frequentarli, entrambe, in base a una diagnosi di sindrome di alienazione (una malattia inventata nel 1985 dal medico americano Richard Gardner) sono state condannate e punite con la perdita dei propri figli e la sospensione della responsabilità genitoriale. Con la sentenza della Corte Laura, dopo dieci anni di battaglie giudiziarie, ha riavuto suo figlio, oggi dodicenne. Negli ultimi due anni, ogni giorno col freddo e col caldo, con la pioggia e col sole, Laura si è incatenata per protesta davanti al Tribunale per i Minori di Roma. Altre madri, a poco a poco, si sono unite a lei con cartelli e foto dei propri bambini “persi”, proprio come le Madri di Plaza de Mayo. La Corte europea ridà anche a I.M., che vive in un Centro antiviolenza, il proprio figlio e ha condannato lo Stato italiano perché «ha mancato al suo dovere di protezione e assistenza durante gli incontri organizzati con il padre dei bimbi, tossicodipendente e alcolista, accusato di abusi e minacce durante le visite». Entrambe le sentenze hanno condannato come «fuori dello Stato di diritto» la decisione dei tribunali di «sospendere la responsabilità genitoriale della madre considerata come un genitore ostile agli incontri con il padre», incontri che «hanno turbato l’equilibrio psicologico ed emotivo dei bambini». Le due sentenze mettono fuori dai tribunali la Pas, condannano le diagnosi di psicologi/he, che andrebbero espulsi/e dalla professione, e smantellano la legge dell’affido condiviso, della bigenitorialità, divenuta uno strumento di rivalsa e di vendetta dei padri che prima della legge si sentivano esclusi dagli affidi alle madri (90%), non riconoscendo il primato della relazione materna. Un esempio esemplare di come le politiche delle pari opportunità siano una trappola per le donne, un boomerang, che nei tribunali le/i giudici utilizzano contro di loro. La legge va abrogata e non emendata perché è contro le madri ed è responsabile di quella che le donne chiamano “violenza istituzionale”. Una violenza che si ripete ogni volta che a una madre vengono strappati con la forza i figli, come è accaduto anche l’8 novembre scorso quando forze di polizia in borghese, vigili del fuoco, personale sanitario hanno tolto a una giovane madre i due figli di 4 e 6 anni, terrorizzandoli, con la solita accusa di essere una madre “ostativa” alla “bigenitorialità”.


(Il Quotidiano del Sud, 19 novembre 2022)

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