23 Settembre 2023
Il Quotidiano del Sud

Gli orfani di Kiev che non vogliono tornare in Ucraina

di Franca Fortunato


Con l’invasione dell’Ucraina, da parte di Putin, più di otto milioni di profughi sono fuggiti dalla guerra per rifugiarsi nei Paesi europei che, questa volta, hanno spalancato le porte dell’accoglienza. L’Italia ne ha accolti 170mila di cui 4512 orfani, tutti minorenni, provenienti da vari orfanotrofi. Il Tribunale dei minori di Milano li ha poi dati in “affido temporaneo” a famiglie che hanno aperto loro non solo la porta di casa ma anche il loro cuore, offrendo sicurezza e serenità, lontano dalla guerra, dai bombardamenti e dalle bombe. Il governo di Kiev era contrario all’“affido temporaneo” per “non disperdere i loro riferimenti culturali”. A giugno di quest’anno, inaspettatamente, ha deciso, a guerra in corso, di farli rientrare e tornare negli orfanotrofi, anche contro la loro volontà. In seguito a tale decisione, dal mese di agosto sono iniziati i rimpatri, nel silenzio della stampa e dei mass media. La notizia è apparsa solo da qualche giorno su il Fatto Quotidiano. A Catania, dove le/gli orfane/i sono oltre 100, chiamate/i dai giudici hanno tutte/i espresso la volontà di restare con le famiglie affidatarie, di continuare la scuola e di non voler tornare all’orfanotrofio. La Procura, tenendo conto della loro volontà, è riuscita a sospendere momentaneamente le partenze. «Sono stato promosso in terza elementare – ha detto Fabio di otto anni (nome di fantasia) – a me piace molto l’italiano e la matematica […], ormai sono venuto qui e non è giusto che ritorni. Mi davano botte, in orfanotrofio.» Anna, quindici anni, anche lei non voleva tornare e quando la tutrice l’ha portata via, piangeva. Dall’orfanotrofio di nascosto ha mandato video alla madre affidataria per dire del suo dolore, finché non l’hanno scoperta e le hanno tolto il cellulare. La tutrice in un messaggio alla madre affidataria ha scritto: «Anna è una ragazza speciale, al suo destino penseremo noi. Accetta i ringraziamenti della ragazza e comprendi che tu e io non possiamo cambiare nulla». Tutto è nelle mani dello Stato, cioè di chi governa, che considera le/gli orfane/i “figli dell’Ucraina”.

Nessuna donna o uomo, bambina/o, ragazza/o, appartiene allo Stato, nessuna legge può dare a chi governa, in Iran come in Ucraina, la libertà di decidere al posto loro in nome di qualcosa o qualcuno di superiore. È questa la libertà che Zelensky dice che sta difendendo anche per noi? Perché non hanno aspettato la fine della guerra? Perché tanta fretta? Per avere più uomini da mandare al fronte? Tanti di loro, ben presto, infatti, raggiungeranno la maggiore età. E le ragazze? Forse per avere future fattrici di figli per la patria? Che cosa hanno temuto? Forse che, finita la guerra, le famiglie affidatarie ne avrebbero chiesto l’adozione, come è avvenuto con le/gli orfane/i di Sarajevo portate/i in Italia, nel 1992, nei giorni dell’assedio e dei bombardamenti della Nato? Una vicenda questa a cui si è ispirata Rosella Postorino nel suo romanzo Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli 2023), finalista al premio Strega.

L’Ucraina con la guerra ha reso più difficile le adozioni internazionali ma non la pratica dell’utero in affitto. «Nella nostra clinica», una delle tante di Kiev, «non abbiamo smesso di lavorare nemmeno con la guerra – ha detto Irina Isaienko -. Ogni mese sono una trentina le coppie italiane che sfidano le bombe per volare a Kiev nella speranza di avere un bambino e sono anche italiane molte delle donne candidate a diventare madri surrogate. Ogni anno riusciamo a rendere genitori fino a cento di loro e oltre. Costo da 40mila a 65mila euro pagabili anche a rate.» Una vera convenienza per comprare una creatura! Sono questi i “valori” che Zelensky dice di stare difendendo anche per noi? No grazie.


(Il Quotidiano del Sud, rubrica “Io, donna”, 23 settembre 2023)

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