28 Settembre 2023
Domani

“Il confine verde” di Agnieszka Holland

di Francesca De Benedetti


Pubblichiamo un estratto dellintervista alla regista Agnieszka Holland in occasione della premiazione alla Biennale di Venezia del suo film Zielona Granica, “il confine verde”, apparsa sul quotidiano Domani.

La redazione


Agnieszka Holland vive tra Francia, Stati Uniti e Polonia. Nata a Varsavia, si sente “una cittadina del mondo”. Regista del film The Green Border – Il confine verde, ha ricevuto il premio speciale della giuria al festival di Venezia).

[…]

Il governo polacco ha creato alla frontiera una zona cieca alla quale né i media né le ong potevano accedere. Come si racconta per immagini ciò che è vietato guardare?

Vede, mi ha motivata a fare questo film proprio aver capito che c’era un laboratorio di violenza. Quando è stato vietato l’ingresso alle videocamere, ai giornalisti, ai dottori, a chi voleva prestare assistenza umanitaria, io mi sono detta: non vogliono lasciare tracce del loro comportamento criminale, e allora a maggior ragione è cruciale documentarlo. Siccome un documentario in senso stretto non era possibile, ma io so fare fiction, mi sono detta: ecco, questo è il contributo che io posso dare per aiutare a diffondere la verità. In quei giorni i rifugiati e chi era alla frontiera si trovavano in una trappola; la storia andava raccontata, non potevo consentire una narrazione a senso unico.

Il laboratorio di cui parla era per testare che cosa?

Penso che il governo volesse testare il grado di accettazione della popolazione nei confronti di privazioni della libertà: la zona al confine è stata chiusa per un anno, l’accesso è stato vietato a tutti tranne che ai residenti, a loro volta controllati. La narrazione unica è dovuta al fatto che il governo spara menzogne, e l’opposizione dal canto suo ha il terrore di affrontare il tema: sta zitta o dice cose simili alla destra ma aggiungendo di voler essere umana. Io sono libera, e ho voluto dire ciò che nessuno osava dire, dare voce a chi non ne aveva. I metodi della propaganda del Pis sono quelli dei totalitarismi che ho visto, studiato e raccontato nei miei film, ne ho fatti sia sull’olocausto che sui metodi staliniani. Le tappe sono stigmatizzare, disumanizzare, respingere, annichilire. Alle presidenziali 2020, il Pis [Prawo i Sprawiedliwość, “Diritto e giustizia”, il partito di governo, Ndr] ha preso di mira la comunità lgbt; poi, il capro espiatorio sono stati i rifugiati. È come l’uovo di un serpente: vedi quel che sta accadendo, e c’è un momento in cui puoi ancora fare qualcosa, finché non è troppo tardi. Io sono una sentinella, una whistelblower.


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(Domani, 28 settembre 2023, estratto da un’intervista pubblicata sotto il titolo “Holland: ‘Il Pis alleato di Meloni usa i metodi dei totalitarismi’”)

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