7 Marzo 2024
La Sicilia

Il cuore pensante delle donne per il cambio di civiltà

di Pinella Leocata


Catania. Il loro 8 marzo non è all’insegna della rivendicazione e della protesta, ma della trasmissione del pensiero femminista che esalta la gioia di vivere e la bellezza del quotidiano e delle relazioni basate sul rispetto e sulla valorizzazione della differenza. Un pensiero che parla di pace in tempi violenti come quelli che attraversiamo. Questo il senso della mostra “Il cuore pensante delle donne per il cambio di civiltà” elaborata dalle femministe de La Città Felice e La Ragna-Tela e proposta nella galleria della biblioteca Bellini in via di Sangiuliano 307.

Ad essere “esposti” sono i volti di filosofe, pensatrici, docenti, scienziate, scrittrici, poetesse, teologhe e politiche che hanno elaborato il pensiero femminista a partire dall’inizio del Novecento e soprattutto dalla metà del secolo scorso. I volti accompagnati dal racconto delle loro vite, dalla riproposizione di brani dei loro scritti e pensieri e da una bibliografia sulle loro opere. Cartelline a disposizione di chi visiterà la mostra che, dopo l’inaugurazione del 7 marzo, è visitabile l’8 e il 9 dalle 9,30 alle 12,30. Le promotrici aspettano le scolaresche e si dicono pronte a portare la mostra negli istituti e nei luoghi della politica catanese, a partire dalle sedi delle varie associazioni.

Una mostra rivolta a tutte e a tutti soprattutto perché queste pensatrici non dimenticano di parlare di pace anche quando testimoniano il male. Come Etty Hillesum che, rinchiusa in un campo di concentramento, anche dietro il filo spinato riusciva a pensare che “la vita è una cosa splendida”. E aggiungeva: “più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo”.  La guerra e i femminicidi, il pensiero bellico e quello misogino sono strettamente legati, spiegano le organizzatrici, consapevoli dell’importanza di diffondere il pensiero femminista in quanto messaggio fertile per tutti. Perché, come dice Luisa Muraro, “quando una donna pensa pensa per tutte e per tutti”. Sottinteso: non come gli uomini che hanno pensato solo al proprio potere, un pensiero che li rinchiude a loro volta in una gabbia mortifera.

Negli ultimi sessant’anni – dicono le promotrici – il pensiero e la pratica delle femministe hanno cambiato la realtà e le relazioni, hanno creato il pensiero della differenza “fluido e tenace, resistente”, un pensiero che va “oltre l’ottusità della guerra, oltre gli egoismi e gli oscuri giochi di potere del maschile, ma sempre in grado di cogliere la pienezza e la bellezza ovunque, nella relazione tra donne così come nella natura e nella quotidianità”. Un percorso di liberazione che gli uomini non hanno fatto perché – come dice Anna Di Salvo – “stanno comodi nel loro potere maschile che pure non li rende felici, non trasmette la bellezza del quotidiano e della vita e li trascina nella guerra, nella violenza”. Di qui gli stupri e i femminicidi che “non sono espressione del patriarcato – che abbiamo combattuto, e che è alle spalle – ma del post-patriarcato che è il colpo di coda del vecchio sistema, la reazione violenta all’autonomia e alla libertà conquistate dalle donne che non dipendono più dallo sguardo maschile, ma dal loro desiderio che affermano insieme alla loro libertà”. Di qui anche la pena per i giovani uomini “costretti a essere ammazzati da anziani autocrati che li trascinano alla guerra”. Di qui la necessità di ripensare il maschile anche attraverso il contributo del pensiero femminista della differenza.

Già nel 1995 Luisa Muraro scriveva che il patriarcato è finito. “È stato interrotto il secolare destino prescritto per le donne, la legge e il desiderio maschile hanno smesso di essere riferimento e misura per le donne. In altri termini le vite femminili sono diventate ricerca di senso in prima persona, le relazioni tra donne sono diventate visibili nello spazio pubblico. È chiaro quindi che bisogna parlare di post patriarcato”.

La presentazione della mostra è preceduta da un momento a microfono aperto in cui le donne presenti possono esprimere la propria gratitudine verso le donne che hanno aperto loro orizzonti di consapevolezza femminile, ed è accompagnata dalle poesie e dai brani delle pensatrici scelti e letti da Cinzia Insinga e Carmina Daniele, mentre l’artista Rosanna Bello presenta i suoi mandala, simboli di vita e di rigenerazione.


(La Sicilia, 7 marzo 2024)

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