9 Dicembre 2020
The Guardian

Il discorso di Forbes sulle donne più potenti

di Joanna Walters


La senatrice democratica californiana Kamala Harris è stata inserita al terzo posto nella lista delle 100 donne più potenti al mondo dalla rivista Forbes. Appare appena sotto Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha raggiunto il primo posto per il decimo anno consecutivo, nella lista 2020 pubblicata questa settimana.

Forbes ha sottolineato la vittoria di Harris come compagna di corsa di Joe Biden nella vittoria democratica su Donald Trump e il suo vicepresidente, Mike Pence, nella corsa di novembre per la Casa Bianca, sottolineando che sarà la prima vicepresidente donna d’America e la prima persona di colore in quel ruolo.

Harris, che era procuratrice generale della California prima di essere eletta al Senato degli Stati Uniti, sarà la prima americana nera e la prima asiatico-americana ad essere vicepresidente.

Harris ha fatto un discorso dopo la vittoria elettorale in cui ha osservato che può essere la prima donna in quel ruolo, ma non sarà l’ultima, e Forbes ha indicato il momento di rottura nella sua campagna elettorale nel dibattito contro Pence prima delle elezioni quando ha bloccato con calma le sue ripetute interruzioni dicendo: «Signor Vicepresidente, sto parlando».

Al di là della menzione di Harris, l’elenco del 2020 porta in primo piano leader donne che hanno ottenuto riconoscimenti sulla scena mondiale per la loro gestione della pandemia di coronavirus.

Riporta Forbes che le donne, dalle prime ministre alle dirigenti d’azienda, si sono guadagnate un posto nell’elenco per i loro risultati aiutando a mitigare e controllare il contagioso e mortale virus, che ha infettato più di 67 milioni di persone e causato 1,54 milioni di morti.

Forbes sostiene che la prima ministra della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, la presidente di Taiwan, Tsai Ing-Wen, la prima ministra finlandese, Sanna Marin, Christine Lagarde, che in precedenza era a capo del Fondo monetario internazionale, e la governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, sono state particolarmente efficaci.

«Pur differendo per età, nazionalità e modo di lavorare, sono state unite nel modo di utilizzare le loro posizioni per affrontare le sfide del 2020», ha detto Forbes sul suo sito web.

La rivista statunitense ha citato anche la prima ministra norvegese, Erna Solberg, anch’essa nella lista, che ha recentemente affermato che «i paesi in cui i diritti umani sono rispettati e in cui le donne sono in grado di raggiungere posizioni di vertice nella società sono anche i paesi più attrezzati per gestire il Covid-19».

La Nuova Zelanda ha eliminato le infezioni da coronavirus con un rigoroso blocco, totalizzando poco più di 2.000 casi di virus e 25 decessi.

Taiwan ha tenuto sotto controllo la pandemia dopo aver istituito rigide restrizioni e chiuso in gran parte i suoi confini a gennaio, molto prima dei paesi occidentali, limitando i casi di virus a poco più di 700 e a sette morti.

Delle diciassette nuove arrivate nella lista di Forbes, Carol Tomé, amministratrice delegata di United Parcel Service, dove i volumi di consegna sono aumentati durante i blocchi, e Linda Rendle, amministratrice delegata di Clorox, che ha incrementato la produzione di prodotti per la pulizia mentre la domanda aumentava a causa del virus, erano già note per il loro lavoro.

Alla CVS Health, sempre negli Stati Uniti, Karen Lynch, divenuta amministratrice delegata a febbraio, ha riorganizzato la risposta Covid del gigante della farmacia e un’ampia rete di siti di test. Nel 2021 sarà la responsabile della supervisione della distribuzione dei vaccini presso le quasi diecimila farmacie statunitensi dell’azienda.

Stacey Cunningham, la prima donna a capo della borsa di New York, ha preso a marzo la rapida decisione di chiudere le negoziazioni di persona, a causa della diffusione del virus.

La regina britannica Elisabetta è solo 46esima nella lista.


(The Guardian, 9 dicembre 2020, traduzione nostra)

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