30 Ottobre 2019
Corriere della Sera

Il memoriale della Scozia per la strage delle streghe

di Luigi Ippolito


Vennero imprigionate, torturate e uccise a migliaia. La loro colpa presunta: essere in rapporto col demonio, praticare la magia nera. In altre parole, la stregoneria. La realtà dei fatti: essere donne in un universo sottomesso al potere maschile. La caccia alle streghe che imperversò in Europa fra il Quindicesimo e il Diciottesimo secolo può essere giustamente definita il primo femminicidio di massa. E il pozzo nero di quella orrenda strage fu la Scozia, dove le esecuzioni furono in proporzione cinque volte più numerose che nel resto d’Europa. Ora, quasi 300 anni dopo l’ultimo martirio, avvenuto nel 1727, a Edimburgo stanno pensando di espiare – in parte – quanto commesso dai loro avi e onorare la memoria delle vittime: erigendo un monumento nazionale alle cosiddette «streghe».

Rigorismo protestante e misoginia

Furono almeno 2.500 le persone messe a morte in Scozia per stregoneria: i maschi non erano immuni dalla persecuzione, ma l’85 per cento delle vittime furono donne. E molte altre migliaia vennero processate e torturate. «Per un Paese di così piccole dimensioni, è impressionante», ha commentato al Guardian Julian Goodare, professore di storia all’università di Edimburgo e autore, assieme a Louise Yeomans, di un database sulla caccia alle streghe. L’accanimento degli scozzesi si spiega con diversi fattori, in particolare il rigorismo morale assunto dalla riforma protestante in quella regione, che si coniugava a un’atavica misoginia. Ma a dare il sigillo supremo dell’autorità alle persecuzioni ci aveva pensato lo stesso sovrano di Scozia, Giacomo IV – che poi salì al trono d’Inghilterra come Giacomo I – il quale era notoriamente ossessionato dalla stregoneria tanto da pubblicare in prima persona un trattato sulla demonologia. «Giacomo IV fornì la legittimazione iniziale – ha commentato lo storico – ma credo che il tutto sarebbe avvenuto comunque a causa della intensità della Riforma scozzese».

Credenze pagane e furore ideologico

La caccia alle streghe non è infatti un fenomeno medievale, come spesso si crede, ma ha direttamente a che fare con la formazione dell’Europa moderna e con i suoi elementi costitutivi, la Riforma protestante e la Controriforma cattolica. Entrambe si proponevano di re-evangelizzare il Continente europeo, nella consapevolezza che fino ad allora la cristianità era rimasta un velo superficiale che nascondeva un’ampia sopravvivenza di credenze pagane. E le portatrici di questa sapienza antica erano in primo luogo le donne, depositarie di saperi ancestrali che si traducevano in pratiche non conformi alla religione ufficiale. Di qui l’accusa di «stregoneria» e il furore ideologico e pratico volto a estirpare questi residui di un passato da rimuovere.

Sessualità eversiva

«Le donne erano nel mirino anche a causa della loro sessualità – sottolinea Goodare – e perseguite per adulterio e rapporti extramatrimoniali». Perché in una società incentrata sul dominio maschile sui corpi il sesso femminile è qualcosa di potenzialmente eversivo, al pari delle pratiche «stregonesche». Ma non di solo questo si trattava. «Queste donne erano prese di mira perché vulnerabili – ha sottolineato Kate Stewart, l’esponente del partito nazionalista scozzese che guida gli sforzi per erigere il memoriale -. Alcune di loro possedevano terreni di cui altri, di solito uomini, volevano impadronirsi; oppure erano vedove o nubili, o in ogni modo apparivano e parlavano e si comportavano in modo differente». Kate Stewart sta lavorando a una proposta dettagliata per il memoriale: «Il messaggio riguarda l’essere più tolleranti verso le persone che appaiono diverse – ha detto -. Quell’epoca era un periodo difficile per le donne: ma trecento anni più tardi veniamo ancora accusate per il modo nel quale ci vestiamo o agiamo. Tutto questo deve cambiare».


(Corriere della sera, 30 ottobre 2019)

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