13 Aprile 2023
Il Tirreno

In dialogo due filosofe

di Donatella Borghesi


Sei favorevole o contrario alla gravidanza per altri, detta più volgarmente “utero in affitto”? La domanda la facciamo insistentemente a noi stessi e agli altri, tanto che in questi ultimi mesi ha infiammato le discussioni e diviso la politica e il mondo delle donne. E se lasciassimo da parte le contrapposizioni e cominciassimo ad analizzare la cosa da un diverso punto di vista? È la scelta della filosofa Rosella Prezzo, che nel suo Trame di nascita. Tra miti, filosofie, immagini e racconti (edito da Moretti&Vitali), ripercorre con uno stile narrativo il pensiero che ha accompagnato nei secoli il tema della nascita, rovesciando il paradigma tra “mettere al mondo” e “venire al mondo”. L’autrice sarà alla Libreria delle Ragazze di Grosseto venerdì 14 aprile, in via Fanti 11a/b alle 17.30, e lo presenterà in dialogo con la filosofa della differenza Annarosa Buttarelli.

Fin dal titolo ha messo al centro della sua riflessione la nascita e non la maternità, come ci si sarebbe aspettati in un dibattito così caldo come quello attuale… 

«La nascita è un evento a doppia faccia, riguarda la madre che partorisce e il figlio che nasce. Riguarda tutte e tutti, veniamo al mondo da un corpo di donna ma quel venire al mondo definisce l’essenza dell’essere umano. Da tempo mi occupo del tema, ho sentito però oggi l’urgenza di scriverne perché ci sta sfuggendo proprio questa essenza dell’umano, siamo come ciechi, in un periodo in cui la scena della nascita è affollata da tanti soggetti, tutti dominati dalla tecnologia riproduttiva. Ovuli, gameti, embrioni trovano collocazione in donne di vario tipo: donanti, riceventi, ospitanti. Ma nella nascita sta scomparendo proprio la madre».

Lei dimostra con il riferimento ai miti – tra i tanti citati, Atena che nasce dalla testa di Zeus – che la fantasia di nascere in assenza di madre domina la cultura occidentale, fino ad arrivare al progetto mai abbandonato dell’utero artificiale e ai casi di transgender come l’americano Thomas Beatie, nato Tracy, che si è tenuto l’utero, ed è comparso sulle copertine di tutto il mondo con il pancione di otto mesi.

«La riproduzione assistita l’hanno inventata i miti classici, l’homo solus che espropria la “madre certa”, fino ad arrivare alla nascita fuori dal corpo… E ora che l’arcaico si è saldato al contemporaneo, vediamo che nell’epoca della riproduzione tecnica la nascita sembra aver perso valore, significato. Perché la dimensione biologica dell’umano e dei suoi limiti ci sembrano arretrati. Fantastichiamo di post-umano, e da madre-Natura siamo passati a madre-Macchina. Il progetto dell’utero artificiale, su cui si continua a investire, sembra infatti soddisfare a due utopie: quella per la donna di sgravarsi della maternità e quella per l’uomo di riappropriarsi della nascita. L’interrogativo che ci dobbiamo porre è: qual è l’umano che ci viene incontro dal futuro».

In questa riproduzione diventata produzione che ne è del corpo e soprattutto del desiderio?

«È una procreazione senza sessualità, senza i corpi. Il corpo viene ridotto agli elementi biologici basici, agli ovuli e ai gameti, appunto, che sono trattati secondo una logica finanziaria e di mercato, sono bio-beni da far fruttare. E con la scissione totale tra procreazione e gravidanza, per avere un figlio basta un utero qualsiasi in vendita. Che ne è del desiderio, mi chiede? È un grande interrogativo, ma possiamo dire che il desiderio in questo processo così artificiale di genitorialità si manifesta in modo autoreferenziale, si confonde con la libertà individuale, diventa impropriamente diritto».

Torniamo al venire al mondo, proprio da un punto di vista filosofico.

«Sì, ne parlo come di un’esperienza condivisa, producendo un altro rovesciamento di paradigma. La finitudine umana, l’esperienza-limite, non è più la morte che condanna alla propria fine, come abbiamo pensato per secoli, ma è – come dicono Hannah Arendt e María Zambrano – la nascita, la vita, che promette la possibilità di un inizio. Perché il comune venire al mondo è la matrice relazionale dell’umano, siamo “comuni natali” e non “comuni mortali”. E riprendo le voci delle donne, scrittrici, artiste, femministe, che sul tema hanno riflettuto, decostruendo anche la mitizzazione della maternità, che è stata funzionale al patriarcato, come ha fatto Adrienne Rich. Sapendo però che la nascita è l’unica esperienza che tutti gli esseri umani necessariamente condividono».


ROSELLA PREZZO. Filosofa, saggista e traduttrice, ha fatto parte di riviste storiche come “aut-aut” e “Lapis”. Studiosa della filosofa spagnola María Zambrano (Pensare in un’altra luce, Raffaello Cortina), è autrice di Veli d’Occidente, le trasformazioni di un simbolo (Moretti&Vitali).

ANNAROSA BUTTARELLI. Filosofa della differenza, ha fatto parte della comunità filosofica Diotima all’Università di Verona. Tra i fondatori del Festivaletteratura di Mantova, dirige la Scuola di Alta Formazione per donne di governo. Autrice, tra gli altri, di Sovrane. L’autorità femminile al governo (il Saggiatore).


(Il Tirreno, 13 aprile 2023)

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