11 Febbraio 2023
Il Quotidiano del Sud

In ricordo di Rosa Parks a 110 anni dalla nascita

di Franca Fortunato


Quello di Rosa Parks non è stato un gesto isolato: c’era una pratica politica relazionale che ha permesso di fare questa battaglia.

La redazione


In una piccola cittadina dell’Alabama il 14 febbraio di 110 anni fa nasceva Rosa Parks, la donna che con un semplice grande gesto ha cambiato la storia della lotta degli afroamericani per i diritti civili. Un gesto politico, il suo, di coraggio, di dignità e forza che ha segnato la società americana fino ai nostri giorni. Tutto accadde la sera del 1° dicembre 1955. Rosa aveva trascorso la giornata lavorando come sarta in un grande magazzino di Montgomery, dove viveva con la madre insegnante e il padre carpentiere, entrambi attivisti del movimento per i diritti civili dei neri. Attivista lo divenne anche lei come il marito, un barbiere, Raymond Parks. Aspettava, come ogni sera, l’autobus per tornare a casa. Faceva molto freddo. Salita sull’autobus, i posti in fondo riservati ai neri, anzi ai “negri”, erano tutti occupati, e così andò a sedersi in uno di quelli riservati a neri e a bianchi, sapendo che, se fosse salito un bianco, avrebbe dovuto alzarsi e cederglielo. L’uomo bianco arrivò e reclamò il suo posto, ne aveva diritto per legge. Ma, lei non si mosse. Il conduttore fermò l’autobus e le ordinò di alzarsi e spostarsi. Lei tranquilla, ma con fermezza, rispose di No. «Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro […]. No, l’unica cosa di cui ero stanca era di subire.» Subire la segregazione razziale, conosciuta sin da bambina quando doveva andare a scuola a piedi, mentre per le bambine e i bambini bianchi c’erano gli scuolabus. La sua maestra, una bianca, le insegnò però che bianchi e neri erano uguali, i suoi genitori, il nonno e la nonna ex schiavi le insegnarono l’orgoglio e la dignità di essere nera. Al No deciso di Rosa, l’autista chiamò gli agenti di polizia che l’arrestarono per “condotta impropria”. «Non ricordo di aver provato un grande sentimento di paura. Ricordo invece di aver avvertito un moto di orgoglio nel momento dell’arresto.» La sera stessa fu liberata grazie a una cauzione pagata da un avvocato bianco antirazzista e amico dei neri. La notizia dell’arresto si sparse in tutta la comunità afroamericana e per il giorno del processo, fissato per il 5 dicembre, una donna, anche lei nera, Jo Ann Robison, presidente di un’associazione femminile, propose un’azione di protesta non violenta. Nella notte fece stampare migliaia di volantini in cui si invitava la popolazione nera a boicottare tutti i mezzi pubblici. Insieme ad altre donne e attiviste li distribuì nelle chiese, nei negozi, nelle scuole, nei bar, ovunque. Il giorno del processo iniziò il boicottaggio, che trovò il sostegno anche di donne e uomini bianchi. Il No di Rosa divenne il grido di tutti gli afroamericani e ovunque dilagarono le proteste. Il boicottaggio durò 381 giorni e la rete di trasporti pubblici, usati soprattutto da neri, venne messa in ginocchio. Un anno dopo la Corte Suprema dichiarò anticostituzionale la segregazione dei neri sugli autobus in Alabama. Rosa aveva vinto, le donne avevano vinto per sé e per tutta la comunità nera, rendendo migliore la società americana. Una vera rivoluzione iniziata col quel No con cui Rosa aprì la strada alla lotta non violenta che continuò a percorrere a fianco di Martin Luther King. Tutte le leggi di segregazione razziale vennero abolite nel 1964, ma non il razzismo che ancora oggi si ripresenta nelle tante uccisioni di neri da parte della polizia. Rosa è morta il 24 ottobre 2005 a Detroit e a noi resta il suo desiderio di voler «essere ricordata come una persona che voleva essere libera […], così anche altre persone potranno essere libere».


(Il Quotidiano del Sud, 11 febbraio 2023)

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