10 Settembre 2022
Io Donna

Intervista a Elena Ferrante

di Paola Piacenza


Prima di domandarle dell’impatto esercitato dalla sua scrittura sul mondo esterno – cinema, editoria, immaginario (cosa forse difficile da valutare per un autore e, azzardo, per lei forse anche poco interessante), vorrei chiederle dell’impatto che lo scrivere ha prodotto sulla sua ricerca di verità. “Verità” è una parola grossa, quasi pericolosa, ma mi ha colpito la frequenza con cui lei l’ha chiamata in causa nella sua scrittura e nelle poche interviste che ha concesso. In I margini e il dettato individua “la lingua cattiva” tra i principali nemici della verità delle donne. Quando le è stato chiesto della lunga pausa intercorsa tra il primo e il secondo libro – passa un decennio tra L’amore molesto e I giorni dell’abbandono – ha risposto: «In realtà non c’è stata nessuna pausa. Ho scritto moltissimo, in quei dieci anni, ma niente di cui mi potessi fidare. Erano racconti molto lavorati, molto studiati, ma senza verità».

Tutto ha un impatto, viviamo di urti, e immagino che nel bene e nel male anche i miei libri abbiano dato qualche spintone. Quanto alla verità, ha ragione: verità è una parola pericolosa e forse ne ho abusato. Avrei fatto bene, probabilmente, a ricorrere a “sincerità”, più vicina in effetti alle mie intenzioni. Ma “sincerità” implica l’assenza assoluta di finzione e a me invece interessa sempre più quella particolare battaglia di verità che si compie tutta e soltanto sul terreno del “finto”. Il Pilato del quarto Vangelo, quello di Giovanni, chiede con colta ironia a Gesù che si è appena autodefinito testimone di verità: «Che cos’è la verità?». Per me, per la mia scrittura, oggi non contano tanto i problemi che solleva la domanda di Pilato, ma la verità del personaggio così come si esprime anche attraverso l’irruzione di quella domanda. Insomma, quando parlo di verità, parlo del bisogno di ogni buon narratore di scrivere storie più vere di quelle che chiamiamo con un luogo comune “storie vere”.

Da sempre lei scrive e al contempo riflette sulla scrittura: come articola il dialogo tra questi due aspetti della creazione? Sono immaginario e analisi razionale complementari? Esauriscono il suo gesto creativo o c’è ancora una parte che manca (una componente di insoddisfazione, di inesplorato è sempre un buon carburante…)?

Ai miei occhi non sono momenti diversi: anche la riflessione è uno sforzo di immaginazione. Tendo anzi a pensare che sbozzare dal proprio corpo un io che scrive sia, nel suo complesso, il gesto creativo primario. Prima di quel gesto, l’autrice o l’autore non ci sono. Ci si inventa di frase in frase, di abbozzo in abbozzo, di opera in opera. Forse il modo secondo cui chi scrive prende forma scrivendo – con le sue intermittenze, col suo eclissarsi e poi riapparire, con il suo materializzarsi in opere, operine e operette alla ricerca di compimento e compattezza – andrebbe più indagato, più raccontato. In effetti chi scrive – il suo modo di inventarsi – è parte sostanziale di ogni narrazione.

La vita delle donne è al centro di tutta la sua opera e in più occasioni ha dichiarato di credere nell’esistenza di una scrittura femminile. Che cosa può dirci della sua natura? E come rifuggire i cliché legati al genere quando la si definisce? Nel cinema quando una regista realizza opere più “forti” della media, come per esempio nel caso di Kathryn Bigelow, capita (spesso) che si dica: “dirige come un uomo”.

Comincerei col chiedermi perché dire di una donna che “dirige come un uomo” suona più o meno come un complimento, e perché dire di un uomo che “dirige come una donna” pare quasi un insulto. È un esercizio utile. Ci si rende immediatamente conto che per noi donne entrare con qualche titolo nel mondo è entrare per forza nel mondo degli uomini, apprendere i linguaggi e i gerghi che hanno elaborato, le culture che hanno prodotto. Il successo stesso ha solo due strade: o imporci in quanto icona, figura potente, di come loro ci hanno inventate in funzione delle loro necessità; o dimostrare continuamente che sappiamo giostrare alla grande sul terreno che loro stessi hanno perimetrato, proprio per farci dire: brava, vai premiata, sai esprimerti in ogni settore proprio come noi, e forse in qualche raro caso addirittura meglio. C’è naturalmente una terza via, ancor più ardua, che da almeno un secolo è sempre più frequentata: acquisire al meglio lo strumentario elaborato dagli uomini e forzarlo, distorcerlo, servircene per dire davvero di noi. Non credo però che quel “noi” esista di per sé. Di per sé esiste solo la nostra condizione odierna, col suo sottaciuto, il non dichiarato, il non pensato, le piccole conquiste sempre a rischio. Per il resto siamo completamente da inventare, cosa terribile e insieme meravigliosa.

Tutti, non solo gli autori, appartengono al mondo che li ha cresciuti, dove si sono sperimentati i primi affetti e dolori, dove si sono fatti i conti con la cultura. Di lei, a partire dai dettagli e dai riferimenti dei suoi romanzi, si intuisce che sia cresciuta negli anni ’50. Se è stata davvero testimone di più di mezzo secolo nell’evoluzione del nostro costume, quali conclusioni ha tratto? Penso a come sono cambiati i rapporti tra uomini e donne e alla fluidità sessuale, soprattutto per le nuove generazioni.

Il Novecento è stato un secolo di grandi terribili sovversioni, di grandi orribili restaurazioni. La sua è storia di gabbie forzate e riaddobbate versando sangue a fiumi. Il materiale di ogni forzatura e di ogni restauro – non bisogna mai dimenticarsene – sono i corpi vivi. Siamo tutte e tutti corpi vivi ingabbiati. Ci siamo dibattuti e ci dibattiamo nella lingua locale che ci è toccata, nell’ambiente in cui siamo nati, nei confini e tradizioni nazionali, nelle reti imperiali, nel genere che ci è toccato in sorte e nell’educazione che ci è stata di conseguenza data. A forza di dibatterci, parecchio è cambiato, specialmente nella condizione femminile. Ma la restaurazione è potente, minacciosa. E, tra i corpi vivi, i corpi delle donne sono i più minacciati: è lì nell’allestimento di vecchie-nuove gabbie per noi donne che si gioca il trionfo definitivo dei restauratori di ogni tipo. Tutto ciò che può aiutarci a sfuggire alle sbarre va incoraggiato. La fluidità sessuale mi piace. A meno che non sia un gioco senza sostanza, in cui fluire tra la gabbietta femminile e quella maschile è solo riproposizione di stereotipi, una divertita riemersione di vecchi ruoli stilizzati.

Quando penso ai personaggi femminili che “si disfano” nei suoi romanzi non posso non andare con la memoria alla lettura di scrittrici come Colette e Willa Cather o scrittori come Flaubert. Ha già detto in altre occasioni che la lista dei suoi amori letterari sarebbe troppo lunga da compilare, ma mi chiedo se ci siano riferimenti più mirati a questo: la crisi, il cambiamento, la transizione.

Non voglio far torto a nessuna delle autrici che amo, ma sui temi che lei mi propone resta per me fondamentale Clarice Lispector. Andrebbe letta e riletta con molta attenzione.

Infine, mi ha sempre molto colpito come le sue non-interviste, i dialoghi per mail, come quello che pubblichiamo in queste pagine, siano altrettanti pezzi di scrittura, rivelatori di pieghe magari inesplorate della creazione, ma anche di posizioni politiche forti che resistono alla pressione della correttezza a ogni costo. È così? Che cosa rappresentano per lei questi incontri estemporanei a distanza?

Piano piano, col tempo, sono diventati un’occasione per precisare, scrivendo, la mia fisionomia di autrice. Le domande sono uno stimolo, mi spingono a cercare, a definire, la me stessa che scrive. A volte ci riesco, a volte no.

In passato aveva dichiarato di augurarsi un governo di sole donne. Alla vigilia delle elezioni politiche, che riflessioni sta facendo?

Mi piacerebbe, sì, che fosse messo alla prova un governo di sole donne. Ma – spero si sia capito – quando parlo di donne non intendo invenzioni maschili del femminile. Intendo donne capaci di sottrarsi alla potente tradizione politica dei maschi proprio perché la conoscono a fondo e sono in grado di non subirla, ma di reinventarla.


(Io Donna, 10 settembre 2022)

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