6 Settembre 2023
Il Fatto Quotidiano

“Io pacifista agli arresti: un traditore per Kiev”

di A. P.


La cameriera serve a Yurii un cappuccino, sulla schiuma, fatto con il cacao, c’è raffigurato un mitragliatore, a significare che una parte del ricavato andrà all’esercito. Yurii sorride e velocemente cancella il disegno con il cucchiaino. «È parte della violenza quotidiana alla quale ci stiamo abituando. Sai, credo che l’Ucraina sia riuscita a normalizzare la pratica della guerra non solo qui, ma anche all’estero, in Europa». Incontriamo Yurii Sheliazhenko, coordinatore del movimento pacifista ucraino, in un bar di Kiev qualche giorno prima del suo arresto. Il 14 agosto la polizia è entrata in casa sua sequestrando pc e smartphone. Yurii è stato accusato di ideologia pro-russa, ma lui dichiara di aver pubblicamente condannato l’invasione. Ha però anche detto che per favorire una risoluzione pacifica non bisogna demonizzare il nemico. Ora non può uscire nelle ore notturne, salvo in caso di bombardamenti.

Diversi movimenti internazionali le hanno dimostrato solidarietà, anche il nobel Giorgio Parisi.

Con la legge marziale, diventa molto difficile difendere i propri diritti ma l’Onu sta osservando le violazioni commesse da ambo i lati. Per esempio il divieto di lasciare il Paese per i cittadini maschi. L’evasione della leva è un reato punibile da tre a cinque anni secondo il tribunale penale ucraino e l’esercito nega il diritto all’obiezione di coscienza.

Molte persone sfuggono allobbligo militare?

Dal 2015 centinaia di migliaia. Non tutti i giovani ucraini maschi vogliono prendere un’arma e contribuire alla guerra, ma vengono arruolati in centri territoriali di reclutamento, i vecchi commissariati sovietici, vengono perseguiti, caricati con la forza in questi van e portati al fronte, incarcerati per il loro rifiuto di uccidere, per le loro pretese di rispettare il diritto di rifiutarsi.

I Paesi che inviano armi allUcraina pensano serva a far finire la guerra?

I Paesi non pensano, le persone pensano e alcuni pensano ai loro profitti, come quelli che possiedono azioni di produttori di armi. Sono sicuro che chi fornisce armi in questo momento è dalla parte sbagliata della storia, chi preme per la pace è da quella giusta. Mi sembra che dall’Italia vengano i segnali pacifici più concreti, mi piacerebbe conoscerne le radici. Il mio grande rispetto va ai portuali che si sono rifiutati di caricare e far partire le armi. La carovana #StopTheWarNow è l’azione più pacifista che abbia messo piede a Kiev. Le sanzioni alla Russia sono una farsa, ci si illude che i cittadini russi chiedano la fine della guerra. Ma come possono pretendere i Paesi che armano il nemico, di spingere i russi a scendere in piazza per far sì che il proprio Paese perda la guerra? Bisognerebbe invece che il mondo faccia pressione affinché ci si sieda a trattare. Guardi la tragedia della diga di Kakhovka, in cui Ucraina e Russia si danno la colpa a vicenda e ci tirano dentro questa dinamica faziosa. Il mondo si è affrettato a puntare il dito, piuttosto che incolpare entrambe le parti per non essere state capaci di fare un cessate il fuoco e risolvere la catastrofe ambientale e umanitaria. L’invio di bombe a grappolo, pericolosissime per i civili, è l’ulteriore dimostrazione di quanto il rispetto dei diritti umani non sia una priorità per Kiev e per i Paesi che l’aiutano.

Che ne pensa del ruolo della Nato?

Noi pacifisti diciamo: «Russia fuori dall’Ucraina, Nato fuori dal mondo». La Nato non è indirizzata alla pace perché porta con sé i piani di espansione degli Stati membri. Armarsi non porta alla sicurezza, l’eliminazione delle armi porta alla sicurezza. Dovremmo cercare il dialogo. Invece della guerra dovremmo prepararci alla pace.

Quale scenario per il futuro?

Come ho detto si può immaginare che le persone si stanchino della guerra e inizino a mettere pressione per una trattativa, possibilità remota perché i fatti invece parlano di piani per una guerra decennale. C’è il gruppo di lavoro di Andriy Yermak e del segretario generale Nato Anders Fogh Rasmussen. Stanno lavorando al Kyiv Security Compact, che si basa sul rendere l’Ucraina in grado di sopraffare la Russia militarmente. In questo piano ci sono riferimenti al modello israeliano. Ma tra Israele e Palestina non è stata firmata la soluzione a due Stati, e la guerra continua… Ecco, mi sembra di capire che il modello israeliano a cui ci ispiriamo significhi una sola cosa: guerra perenne.


(Il Fatto quotidiano, 6 settembre 2023)

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