8 Marzo 2022

La pace deve combattere la guerra prima che scoppi

di Luciana Castellina


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Se i nostri governanti e i loro menestrelli, invece di mettersi l’elmetto e intonare inni patriottici per decantare i “valori occidentali”; se invece dell’irresponsabile decisione di mandare armi ai ragazzi ucraini, sapendo bene che non potranno vincere i carri armati russi ma solo offrirsi come vittime di un terrificante bagno di sangue; se invece ragionassero su come si può esser più efficaci nel perseguire un compromesso decente, sarebbe ancora possibile impedire che tutto degeneri in una guerra mondiale, combattuta nel territorio più affollato di centrali nucleari.

Che l’Europa si assuma la responsabilità di una mediazione – la neutralità sarebbe un obiettivo possibile. Questo è quanto oggi dobbiamo riuscire a imporre.

Ma sabato alla manifestazione di piazza san Giovanni ho chiesto ai militanti pacifisti di unirsi tutti in una collettiva autocritica: siamo stati attivi e pronti a rispondere nei momenti esplosivi, ma ci siamo distratti nelle lunghe fasi in cui i disastri venivano preparati.

In particolare per quanto riguarda la politica portata avanti dall’Unione europea. Non abbiamo infatti denunciato a sufficienza e per tempo quanto sia stato grave perdere l’occasione della caduta del Muro per dare concretezza al nostro vecchio slogan «Un’Europa senza missili dall’Atlantico agli Urali». E cioè per non imporre quanto pure sembrava concordato con Gorbačëv: che una volta ritirate le truppe del patto di Varsavia, si facesse altrettanto con quelle Nato; per non aver impedito che l’allargamento dell’Unione fosse condotta in modo da costruire un altro muro militare che ha isolato la Russia anziché coinvolgerla nella costruzione di una rete di cooperazione – quella Casa comune europea che voleva Gorbačëv. E più recentemente per non aver prestato sufficiente attenzione alla guerra civile che devasta la regione al confine meridionale Russia-Ucraina dal 2014.

Abbiamo ignorato la crescente frustrazione del popolo russo per esser stato marginalizzato e respinto, e dunque anche noi siamo responsabili per aver contribuito alla crescita del pericoloso potere di Putin, alimentato dalla mortificazione del popolo russo.

Chiedo che tutti noi dobbiamo impegnarci a riflettere su questa nostra disattenzione. Se non si vuole più considerare la guerra come strumento della politica estera – come dobbiamo – bisogna impedire che il pacifismo sia soltanto intermittente protesta. Le guerre possono esser fermate solo combattendo quello che le prepara, quello è il tempo in cui serve intervenire.

Ora che il guaio è fatto possiamo tuttavia fare ancora molte cose utili e perciò rimbocchiamoci le maniche. L’Arci ha proposto a tutti di organizzare una carovana di autobus, non per portare noi in Ucraina ché faremmo solo confusione, «vuoti, a bordo solo l’indispensabile, uno che guida, uno per organizzare». Perché di questo hanno bisogno ora gli ucraini: di trovare mezzi di traporto per mettersi al riparo.

Può darsi che molti ucraini – i maschi coraggiosi rimasti nel paese per combattere – non saranno contenti. Ma tocca a noi spiegare quanto ha realisticamente detto ancora una volta papa Francesco: persino le guerre giuste oggi non si possono più fare.

Non è un invito alla resa. È solo un invito a capire che oggi – in presenza di armi di distruzione di massa – si deve combattere con il cervello e non con i fucili, che non è più il tempo della spedizione di Sapri, quando in «300, giovani e forti, sono morti». Oggi ne morirebbero miliardi.

Ero in questi giorni delegata al congresso dell’Anpi di Roma. È stato commovente vedere le/i – non poche/i – partigiane/i sopravvissuti come e quanto abbiano capito questa differenza.

Ma straordinario è stata anche un’altra cosa: la presenza di una quantità di giovani donne che ormai sono leader dell’associazione. È un altro segno che almeno qualcosa di positivo c’è e in questo difficile 8 marzo e vogliamo celebrarla: la rivoluzione femminile. Che è vittoriosa, anche se, ahimè, c’è ancora tanto femminicidio.


(il manifesto, 8 marzo 2022)

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