28 Ottobre 2020
Corriere della Sera

La pianta tagliata e l’ira delle aborigene

di Marta Serafini


Aveva 800 anni l’albero delle direzioni (o yellow box in inglese, o Eucalyptusmelliodora se si preferisce il latino). Quale che sia il suo nome, l’abbattimento di questa pianta quasi millenaria ha fatto parecchio rumore in Australia, forse anche di più di quello provocato dallo schianto dei suoi rami e del suo tronco.

L’albero delle direzioni è una pianta sacra per la cultura degli aborigeni australiani Djap Wurrung, in particolar modo per le donne indigene, abituate a partorire nascoste tra le sue foglie. Poi una volta che il bambino è venuto al mondo, sotto le sue radici viene sepolta la placenta, in modo che, andandosi a mescolare ai semi e alla terra, sia di buon augurio per la direzione che la vita del neonato prenderà (e da qui il primo nome). Ma ora la yellow box non c’è più. È stata tagliata per far posto ad un’autostrada da 157 milioni di dollari.

Tutto è iniziato lunedì scorso, a Buangor, nello Stato del Victoria, quando una cinquantina di manifestanti sono stati arrestati mentre i bulldozer entravano in azione per tirare giù la vecchia pianta. Il governo si è giustificato affermando che l’albero non era nella lista di quelli da proteggere, stilata l’anno scorso dopo un accordo con la Eastern Maar Aboriginal Corporation. Inoltre — sostengono sempre a Canberra — la yellow box sorge a lato della Western Highway, autostrada particolarmente trafficata e funestata da incidenti mortali (11 solo l’anno scorso), che le autorità vogliono evitare raddoppiando le corsie e prolungando la tratta.

Tutti argomenti che non sono bastati a placare le polemiche. I filmati pubblicati dagli attivisti sui social media hanno mostrato gli agenti che trascinavano con la forza gli attivisti che si erano arrampicati sugli alberi. Al Guardian Australia è stato riferito che tra le persone arrestate c’erano almeno due osservatori legali, accorsi vicino all’albero per assicurarsi che la polizia rispettasse la legge, e diversi protettori della terra aborigena. La senatrice aborigena Thorpe ha twittato: «Sento il dolore dei nostri antenati». «Posso sentire le motoseghe che mi lacerano il cuore, il mio spirito, il mio corpo di Djap Wurrung soffre», le ha fatto eco una donna del posto, Sissy Austin. E ancora: «Oggi mi sono sdraiata per terra e ho pianto. Ho pianto per nostra madre, Djap Wurrung», ha twittato un’altra donna.

Come spiega anche la Bbc, gli aborigeni ritengono la terra fondamentale per la loro identità. Gli attivisti Djab Wurrung hanno paragonato l’importanza culturale degli alberi nella zona a una chiesa o un altro luogo spirituale. E non sono mancate polemiche contro il governo di Scott Morrison, già tacciato di negazionismo climatico durante l’emergenza incendi che, dall’ottobre scorso, ha distrutto 10 milioni di ettari di boschi.

Ma non solo. All’inizio di quest’anno, anche la distruzione di antiche grotte aborigene da parte di una compagnia mineraria ha suscitato proteste pubbliche. Tensioni che si vanno ad aggiungere alle proteste per il lockdown. E che ora vedono anche gli alberi cadere vittime delle decisioni scellerate degli uomini.


(Corriere della Sera, 28 ottobre 2020)

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