18 Marzo 2023
L’Attacco

La politica del desiderio a Foggia. Una lettura della giornata dell’8 marzo

di Antonietta Lelario


Questo 8 marzo a Foggia si è realizzata un’affollatissima riunione al salone della CGIL. Una giornata per parlare di pratiche di pace in cui, nella locandina che annuncia la giornata, appare una bambina che scrive War con una bomboletta su un cartello di Stop. Un evento scontato in tempi di guerra?

Una iniziativa che non occorre commentare se non per compiacerci della sua riuscita o per sottolineare con benevolenza la bravura dell’una o dell’altra?

Il fatto interessante su cui invece è necessario tornare è che in quella giornata si è interrotta la grigia normalità e sono riapparsi i segni di quanto in questa città riescono a fare le donne quando fanno cordata. Si era già visto nell’iniziativa su Donne, Vita, Libertà come nella manifestazione contro la guerra in difesa de La bellezza della vita.

Si è visto nella partecipazione appassionata di alcune di noi alle iniziative del Coordinamento Capitanata per la pace, dove abbiamo portato, con forza coinvolgente nei confronti di tutti, il nostro modo di ritrovarci, capirci, organizzarci e una lettura femminile della guerra e delle risposte possibili. “Fare un passo indietro” si chiamava il flash mob realizzato durante la grande manifestazione cittadina, «come ogni madre, ogni maestra insegna ai bambini» ha detto in un’intervista l’artista che lo aveva proposto, Katia Berlantini.

In questo 8 marzo donne di esperienze diverse decidono di nuovo di fare cordata, scegliendo di dare valore politico alle pratiche femminili di pace e trovando una lingua comune per farle vedere. Non enunciazioni di tesi e argomentazioni, come nei dibattiti televisivi, non galleria di opinioni, che lasciano il tempo che trovano, ma racconti di storie femminili e arte per mobilitare la sensibilità che è il primo gradino della politica: quello più vero perché nasce e vive nella nostra quotidianità. La stessa valorizzazione della parola “pratiche” scelta rispetto ad altre, come “costruttrici”, “tessitrici”, la dice lunga su ciò che sta crescendo nella società femminile: il rifiuto di retoriche di ogni genere e di parole diventate insensate perché separate dalle conseguenze e la consapevolezza di non essere più imbrigliate in quelle parole. Abbiamo altra acqua da portare al mulino comune e lo stiamo facendo.

Un altro elemento di discontinuità è stata la folta presenza di uomini. Si è svegliata una curiosità che sembrava addormentata. È caduto il vecchio alibi del “Sono cose di donne”? Si è svelato anche ai loro occhi l’insufficienza dell’attenzione data finora al movimento delle donne? Si aprirà una riflessione degli uomini sulla propria cultura per separare il grano dal loglio, come chiediamo da tempo?

Quello delle donne è un movimento che parla in tanti modi, soprattutto attraverso le pratiche: pratiche artistiche, pratiche di vita, pratiche di intimità col mondo, pratiche in prima persona, pratiche attraverso il corpo, pratiche relazionali, pratiche narrative.

Così ognuna di noi che ha parlato, lo ha fatto attraverso storie di altre donne.

Si sono susseguite la forza simbolica delle barchette e degli aerei di carta di Shamsia Hassani, come il gomitolo di lana di cui ci parla Luisa Muraro, l’orgoglio di essere donna, l’amore per lo sport e il coraggio nell’atleta Elzan Recabi, la pietas politica di Lorena Fornasir, che dalla piazza di Trieste ci ricorda che contro i fili spinati possiamo «fare un ponte di corpi». Una scuola che vuole ancora essere luogo di relazione fra generazioni è apparsa nella lettera agli studenti vittime di un’aggressione fascista della dirigente scolastica Annalisa Savino. A Firenze come a Foggia dove è stata fatta e lì raccontata l’esperienza del Laboratorio Immaginare l’azione contro gli stereotipi, tenuto da Donne in Rete con l’aiuto dell’artista Viola Gesmundo. È una politica fatta seguendo le orme l’una dell’altra come nella poesia Pollicina di Rosa Serra, o interrogata a partire dalle lotte femminili nella nostra terra in anni non lontani. Né lontana appare, agli occhi dell’artista Anna Fiore la lotta di Donne, Vita Libertà che ha fatto rivivere nel suo contributo artistico alla serata.

Attraverso ciò che alcune donne significano per noi, attraverso quello che rappresentano ai nostri occhi è apparsa agli occhi di tutti la varietà di forza femminile che abbiamo a disposizione e la forma che quella forza vuole dare al mondo.

In comune tutte avevamo il desiderio che ci spinge ma anche la consapevolezza che perché cambino le cose il desiderio è parola chiave. Occorre mobilitare quello degli altri, delle altre e mettere in gioco il desiderio di mondo che parla attraverso di noi. Su questo continueremo a discutere nell’incontro del 23 marzo sempre al Salone della CGIL nell’incontro con Lia Cigarini. Lia Cigarini è femminista storica, attiva nella libreria delle donne di Milano, luogo di ispirazione per molte di noi. Di lei recentemente è stato ripubblicata la raccolta dei suoi scritti col titolo appunto de La Politica del desiderio.


Antonietta Lelario fa parte del Circolo La Merlettaia di Foggia


(L’Attacco, 18 marzo 2023)

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