22 Maggio 2021
Corriere della Sera

La principessa ribelle che sfidò l’Austria: Milano ricorda Cristina Trivulzio di Belgiojoso con una statua

di Giuseppina Manin


Solo uomini. La storia di Milano, quella immortalata nel marmo e nel bronzo, è scritta tutta al maschile. Su 121 statue sistemate in piazze e giardini, nemmeno una è dedicata a una donna. A parte la Madunina del Duomo e qualche figura allegorica velatamente femminile e sconsolatamente accasciata al cimitero Monumentale, nessun altro piedistallo è mai stato previsto per l’altra metà del cielo. Milano, la città considerata più avanzata e aperta del Paese, si è sempre scordata di loro, le molte signore e signorine che hanno contribuito a renderla grande davvero.

A rimediare a tanta e imperdonabile distrazione, arriva finalmente il primo monumento dedicato a una donna. Una vera, protagonista non solo delle pagine fulgide del Risorgimento ma di una vita audace e multiforme. Perché Cristina Trivulzio di Belgiojoso, nata a Milano il 28 giugno 1808 e a Milano morta il 5 luglio 1871, è stata principessa e rivoluzionaria, patriota fervente costretta all’esilio a Parigi, animatrice di salotti culturali, giornalista, imprenditrice, riformatrice pedagogica. Oltre che donna libera, che il marito se lo sceglie da sé, ma quando lui la tradisce lo lascia incurante dello scandalo, madre single, tanti amanti, un solo amore, lo storico François Mignet, figlio di un fabbro.

A 150 anni dalla sua scomparsa, a questa eroina del passato e del futuro, modello di una femminilità moderna e coraggiosa, la Fondazione Brivio Sforza ha commissionato, con il patrocinio del Comune e in collaborazione con l’Impresa culturale creativa le Dimore del Quartetto, una statua in bronzo, grandezza naturale, che ne riproduce le vere fattezze, i capelli raccolti a chignon, abito da sera, al polso un prezioso bracciale, identico all’originale custodito dagli eredi. E così il 15 settembre, a conclusione di un fitto programma di celebrazioni, la statua di Cristina tornerà a casa, in piazza Belgiojoso, per la sua eleganza raccolta detta il «salotto di Milano», proprio a fianco dell’omonimo fastoso palazzo dove si era sposata. Il monumento la coglierà nell’attimo in cui si alza per venire incontro a chi andrà a trovarla, un ritratto scultoreo «in movimento» che ben si addice alla personalità inquieta di Cristina. «Più che una commemorazione un punto di partenza per un più ampio riconoscimento collettivo dell’azione femminile nella storia, assicura Alessandro Brivio Sforza, anima del progetto. Cristina, l’ereditiera più ricca d’Italia, rinunciò al suo patrimonio per diventare carbonara e patriota, sfidò l’Austria e la sua polizia, tenne rapporti con Mazzini e Cavour, organizzò una spedizione da Napoli a sostegno delle Cinque Giornate di Milano. In esilio per sopravvivere accettò i lavori più umili, e quando riebbe il suo patrimonio lo impiegò a sostegno delle sue idee riformatrici, protosocialiste, per costruire a Locate Triulzi asili per le donne operaie, organizzare mense in fabbrica e assistenza sanitaria gratuita».

«Quando ho appreso che nella mia Milano non c’è nessuna statua dedicata a una donna sono trasalito – commenta il sindaco Beppe Sala. – Mi è sembrato incredibile che non ci fosse un segno tangibile del contribuito fondamentale delle donne alla storia della nostra città. È per questo che, da subito, ho dato tutto il mio sostegno al progetto di una statua per Cristina Trivulzio di Belgiojoso. Donna colta, determinata e intraprendente, che riassume bene lo spirito di Milano. La sua statua renderà in tutti i sensi migliore la nostra città, sarà occasione per fermarci e pensare ai ritardi ancora oggi da scontare nel percorso verso la reale parità di genere».

Il 15 settembre la data della posa della statua, il 5 luglio, data della morte della principessa patriota, il via alle celebrazioni. «Un itinerario alla scoperta dei luoghi della sua vita, dal castello di Locate Triulzi a quello di Masino, da villa Belgiojoso Brivio Sforza di Merate al palazzo Belgiojoso di Milano – elenca Francesca Moncada presidente delle Dimore del Quartetto – Quattro incontri condotti da Paola Dubini, momenti musicali con quartetti d’archi impegnati in nuove esecuzioni commissionate a compositrici donne». Occasioni di riflessione sull’impegno multiforme di questa figura femminile, che nel 1866 scrive un illuminante articolo «Sulla presente condizione delle donne e del loro avvenire». Il suo messaggio sarà inciso sul retro della statua: «Vogliano le donne felici e onorate dei tempi avvenire rivolgere tratto tratto il pensiero ai dolori e alle umiliazioni delle donne che le precedettero, e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata felicità!».


(Corriere della Sera – Milano, 22 maggio 2021)

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