5 Aprile 2022
El Diario

La Suprema Corte spagnola contro l’utero in affitto

di Albertos Pozas


Il Tribunal Supremo ha pronunciato una sentenza in cui ribadisce che l’utero in affitto è proibito nel nostro paese e attacca con durezza le agenzie e i contratti che lucrano con questo tipo di affari: «I contratti di gestazione per altri violano i diritti fondamentali, sia della donna gestante sia del bambino gestato, e sono pertanto manifestamente contrari al nostro ordine pubblico», ricorda la corte suprema come ha già detto in altre sentenze precedenti. «Il desiderio di una persona di avere un figlio, per quanto nobile sia, non può realizzarsi a discapito di altre persone. Un contratto di gestazione surrogata comporta intrinsecamente uno sfruttamento della donna e un danno agli interessi superiori del minore», stabiliscono definitivamente i magistrati.

La sezione civile dell’alta corte ha studiato il caso di un bambino nato in Messico nel 2015 da gestazione per altri con materiale genetico di donatore sconosciuto. La donna di 46 anni, che non poteva avere figli, contrattò la nascita del figlio attraverso un’impresa di utero in affitto chiamata “México Subrogacy”, e una volta tornata in Spagna sia lei sia il resto della famiglia fecero richiesta al Registro Civile che lei fosse riconosciuta come sua madre. Il contratto che aveva firmato, tra altre cose obbligava la madre biologica del piccolo a non avere nessun tipo di relazione con il bambino, a rinunciare a tutti i suoi diritti di madre e ad accettare di «non essere la madre legale, naturale, giuridica o biologica del bambino».

Il Registro Civile negò l’iscrizione, un tribunale di Madrid confermò il rifiuto ma in seconda istanza la Audiencia di Madrid diede loro ragione. Un’ampia risoluzione firmata nel dicembre 2020 in cui i giudici optarono per avallare l’iscrizione nel Registro Civile del bambino come figlio della ricorrente. I giudici riconobbero che il contratto di utero in affitto è nullo ma che le conseguenze – la nascita del bambino – «si sono ormai prodotte» e la nascita del bambino «non viola l’Ordine Pubblico spagnolo». Il bambino vive con la ricorrente e con i suoi genitori. Lei, disse la Audiencia di Madrid, «ha un lavoro stabile e ben retribuito, soddisfa i bisogni educativi e di assistenza medica del minore» e pertanto il suo interesse reale «è preservare i legami ottenuti in quella unità e stabilità familiare che integrano e rafforzano il possesso di stato».

Il Pubblico ministero portò il caso alla suprema corte e ora la prima sezione ha annullato la sentenza con una risoluzione che colpisce con durezza questo tipo di agenzie e contratti di utero in affitto, benché offra un’uscita a questa famiglia: «La soddisfazione del superiore interesse del minore in questo caso porta a far sì che il riconoscimento del rapporto di filiazione con la madre committente si debba ottenere per via di adozione». Intende, pertanto, che la soluzione sia che la donna adotti il bambino nato in Messico nel 2015 per utero in affitto attraverso un’agenzia. Quello che aveva detto in un primo momento il tribunale 77 di Madrid.

A partire da lì cominciano le critiche che già furono espresse in anni precedenti in casi simili. «Il contratto di gestazione per sostituzione viola gravemente i diritti fondamentali riconosciuti dalla nostra Costituzione», tanto riguardo ai bambini quanto riguardo alle donne. «Sia la madre gestante sia il bambino da gestare sono trattati come meri oggetti, non come persone dotate della dignità propria della loro condizione di esseri umani e dei diritti fondamentali inerenti a tale dignità», critica la corte suprema. Perfino, secondo il contratto firmato «si attribuisce al committente la decisione se la madre gestante debba continuare o no a vivere in caso soffra di qualche malattia o lesione potenzialmente mortale».

Il “trattamento disumano”, i famosi e l’impunità delle agenzie

Nella maggior parte dei casi, inoltre, le donne che si sottomettono a questo tipo di contratti per avere un bebè per un’altra coppia provengono da ambienti sfavoriti, ricorda la corte suprema. «Non ci vuole un grande sforzo di immaginazione per farsi un’idea precisa della situazione economica e sociale di vulnerabilità in cui si trova una donna che accetta di sottomettersi a tale trattamento disumano e degradante che viola i più elementari diritti all’intimità, all’integrità fisica e morale, a essere trattata come una persona libera e autonoma dotata della dignità propria di ogni essere umano», dicono i giudici. E dietro a tutto, aggiungono, ci sono agenzie che lucrano su questo affare che, denuncia la corte suprema, «agiscono senza nessun impedimento nel nostro paese, fanno pubblicità della loro attività».

Inoltre segnalano il fatto che celebrità e personalità pubblicizzano la nascita di bambini con questo sistema. «Spesso si pubblicano notizie su persone famose che annunciano che porteranno in Spagna un “figlio” frutto di una gestazione per altri, senza che le amministrazioni competenti riguardo alla protezione del minore adottino nessuna iniziativa per rendere effettiva tale protezione, nemmeno per verificare l’idoneità dei committenti», criticano i giudici. La conseguenza, denunciano, è l’impunità: «Il bambino nato all’estero frutto di una gestazione per sostituzione, nonostante le norme legali e convenzionali a cui si fa riferimento, entra senza problemi in Spagna e finisce per essere integrato in un determinato nucleo familiare per un lungo periodo».

I diritti del bambino che nasce con il sistema dell’utero in affitto si vedono violati, secondo la suprema corte: «Il futuro bambino, che viene privato del diritto a conoscere le sue origini, viene “cosificato” dato che è concepito come oggetto del contratto, che la gestante si obbliga a consegnare al committente», dicono i giudici. Tuttavia, aggiungono che «la realtà è più complessa» e per questo aprono la porta all’adozione. In ogni caso, conclude la corte suprema la sua sentenza, nei processi di gestazione surrogata donne e bambini sono trattati come «semplici merci e senza neppure verificare l’idoneità dei committenti a essere riconosciuti come titolari della potestà genitoriale del minore nato da questo tipo di gestazioni».


(El Diario, 5 aprile 2022. Traduzione italiana di Clara Jourdan)

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