di Alberto Leiss
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Credo che la vera urgenza, a sinistra e in tutta l’area “democratica”, sia quella di un aggiornamento radicale della propria cultura e della capacità di leggere la società e il mondo. Mi ha fatto riflettere, per esempio, la scelta della “Sinistra” e dei Grillini di candidare all’ultimo capoliste donne (come del resto fece Renzi nel 2014). Ma la libertà femminile e il femminismo non possono essere etichette a cui ci si appende in extremis. Piuttosto dovrebbero indurci a cambiare idee e comportamenti maschili sul terreno del potere. Trasformazione indispensabile per vedere meglio se stessi e le contraddizioni sociali, economiche, scientifiche e tecnologiche del tempo presente.
Così anche l’uso di terminologie scontate per definire gli avversari non funziona. Ho visto che anche una filosofa raffinata – Donatella di Cesare – definisce “neofascista” la Lega di Salvini. Sull’ultimo numero di “Critica Marxista” Aldo Tortorella – certo non sottovalutando il risorgere di tendenze nostalgiche – suggerisce la ricerca di parole più appropriate: “C’è il populismo dell’odio e del ritorno al passato (il razzismo, il sanfedismo, l’antifemminismo, l’autoritarismo, l’ordine capitalista). E ci sono i populisti dell’illusione (cioè le promesse senza fondamento e della “democrazia diretta” dove uno solo vale per tutti). Chiamare le cose con il loro nome non risolve i problemi, ma aiuta ad evitare gli errori. Ad esempio, se si riconosce che c’è un pericolo grave come quello di un restringimento degli spazi di libertà l’imperativo di chi volesse contrastare una tale tendenza sarebbe quello di ragionare per unirsi, non per dividersi”.
(In una parola / L’illusione, l’odio e la sinistra, Il manifesto, 28 maggio 2019)