18 Marzo 2018
La Stampa

L’archivio che racconta le battaglie femministe

di Antonella Mariotti

Ad Alessandria donato un tesoro di documenti

 

«Queste ragazze sono in gamba, hanno tanto entusiasmo. Sono toste». Maria Teresa Gavazza ha un sorriso grande così, settant’anni compiuti il 2 febbraio, ti accompagna in una stanza piena di libri, documenti, ritagli di giornali, e ciclostili e appunti presi dal 1967 in avanti.

«È un archivio storico del femminismo in Piemonte tra Alessandria e Torino e lo donerò alle ragazze». Le «ragazze» sono le donne dell’associazione «Non una di meno» che ad Alessandria sta combattendo per avere una «Casa delle donne», un luogo fisico e istituzionale che faccia da punto di incontro di associazioni, servizi e donne appunto che hanno bisogno o solo voglia di incontrarsi. «Io l’ho detto all’ultima riunione: vi regalo tutto e sarà l’inizio della vostra, della nostra, biblioteca delle donne». Maria Teresa, che tutti chiamano Teresa, abita a Quargnento «io sono nata nel Cuneese e ho studiato al Magistero di Torino, venivo dalle magistrali perché sai, a quel tempo le donne non le mandavi al liceo».

Lotta per studiare, si batte per il ’68 «che noi avevamo iniziato nel ’67. Facevamo la resistenza passiva tornavo a casa sempre con i bottoni del cappotto strappati. I miei si chiedevano perché, era che ci prendevano di peso e i bottoni saltavano», sorride, anche con gli occhi per dirti: «non era mica facile», e tira fuori i diciassette faldoni di documenti sulla rivoluzione delle donne piemontesi. Faldoni con i ciclostili su aborto, divorzio, educazione sessuale. Sono il lavoro che ad Alessandria si faceva nella Casa delle donne che negli Anni Settanta c’era ed era in via Solero 24. E tra quei documenti archiviati meticolosamente («sono una storica, è il mio lavoro») ci sono anche le foto.

In bianco e nero spuntano cortei, manifestazioni, e lei sempre con quel sorriso, sicuro e impertinente di chi non si siede mai ad aspettare. «All’università dove insegnavo a un certo punto ci chiesero perché non ci battevamo per la riforma. Macché riforma, noi volevamo fare la rivoluzione». Quel sogno Teresa l’ha raccontato anche in un libro «Il sogno di una rivoluzione. Il mio ’68 a Torino». E ora si prepara a sognarne un’altra di rivoluzione.

(La Stampa, 18 marzo 2018)

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