5 Settembre 2019
Corriere della Sera

Le donne non sono numeri

di Luisa Cavaliere


Non mi piace che si contino le donne (un terzo, un quarto, la metà, come gli ingredienti di un soufflé), per giudicare bene o male un governo. L’assunzione di una questione decisiva per la democrazia nelle forme che abbiamo conosciuto e che tante donne hanno voluto, non può essere affidata all’aritmetica. Essa, infatti allude alle concezioni del mondo, ai criteri di formazione dei gruppi dirigenti, all’amore per l’armonia, alla consapevolezza che solo voci differenti, anche radicalmente differenti, possono far nascere inedite esperienze. E possono farlo molto di più di voci simili, ammalate di specularità, ispirate esclusivamente dal desiderio di potenza e di dominio.

Che senso ha che biografie, pure significative, vengano considerate rilevanti solo per raggiungere una quota o aumentare una percentuale, o rassicurare chi continua a pensare che l’incremento quantitativo generi la moltiplicazione qualitativa?

Non mi piace che anni di femminismo, di discussioni, di scelte, di silenzi e di lontananze vengano semplificati e ridotti ad un numero: ha più a cuore le donne chi ne ha di più nella sua squadra.

È la insidiosa logica paritaria che si insinua coprendo e neutralizzando la forza dirompente che la presenza consapevole di una donna, non solo di un corpo di donna, potrebbe avere. Una ipoteca sulla loro azione. Una diminuzione dolosa della loro forza. 

Mi piacciono tutte le biografie delle Ministre del governo Conte. Mi piace la loro competenza, la storia del loro rapporto con la politica, la loro cura per la dimensione “privata”, la loro fatica per conciliare ambizioni desideri e impegni quotidiani.

Forse non sono femministe, non conoscono il vocabolario e il pensiero del movimento che le ha generate ma non importa: dovranno solo imparare ad essere autonome.

Ho molte ragioni per temere la prospettiva fragile di questa esperienza che si avvia dopo che in tanti e in tante abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Un’alleanza che due mesi fa era impensabile, in queste ore diventa pratica politica, rischiosissimo esperimento democratico. Non emozionante, certo, ma sicuramente liberatorio. (Il commento più efficace a questo proposito è stato quello di Gad Lerner: «ho molte perplessità, ma che Salvini abbia fatto la figura del pirla mi fa essere contento»).

Bisognerà trovare in tanti e in tante il modo per non stare a guardare, questa è la sfida per noi e per le Ministre. Tenere alta la guardia perché il pericolo del salvinismo non può essere allontanato solo con un’operazione parlamentare (pure importantissima) ma impone un’accentuazione dell’impegno, della riflessione. Una nuova passione per la politica.


(Corriere del Mezzogiorno, 5 settembre 2019)

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