7 Dicembre 2025
L’Altravoce il Quotidiano

Le donne palestinesi dalla resistenza alla rinascita

di Franca Fortunato


Nei due anni di genocidio Israele ha tentato di ucciderli tutti, di cacciarli dalla loro terra, li ha bombardati, massacrati, affamati, mutilati, trafitti nel corpo e nell’anima, ha raso al suolo le loro case costringendoli a sfollare e a vivere in tende improvvisate, ha ridotto la Striscia di Gaza a un cumulo di macerie, ma loro, i palestinesi, nonostante il dolore, le sofferenze e un mare di lacrime, hanno resistito con coraggio e determinazione. Una resistenza che bambine/i, ragazze/i hanno portato avanti avendo come unica arma i libri, le lezioni e il desiderio di studiare per lasciare aperta la porta alla speranza e al futuro. Bambine/i hanno continuato in tende le lezioni con insegnati volontari. Migliaia di ragazze/i non hanno smesso di studiare, di seguire corsi accademici online, con tutte le difficoltà dovute alle interruzioni di elettricità, al cedimento delle reti di comunicazione, allo sfollamento e al lutto. C’è stata chi come Thuraya Fatid si è diplomata. «Prendere il diploma di liceo – racconta in un articolo su “La Stampa” a firma di Majd Al-Assar – è stato un miracolo. Abbiamo perso due interi anni scolastici, ma ero determinata a continuare gli studi, soprattutto dopo aver perso la casa e dopo che mio fratello è stato ucciso. Ho studiato in una tenda, sono rimasta sveglia notte dopo notte alla luce della torcia del mio cellulare per preparare l’esame di fine corso». Da quando è iniziata la tregua, nonostante Israele non cessi di violarla e di impedire l’entrata a Gaza di tutti gli aiuti umanitari, la resistenza è diventata rinascita con l’apertura, tra le macerie, delle scuole e dell’Università islamica a Gaza. «Mi ci è voluta mezz’ora per arrivare a scuola a piedi, e la maggior parte delle strade sono danneggiate e piene di macerie e pietre, il che mi stanca molto. Il cessate il fuoco mi rende felice», parole di una studentessa. Felicità condivisa dalla giovane Thuraya. «Sognavo – lei dice – di riuscire un giorno a vivere la vera vita universitaria, di conoscere compagni e professori, e adesso una parte di quel sogno è diventata realtà. Sono molto felice, malgrado tutte le difficoltà del momento». Nelle scuole in aule improvvisate non ci sono i banchi, le/gli studenti si siedono per terra, ma sono felici. All’Università islamica il campus vero e proprio è un mare di macerie, i pochi edifici danneggiati portano i segni dell’artiglieria israeliana. La riapertura delle scuole e dell’Università, col ritorno di migliaia di studenti, ha un grande significato simbolico per una generazione che guarda al futuro e affida la propria rinascita non alle armi, non alla guerra ma allo studio, ai libri, al desiderio di imparare che è più forte della distruzione che li circonda. Rinascita è il matrimonio di massa celebrato il 2 dicembre scorso nel sud della Striscia. Tra gli edifici bombardati si sono sposate 54 coppie provenienti da varie parti della Striscia, in centinaia hanno assistito alla cerimonia. Rinascita è il festival del cinema femminile lanciato dal regista palestinese Ezzaldeen Shalh e tenuto, dal 26 al 31 ottobre, in tende temporanee nel centro di Gaza. Cinquecento donne hanno assistito alla proiezione di ottanta film di registe di oltre venti paesi, tra Medio Oriente, Nord Africa, Europa e America. Aperto con la proiezione del film “La voce di Hind Rajab”, la prima nel mondo arabo, il festival aveva come titolo “Donne leggendarie durante il genocidio” in onore delle donne palestinesi che «hanno sopportato gli orrori della guerra, dalla perdita alla detenzione, fino allo sfollamento». Donne sopravvissute al genocidio che vogliono vivere, rinascere e sperare insieme a tutto il loro popolo. Donne da ammirare e sostenere nella rinascita come nella resistenza.


(L’Altravoce il Quotidiano, rubrica “Io Donna”, 7 dicembre 2025)

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