30 Settembre 2020
Corriere della Sera

L’incontro all’Onu, «Donne e abusi, la pandemia sommersa»


«All’inizio della pandemia avevo chiesto un cessate il fuoco in tutti i conflitti nel mondo. Lo chiedo anche per la violenza che ha luogo nelle case». Si è aperto così, con un intervento del segretario generale António Guterres, l’incontro di ieri al palazzo delle Nazioni Unite di New York a margine dell’annuale Assemblea generale Onu, in corso da due settimane (si chiude oggi): l’incontro è stato dedicato alla «pandemia sommersa», che è come l’agenzia delle Nazioni Unite per le donne ha ribattezzato, da che esiste il Covid, l’intensificarsi della violenza di genere «in tutte le regioni del mondo: abusi domestici, abusi sessuali, matrimoni infantili e anche reati sessuali online».

Al tavolo (e in collegamento) responsabili delle pari opportunità di governi e ong di mezzo mondo; moderatrice, la giornalista italiana Rula Jebreal. Perché «pandemia sommersa»: «I morti per Covid19 sono un milione», spiega Jebreal, «ma le denunce per violenza di genere sono molte di più. E complici isolamento e difficoltà economiche, la situazione è molto peggio che in tempo di pace». Agli atti dell’incontro, una cifra: la somma delle segnalazioni di abusi sessuali o violenza di genere raccolte dai servizi anti-violenza di tutto il mondo da Un Women era stata, nei 12 mesi prima del Covid-19, di 243 milioni; oggi «si è intensificata». Non importa se «già 136 Paesi membri hanno preso iniziative per contrastare il fenomeno». In Francia le chiamate al numero anti-violenza domestica sono aumentate del 30%, così a Cipro; +33% a Singapore; +25% in Argentina; dati simili in Canada, Germania, Spagna, Regno Unito, Usa; aumenti fino al 40% nelle regioni più povere del mondo. Come si sa, il sommerso in questo tipo di reati è alto: in media si stima che li denuncino, nel mondo, solo 4 donne su 10. Mentre una su tre, nel corso della propria vita, subisce violenza di qualsiasi tipo da un partner. Una su due, infine, subisce violenza online: dalle molestie digitali ai ricatti sessuali. «Le Nazioni Unite», spiega Jebreal, «hanno lavorato a una partnership con i principali social per fermarla; è ora che lo facciano anche i governi».


(Corriere della Sera, 30 settembre 2020)

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