17 Luglio 2021
il manifesto

L’ultimo ginecologo non obiettore del Molise

di Mario Di Vito


A sessantanove anni il dottor Michele Mariano resiste ancora. Vorrebbe andare in pensione, o meglio, ci sarebbe già potuto andare a maggio, ma è stato trattenuto in servizio fino al 31 luglio. Periodo di recente allungato dalla dirigenza sanitaria molisana fino al 31 dicembre. Poi, alle soglie del settantesimo compleanno, sarà finita davvero.

Mariano è l’unico specialista non obiettore di tutto il Molise, in servizio come dirigente del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Antonio Cardarelli di Campobasso. Un reparto d’eccellenza, dicono tutti. Una trincea, per lui. «Niente ferie, niente riposi. Estate e inverno. Ogni giorno». D’altra parte, se manca lui, in tutto il Molise non si può applicare la legge 194, quella sull’interruzione di gravidanza.

Lo stratagemma utilizzato per non perdere Mariano è legato alla pandemia: l’azienda sanitaria regionale (Asrem) ha potuto rinviare due volte la pensione dell’unico non obiettore sulla base delle direttive ministeriali che consentono di «trattenere in servizio i dirigenti medici anche in deroga ai limiti previsti dalle disposizioni vigenti per il collocamento in quiescenza». Nei «livelli essenziali di assistenza» che vanno garantiti rientra anche l’interruzione volontaria di gravidanza: per questo Mariano resterà in corsia fino a dicembre, quando poi però assai difficilmente sarà possibile accedere a una terza deroga.

Allo stato attuale delle cose, sembra molto complicato che qualcuno prenda il suo posto. Lo scorso 7 aprile, infatti, il direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano ha bandito un concorso per un posto a tempo determinato da ginecologo non obiettore di coscienza per garantire l’attuazione della 194. La chiamata era di quelle a largo raggio, aperta anche ai medici specialisti del terzo anno. Non si è presentato nessuno. Alla scadenza del bando, la settimana scorsa, nemmeno un medico aveva deciso di partecipare.

Perché? Un po’ sicuramente c’entra il Covid e il fatto che gran parte del personale medico del paese è già pieno di lavoro fin sopra i capelli. Un po’ sarà anche il fatto che il Molise «non è attrattivo», come dicono con gergo burocratico i politici locali. Un po’ è una verità che lo stesso Mariano arrivò a proclamare in un’intervista: «Chi fa aborti non fa carriera». Lo sanno tutti, e a guardare l’ultima relazione del ministero della Salute sull’attuazione della legge 194, aggiornata al 2018, c’è molto poco di cui discutere. Il 69% dei ginecologi italiani è obiettore di coscienza, nel 35,1% dei reparti di ostetricia e ginecologia non è possibile accedere all’interruzione di gravidanza.

E tutto questo malgrado la 194 vieti esplicitamente «l’obiezione di struttura», ovvero stabilisce che in nessun ospedale si può impedire di abortire. Mariano qualche anno fa era in corsa per diventare il primario di ginecologia, ma, racconta sempre lui, «quando l’amministrazione ha stipulato un accordo con l’Università Cattolica, sono diventato scomodo». Gli hanno affidato il reparto della 194 come dirigente. Non esattamente un premio, anche perché lui è l’unico ginecologo che pratica l’interruzione di gravidanza.

In Molise la percentuale di personale medico obiettore è del 90,8% (su 99), dato che sale per i ginecologi al 96% (su 27, con il solo Mariano a rappresentare il restante 4%) e scende, vagamente, per gli anestesisti, con il 71,9% di obiettori (su 23). Numeri da Arkansas, lo stato dove l’aborto viene punito con il carcere fino a dieci anni e 100.000 dollari di multa.

La selezione per trovare un sostituto di Mariano continua, ma all’Asrem davvero non hanno la più pallida idea se riusciranno davvero a coprire il buco che si verrà a creare a fine anno. Il bando verrà ripubblicato uguale a quello già andato deserto: posto a tempo determinato e allargamento agli specializzandi. Di più proprio non si può, dicono. Mariano, per la verità, una soluzione ce l’avrebbe pure: l’impiego nel suo reparto della dottoressa Giovanna Gerace, che pure lavora al Cardarelli come non obiettrice di coscienza. Il problema, però, resta di carattere amministrativo: i trasferimenti non sono automatici e i concorsi vanno banditi per legge anche quando c’è la certezza pressoché aritmetica che andranno deserti. La lotta del dottor Mariano continua. Ma ha i mesi contati.


(il manifesto, 17 luglio 2021)

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