12 Ottobre 2021
Corriere della Sera

Marce e insulti contro una docente «Dovete licenziarla, è transfobica»

di Luigi Ippolito


È una vera caccia alle streghe quella di cui è stata vittima in questi giorni una professoressa di Filosofia dell’Università del Sussex. Kathleen Stock, docente femminista e lesbica, è finita nel mirino della lobby transessuale, che l’accusa di essere «transfobica» perché sostiene che il sesso biologico sia più importante dell’identità di genere: in particolare, l’accademica britannica ritiene che ai trans che si identificano come donne non debba essere consentito l’accesso agli spazi femminili, come prigioni, rifugi o spogliatoi.

È contro queste vedute che gli studenti dell’università hanno organizzato marce nel campus, con tanto di torce e passamontagna, per chiedere il licenziamento della professoressa: manifestazioni che sono state appoggiate anche da parte dei docenti e che sono state accompagnate da un diluvio di insulti e minacce online. Il risultato è che la polizia ha consigliato a Kathleen Stock di assumere una guardia del corpo, di installare telecamere sulla sua porta e le ha fornito una «linea rossa» telefonica per chiamare subito gli agenti in caso di pericolo.

Ma adesso a difesa della professoressa è intervenuto il governo di Londra: la neoministra degli Esteri Liz Truss, che ha anche la delega alle donne e all’eguaglianza, ha scritto su Twitter che «nessuno dovrebbe essere preso di mira e tormentato semplicemente per avere un’opinione». E Kemi Badenoch, sottosegretaria alle donne e all’eguaglianza, ha aggiunto che «un robusto dibattito accademico è il contrassegno di una società civilizzata. Cacciare le persone dal loro posto di lavoro perché si è in disaccordo con loro non lo è». Anche la stessa Università del Sussex ha difeso la professoressa: il rettore Adam Tickell ha dichiarato alla Bbc che i docenti hanno «un diritto non ostacolabile a dire e credere quello che pensano».

Ma la questione dei transessuali è diventata una delle più spinose nel dibattito politico e culturale anglosassone. I sostenitori dei diritti dei trans affermano che il sesso biologico non esiste e che ciò che conta è l’identità di genere: in pratica, basta «sentirsi» donne per dover essere considerate tali a tutti gli effetti, a prescindere dall’anatomia. Chi dissente da questa visione è bollato come «transfobico»: ne ha fatto le spese la scrittrice JK Rowling, l’autrice di Harry Potter, che è stata crocifissa pubblicamente l’anno scorso per aver denunciato il tentativo, in nome dei diritti dei trans, di cancellare le donne e la loro specificità.

Ed è una polemica che ha diretti risvolti politici. Il governo Johnson cavalca le «guerre culturali», consapevole che alla maggioranza dell’opinione pubblica sono aliene le versioni estreme del «politicamente corretto»: e così il governo ha presentato in Parlamento una legge sulla libertà di parola che obbliga le università a «promuovere attivamente» la libertà di espressione e accademica. È una reazione ai tanti episodi che hanno visto il boicottaggio e la censura di docenti e oratori portatori di vedute non allineate alla vulgata iper-progressista: la legge consentirebbe agli accademici di chiedere i danni in caso di imbavagliamento. Ma la proposta è stata criticata dall’opposizione laburista, secondo cui la legge darebbe protezione legale a «discorsi d’odio, dannosi e divisivi».


(Corriere della sera, 12 ottobre 2021)

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