14 Gennaio 2023
Il Quotidiano del Sud

Marielle Franco, presente con Lula e la sorella Anielle

di Franca Fortunato


Se fosse riuscito il colpo di Stato con l’assalto a Brasilia dei palazzi del potere da parte di sostenitori e sostenitrici dell’ex presidente brasiliano Bolsonaro, che non ha riconosciuto la vittoria del presidente Lula da Silva insediatosi il primo gennaio scorso, Marielle Franco, consigliera comunale, uccisa in un agguato il 14 marzo 2018 a Rio de Janeiro, sarebbe stata uccisa per la seconda volta. Il suo assassinio, infatti, è maturato negli stessi ambienti politici dell’estrema destra e nelle forze militari che quel giorno non hanno fatto nulla per fermare l’assalto. Nel 2019 sono stati arrestati come esecutori dell’assassinio cinque ex poliziotti militari, come lo è Bolsonaro il cui figlio Flávio, senatore, è accusato di legami con loro. Marielle aveva 38 anni quando è stata uccisa e una figlia di 19, Luyla. Era una donna che «amava la vita. Era negra, madre, socialista e innamorata di un’altra donna. Amava il Carnevale, il suo compleanno e il Natale, Aveva gioia di vivere» come racconta di lei la sua compagna Mônica Benicio nel libro Marielle, presente! di Agnese Gazzera. Una donna, una politica, appassionata, libera, coraggiosa che rivendicava «l’amore per Mônica in una società omofoba e violenta». Entrata in politica nel 2006 come consigliera parlamentare del deputato Marcelo Freixo del Partido Socialismo e Libertade (Psol), nato da una scissione del partito di Lula, che lei votò e sostenne nelle due elezioni a presidente (2002-2011), nel 2016 fu eletta consigliera comunale. Era l’unica donna, unica donna nera della favela della Maré, tra le zone più violente di Rio. Ogni giorno, in un Consiglio di solo uomini, con il suo turbante colorato, parlando al microfono con voce ferma ripeteva: «Sono donna, negra, madre e figlia della favela della Maré». Parlava della sua politica come «la politica con affetto» fatta di ascolto della gente «nei luoghi dove di solito i politici non vanno, le favelas». Denunciava le violenze e gli abusi della polizia militare che nelle favelas con la scusa della lotta ai trafficanti di droga pestava e uccideva a sangue freddo giovani, terrorizzava con violente incursioni notturne nelle case. Marielle si unì alle madri che chiedevano giustizia per i loro figli e crearono il movimento “Posso identificarmi”. Si batté per i diritti delle donne, presentò proposte di legge per «includere nel calendario cittadino il giorno della visibilità lesbica», portò nel suo staff Lana de Holanda, donna transessuale e attivista, presentò progetti di legge contro la violenza maschile sulle donne, si batté per rendere possibile l’accesso all’aborto. Con la sua compagna conobbe la paura dello “stupro correttivo” da parte di uomini convinti che le lesbiche siano tali perché non hanno mai conosciuto un “vero uomo”. Contro i traffici illeciti immobiliari della polizia militare nelle favelas presentò una proposta di legge, considerata il movente dell’omicidio. Insomma, una donna, una politica, scomoda, irregolare, pericolosa, oscena, che gli avversari dell’estrema destra in Consiglio comunale attaccavano e insultavano, tra cui Carlos Bolsonaro, altro figlio dell’ex presidente. Alla sua morte Rio insorse, in migliaia scesero per strada al grido “Marielle, presente”, in molti quartieri apparvero murales con il suo volto, la protesta dilagò in tutte le piazze del mondo. Respinto il tentato golpe, Marielle è presente nel governo di Lula con la sorella Anielle che, divenuta ministra per l’Uguaglianza Etnica, insieme con Marina Silva, ministra dell’ambiente e Sônia Guajajara, ministra per le popolazioni indigene, può riprendere la lotta della sorella contro le disuguaglianze.


(Il Quotidiano del Sud, 14 gennaio 2023)

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