12 Gennaio 2023
la Repubblica

Mi morse un seno sul palco e io mi ribellai davanti a tutti da allora in teatro fu un inferno

di Romina Marceca


La verità indigesta è «sapere che mentre parlo chissà quante altre colleghe sono vittime di molestie nei teatri». Chiara Claudi, attrice di teatro, cinema, vocal coach, è tornata in scena dopo cinque anni di blocco. A intralciare la sua carriera sono state le molestie sul palcoscenico da parte di un attore italiano molto noto. L’attrice negli anni ha lavorato con Mario Missiroli, Luca Ronconi, Luca Barbareschi, Massimo Foschi, Andrea Jonasson, Filippo Dini. Al cinema con Francesco Pingitore e Paolo Virzì. «La mia carriera era in ascesa, poi – dice – è arrivato lui».

Cosa è successo?

Quella parte era un’occasione dopo l’Accademia Silvio D’Amico e tante tourneé. Durante una replica, lo shock. La scena prevedeva che appoggiasse una guancia sul mio petto invece lui ha afferrato un seno e gli ha dato come un morso. Ho reagito dandogli un pugno in testa e, subito dopo, una carezza per non destare dubbi nel pubblico. A fine spettacolo successe il putiferio.

La aggredì?

Iniziò a sbraitare con una violenza tale che, dopo, vomitai. La compagnia era in cerchio, lui mi urlò che ero una ragazzina cretina, che dovevo portare rispetto, che lui era un grande professionista. Mi chiese di raggiungerlo il giorno dopo per parlare da soli. Ma l’indomani chiamò la sua assistente chiedendomi di non andare, di scusarlo perché era stanco, di non prendermela per quell’ira. Le ho detto che mi faceva pena. Lei, donna, si stava mettendo dalla parte del genere sbagliato.

I suoi colleghi?

Mi dissero che lui è fatto così. Erano ipnotizzati dal suo potere, non volevano perdere il lavoro.

Non c’erano state avvisaglie?

Aveva sempre avuto un atteggiamento viscido e provocatorio con frasi molto spinte, già quelle inaccettabili. Ma non c’era mai stato un contatto fisico.

Rinunciò alla parte?

No, avevo firmato un contratto. Ma è stato doloroso dover rimanere, avevo il terrore quando andavo in scena. Un anno di paura. Lui riprese a urlarmi e a dirmi che ero l’unica attrice che non la dava. Un giorno mi afferrò la testa dietro le quinte e mi disse cosa avrebbe voluto farmi. Non ce la facevo più.

Ha denunciato?

No, ero sola davanti a un colosso. Era la mia parola contro la sua, ho iniziato a colpevolizzarmi. Adesso me ne andrei via senza alcun problema, agirei in maniera più consapevole e per le vie legali. Purtroppo i termini penali sono scaduti, se adesso volessi denunciarlo. Non faccio il suo nome per questo motivo e non perché voglio nascondermi. Rischieremmo noi vittime e non lui.

Lei ha deciso di fermarsi per cinque anni.

Con i soldi delle tournée ho girato dal nord America alla Francia, Inghilterra, Cile. Ho studiato e promosso conferenze sulla voce come speaker. Dovevo ripulirmi da quella vicenda.

Ha avuto un supporto psicologico?

Assolutamente sì. Dopo l’ennesimo abuso da parte sua non sapevo come conciliare la donna bella con l’attrice. La terapia mi ha aiutata in questo.

Come è stata la rinascita?

Sono tornata in Italia a insegnare alla Paolo Grassi. Stare a contatto con i ragazzi ha fatto rinascere il fuoco dell’arte. Sono di nuovo felicemente in pista e ho anche messo al mondo un meraviglioso bambino.

E come va?

Accade ancora di vivere situazioni al limite però sono diversa, più forte. Rinforzarsi significa anche denunciare le molestie, diffondere la cultura che l’arte è un mestiere e lavorare con il corpo non significa che gli altri possano abusarne. E dirsi come un mantra che non siamo sole perché si sta muovendo un gruppo di donne per le donne.


(la Repubblica, 12 gennaio 2022)

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