22 Febbraio 2023
il manifesto

«Molestata, ma colpevole». Il Csm sanziona la pm Sinatra

di Andrea Fabozzi


Non era il primo caso in assoluto per la nuova sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, ma è stato il primo che l’ha impegnata a lungo fino a concludersi con una decisione sorprendente e di difficile comprensione. La sostituta procuratrice di Palermo Alessia Sinatra è stata condannata alla sanzione disciplinare della «censura» per una vicenda del 2019, quando dal telefono intercettato di Luca Palamara saltarono fuori le chat in cui Sinatra chiedeva insistentemente a Palamara, gran regista delle cordate interne al Csm, oggi sotto processo a Perugia per corruzione, di bloccare la nomina del magistrato Giuseppe Creazzo a procuratore di Roma. «Giurami che il porco cade subito», la richiesta di Sinatra al collega di corrente (Unicost) Palamara. Perché la magistrata aveva precedentemente (quattro anni prima) raccontato a Palamara di aver subito molestie sessuali da Creazzo. Molestie che non aveva avuto la forza di denunciare, ma che una volta venute fuori proprio dalle intercettazioni hanno portato alla condanna disciplinare di Creazzo. Condanna lieve: la perdita di due mesi di anzianità, ma le molestie sono considerate un fatto accertato dal Consiglio superiore. Eppure ieri è stata sanzionata la vittima.

A decidere sul suo caso è stato il nuovo Csm perché la vecchia sezione disciplinare era stata ricusata da Sinatra che nella decisione su Creazzo aveva visto un anticipo di giudizio a lei contrario. La nuova sezione, composta con le nuove e più rigide regole (chi ne fa parte è incompatibile con le commissioni del Csm che si occupano degli incarichi) ha deciso con un collegio di tre donne (la consigliera in quota FdI Natoli, la giudice D’Ovidio della corrente di destra Mi, la giudice Benavoli della corrente di sinistra Area) e tre uomini (il vicepresidente del Consiglio Pinelli, indicato dalla Lega, il giudice Chiarello di Area e il pm indipendente di sinistra Fontana). La parte dell’accusa davanti alla disciplinare è stata rappresentata dalla sostituta procuratrice generale della Cassazione Mariella De Masellis, che ha ritenuto provate sia la «condotta abusante» di Creazzo che le azioni scorrette di Sinatra per fermarne la carriera, ma aveva chiesto di non sanzionare la pm perché l’azione di Palamara non si era poi concretamente realizzata. Se non in maniera imprevedibile: a fermare Creazzo, per il quale Unicost aveva in un primo momento votato, era stata proprio la diffusione delle chat che raccontavano delle molestie.

Ma la sezione disciplinare ha deciso comunque per la sanzione a Sinatra, scegliendo la più lieve tra quelle configurabili in un caso come questo, la censura. Appena un gradino sotto la punizione scelta per Creazzo, che all’epoca fu ritenuto colpevole della molestia ma incredibilmente non di aver violato i doveri di correttezza perché la vicenda fu circoscritta a un fatto privato. La tesi che ha convinto i componenti del collegio è che il comportamento della pm non poteva essere lasciato senza sanzione perché configurava più una vendetta attraverso mezzi illeciti – il rapporto con Palamara – che la ricerca di giustizia.

Erano però conversazioni private quelle captate dal trojan sul telefono di Palamara, ha provato a spiegare il difensore di Sinatra, l’avvocato di Palermo ed ex componente del Csm Mario Serio. Convinto che la decisione segni «un precedente pericoloso» e un «grave arretramento nella difesa delle vittime di abusi in ambito lavorativo». Presenterà ricorso in Cassazione. Mentre tre parlamentari di Azione e la deputata Zanella dei Verdi e Sinistra attaccano la decisione del Csm perché, sostengono, suggerisce omertà e silenzio alle vittime.


(il manifesto, 22 febbraio 2023)

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