9 Giugno 2019
Corriere della Sera

Mondiali femminili, un calcio emozionante: ingiusto fare paragoni

(Quasi una lezione di pensiero della differenza, anzi meglio)


di Mario Sconcerti


Mi sono divertito, anzi direi meglio, ho trovato molto interessante il debutto italiano ai Mondiali femminili, ma capisco che detto così ho già commesso il primo peccato di sessismo. Perché non avrei dovuto divertirmi? Perché sono femmine? No, perché sono diverse, perché occupano meno il campo essendo strutturalmente più leggere di 22 maschi, quindi lasciano più spazi liberi e per coprirli corrono di più. Perché giocano da molto meno tempo e mancano della confidenza tra piede e pallone a cui sono ormai abituati gli uomini.

Perché c’è in fondo, dovunque, qualcosa di meglio di qualcos’altro. Ma alla fine è tutto relativo. Una partita di dilettanti può essere più appassionante di una di serie A, dipende dal risultato, dall’importanza della gara, dal cuore di chi gioca, dalla partecipazione della gente. Ci stiamo soltanto adesso abituando a emozionarci per il calcio delle ragazze. Dal punto di vista tecnico non manca molto, ma è ingiusto il paragone, sono semplicemente un’altra cosa. Il calcio femminile ha un Dio diverso, non minore, è un altro Dio.

La cosa da ottenere è far diventare sempre più femminile il calcio femminile, che ha la circolarità come base, il gesto tecnico, il coraggio, la sincerità delle donne, la loro generosità. L’errore sarebbe cercare di imitare gli uomini. Le donne hanno ordine, non tattiche, giocano per cercare la porta. Non amano gestire le partite, amano vincerle. Hanno meno il senso della difesa, lasciano spazi, non riescono quasi culturalmente a marcare «a uomo», infatti la chiamano «marcatura individuale».

Lì sono larghe, mancano della malignità del difensore maschio. Mancano forse proprio dell’idea dell’oppressione difensiva, decisamente non un tratto femminile. Questo porta a continue azioni da gol e rende divertenti le partite. È un tipo di calcio che va visto con la mente sgombra, senza i riferimenti abituali. Si troveranno più errori e più ricerca di idee, più sorprese, più differenze. Una dedizione continua, quasi materna. Meno muscolari saranno, meno complesse diventeranno e più le donne avranno il loro calcio. Fino a un successo planetario più solido di quello attuale. Le donne sono adatte al calcio, anche se di un altro tipo. Sono idealmente più tecniche, più indipendenti, hanno più leadership. Devono sempre più organizzarsi addosso questo calcio diverso, senza parlare di uomini, senza gare di genere. Ognuno sa fare cose che l’altro non conosce. Qual è la novità? Siamo a un mondiale, vorremmo semplicemente andare più avanti possibile. Forza ragazze italiane.


(Corriere della sera, 19/6/2019)


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