31 Marzo 2021
La nuova ecologia

Nel nome di Laura

di Valeria Fieramonte


Laura Conti, una donna che ha anticipato i tempi – Partigiana, medica, ambientalista e divulgatrice. Spiegava fenomeni complessi con genialità e intuizione. Ecco perché, a cent’anni dalla sua nascita, è importante ricordarla

Ho scritto La via di Laura Conti per una sorta di ribellione contro la strisciante damnatio memoriae nei suoi confronti, una scomparsa dai radar della memoria storica comune a molte donne che hanno dato contributi scientifici anche determinanti. Persino chi parlava bene di lei, nel frenetico copia incolla della rete, sembrava assommare sentito dire a sentito dire, senza quasi mai risalire alle fonti, ovvero i suoi 26 libri e qualche altro scritto. Mi sembrava che Laura fosse stata trasformata in una sorta di mummia plastificata, quasi innocua, dove le parole “partigiana” e “Seveso” erano le sole segnalazioni di rilievo, senza peraltro spiegare realmente cosa si celava dietro a quelle parole. E poco riescono a fare, purtroppo, anche le fondazioni custodi della memoria storica delle epoche pre-informatica, perché spesso prive di fondi.

Sembra quasi che si voglia cancellare la memoria storica del nostro passato, specie se ha attinenza con i movimenti popolari.

Sappiamo tutti che l’ecologia non è una scienza esatta, come la matematica e la fisica, ma una scienza di sistema e di esperienza, e questo la rende anche la più difficile da capire. Il pensiero ecologico di Laura è stato sottovalutato – lei stessa si definiva più che altro una divulgatrice, una persona che «spiava la scienza dal buco della serratura» – quando il suo pensiero ecologico era invece geniale e ancora oggi più completo e rivoluzionario dei tanti contributi, pur validissimi ma settoriali, di glaciologi, oceanografi, geologi e climatologi. Come medico dell’Inail era diventata un’appassionata di ecologia in primo luogo osservando gli effetti perversi di certi ambienti industriali sulla salute degli operai. Ma il suo impegno in questa direzione è diventato prioritario solo dopo il disastro di Seveso. Sono altrettanto importanti le sue battaglie politiche contro il nucleare e a favore di una legislazione attenta alle donne. Non è un caso se al secondo anno di università, allora ancora regia, scrive una tesina su Ramazzini, un medico del ’600 considerato il padre della medicina del lavoro.

La guerra e la politica

Non si può però capire la figura di Laura Conti se non si parte dal suo internamento, a ventitré anni, nel campo di concentramento di Bolzano. Da questa esperienza determinante sono derivati molti aspetti del suo carattere e agire politico. Si salvò solo perché chiusero le frontiere del Brennero: Bolzano era un campo di transito, dove rimase otto mesi prima della Liberazione.

La condizione femminile era tragica: a Ravensbrück – nell’estremo nord della Germania, unico campo di sterminio solo femminile – all’entrata c’era scritto «Qui spezzeremo la tua volontà» e non il solito ironico «Il lavoro rende liberi» degli altri campi a prevalenza maschile. Le donne che arrivavano al campo, in prevalenza comuniste e oppositrici politiche, come pure ebree, all’uscita dei vagoni piombati e magari con bimbi al seguito, vedevano subito di fronte all’entrata il camino dei forni crematori, sempre in funzione, avvolto dall’acre odore di carne bruciata che ne promanava.

Dopo la guerra Laura divenne comunista, fu eletta consigliera provinciale e regionale e non abbandonò il partito neanche quando cambiò nome nel corso del suo mandato parlamentare e dell’apparente rivoluzione di Mani Pulite. Era stata eletta nel 1987, a sessantasei anni, assieme all’amico e collega Enzo Tiezzi, illustre chimico fra i fondatori come Laura della prima Lega per l’ambiente. L’elezione non avvenne a Milano, sede delle sue battaglie politiche, ma nella circoscrizione di Firenze-Pistoia sull’onda della battaglia contro il nucleare. Nell’aprile 1986 era esploso il quarto reattore della centrale di Černobyl’, creando quel vasto movimento che da noi portò alla chiusura delle centrali nucleari e all’entrata in Parlamento, per la prima volta, dei Verdi e delle ecofemministe.

Le pubblicazioni

Per capire gli effetti che sostanze tossiche invisibili possono avere sul corpo umano occorre partire dal suo primo libro importante sui temi ambientali, Che cos’è l’ecologia (Mazzotta, 1977): «La vita – scriveva Laura – se fabbrica una molecola complessa, fabbrica anche la molecola di un enzima che la degrada. Ma non fabbrica enzimi per molecole sconosciute. Per ogni molecola che si costruisce c’è un enzima che la distrugge, è una legge biologica senza eccezioni, e la si ritrova all’interno di ogni singolo organismo come pure nel rapporto tra organismi diversi. Se ci fosse stata anche una sola molecola fabbricata da un organismo vivente e capace di sfuggire alla degradazione, oggi il mondo ne sarebbe colmo […]»

Imparare la salute (Zanichelli) è un testo scritto nella primavera del 1983 per congedarsi dal suo lavoro di medico, ed era rivolto in particolare agli insegnanti delle scuole medie. È impressionante notare adesso similitudini e differenze circa l’andamento della salute collettiva. Ricordo che il Covid ha fatto in un anno circa centomila morti, ma le malattie tumorali, per l’80% di origine ambientale, ne hanno fatti molti di più: erano 178mila nel 2018. Dunque c’è ancora una prevalenza delle malattie croniche su quelle infettive, che all’epoca di Laura sembravano definitivamente sconfitte. Per non parlare dei dati ISTAT relativi agli scolari nel 2016-2017, che rivelano come dagli anni ’80 i casi di autismo siano triplicati. All’epoca di Laura l’autismo era invece una malattia rara.

Interessante è la battaglia incessante per la tutela dei patrimoni genetici, in primis quello della nostra specie, sempre più minacciato da una chimica indifferente alle conseguenze ambientali e dall’interesse di quelle grandi lobby economiche. Come pure descrivere i suoi libri sulla nascita della differenziazione sessuale, molto divertenti e attuali, o delle polemiche a proposito del referendum sull’aborto (Il tormento e lo scudo. Un compromesso contro le donne, Mazzotta, 1981), e del suo romanzo forse più famoso, Una lepre con la faccia di bambina (Editori Riuniti, 1978), trasposizione poetica di una delle più evidenti malformazioni da diossina, il labbro leporino.

I riconoscimenti

Nel 1986 a Laura fu conferito il Premio Minerva per la ricerca scientifica (una testa di Minerva disegnata da Guttuso). Le fu consegnato da Rita Levi Montalcini con queste parole: «La scienza è stata un divertimento che mi è piaciuto, mentre penso sia più meritevole chi, cominciando come partigiana, ha poi cercato di salvare il sistema vivente, occupandosi di problemi così importanti come quello ecologico». È nel libro Questo pianeta (Editori Riuniti, 1983) che Laura approfondisce e continua ad ampliare le sue riflessioni sull’ambiente. Fra le altre cose, sostiene che i sistemi in essere spingono a provocare una “patologia degenerativa generalizzata”.

Ai tempi di Seveso, quando nelle assemblee cercava di spiegare il concetto di correlazione statistica era spesso accolta da una sorta di ilarità tra il pubblico. Così la descriveva: «Una sera un simpatico vecchietto mi spiegò bonariamente quali erano gli aspetti umoristici della questione: noi pretendevamo che la gente accettasse delle limitazioni di libertà in vista del fatto che qualcuno (e non si sapeva chi), un giorno (e non si sapeva quando) forse si sarebbe ammalato (e non si sapeva di quale malattia)». Vi ricorda qualcosa? La gente ne deduceva che la scienza dev’essere qualcosa di stravagante.

Un’eredità importante

Nel libro Il dominio sulla materia (Mondadori, 1973), in un capitolo intitolato Nuovi servi dell’uomo, aveva invece anticipato quei timori che oggi dovrebbero essere sotto gli occhi di tutti. Si domandava, con uno sguardo che va ben oltre i movimenti dell’epoca e anche dei successivi: «Si potrà evitare che l’elettronica, coi suoi meravigliosi progressi, finisca col fare di ciascuno di noi un sorvegliato speciale? Alcuni temono che stiamo andando verso un’era di controllo totale da parte di chi è in grado di investire grandi somme di denaro a fini di controllo sociale». Una sensibilità praticamente sconosciuta all’epoca.

Mi piace concludere segnalando il libro che Enzo Tiezzi riteneva essere il suo capolavoro, La fotosintesi e la sua storia (Giunti editore, 1991). Parla di una vera e propria “guerra dell’umanità contro la fotosintesi” per segnalare che per ogni molecola di anidride carbonica che si forma ci sono due molecole di ossigeno che scompaiono, anche se i fenomeni di carenza di ossigeno riguardano per ora soprattutto aree ristrette delle città a grande traffico automobilistico. Nel ricostruire la storia della formazione dell’ossigeno sulla terra, Laura spiegava come si sono formati nel contempo i giacimenti di petrolio, carbone e gas naturale.

Leggendo questo libro è impossibile non capire la pericolosità della situazione in cui ci troviamo, a partire dalla crescita ormai accelerata del convitato di pietra più interessante, l’anidride carbonica o CO2. Anche in questo caso, una preveggenza degna di nota, no?


Valeria Fieramonte è autrice del libro La via di Laura Conti. Ecologia, politica e cultura a servizio della democrazia


(La nuova ecologia, aprile 2021)

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