18 Luglio 2023
il manifesto

Nuoto e sessismo, l’annosa questione e le «battute da bar»

di Alessandra Pigliaru


Ieri, durante la cronaca della finale dei Mondiali di nuoto in corso a Fukuoka, in Giappone, a proposito del «trampolino femminile sincronizzato» e andata in onda su RaiPlay 2, il giornalista di Rai Sport Lorenzo Leonarduzzi e il collaboratore tecnico Massimiliano Mazzucchi avrebbero pronunciato frasi sessiste e denigratorie sulle atlete in gara.

A segnalarlo sono stati spettatori dello streaming (non più disponibile in rete), uno di loro ha inviato una pec alla Rai e poi lo ha raccontato sui social. Le trascrizioni della «barzelletta da bar» (così si è difeso Leonarduzzi) mostrano quanta frizzante creatività risieda in una penosa e ritrita questione maschile che affligge non solo questa vicenda ma riguarda in generale un modo scadente di osservare il mondo. Quindi «Le olandesi sono grosse». «Ma tanto a letto sono tutte alte uguali». Oppure: «Si la do. È questo il vantaggio, gli uomini devono studiare sette note, le donne soltanto tre». E via discorrendo.

Se il microfono di RaiPlay «non è stato chiuso» e dunque è tutto un giustificarsi sulla incomprensibilità di quanto accaduto, è pur vero che in un altro breve video si può ascoltare sempre Leonarduzzi che appella l’atleta Riccardo Giovannini come farebbero i cinesi quindi «Liccaldo». Per tacere delle ulteriori «battute», sempre a sfondo sessista, dedicate nel 2020 al cognome del pilota estone Ott Tanak che gli erano valse una sospensione. Ora la Rai ha avviato «una procedura di contestazione disciplinare» verso i due telecronisti.

Se non fosse noioso ripetere quanta sottocultura risieda in episodi simili, sia che si svolgano in privato che in pubblico, come se poi «inter nos» risultasse meno grave insultare a vanvera chi capita a tiro, si potrebbe dire l’imbarazzo e il veleno che ogni volta suscitano. Se non facesse venire una discreta nausea e non si rischiasse, nel rispondere, di allinearsi al livello di questo perenne disprezzo, in nome di una (finta) goliardia buzzurra, infantilizzata e inconsapevole, verso i corpi delle donne, o di chi viene prescelto di volta in volta, ci sarebbe da scatenare tempeste.

Perché la sensazione è che, alla prima occasione utile, chiunque si debba sorbire questi reflussi gastrici da quattro soldi e a ben pensarci, in effetti, non se ne può più. Ne abbiamo piene le tasche, di essere il cassonetto biologico di chiunque ci voglia investire del proprio disagio da incontinenza verbale. Non ne possiamo più della (finta) sbadataggine che arriva alla mente una mattina qualunque, da un cronista o un ministro, per dire che in fondo no, c’è troppa suscettibilità di reazione e le cose non sono come sembrano.

Sarebbe invece interessante dirsi esauste, ed esausti (lo siamo in molti, e a diverse latitudini) e intervenire non solo per descrivere questo guasto, piuttosto cialtronesco oltre che ripetitivo. Basterebbe cominciare a prenderne atto, con serietà. Se fossero tempi seri, e non buttati nello scherzo che non fa ridere nessuno. Nel frattempo, una tra le tante opzioni potrebbe essere quella di ricevere delle scuse. Possibilmente vere.


(Il manifesto, 18 luglio 2023)

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