2 Maggio 2024
Avvenire

Pace. «Dichiariamoci obiettori contro la “chiamata alle armi” del governo»

di Luca Liverani


Un appello a tutti i cittadini italiani perché si dichiarino obiettori di coscienza alla guerra e alla sua preparazione. Assieme alla richiesta al Parlamento perché conceda l’asilo agli obiettori ucraini, russi, bielorussi, palestinesi e israeliani, a rischio di carcere e ritorsioni. È partita anche in Italia la “chiamata all’obiezione di coscienza” del Movimento Nonviolento: se fin dall’inizio dell’invasione russa il sostegno era per gli obiettori di entrambi i fronti, anche col sostegno delle spese legali, ora parte il lancio dell’iniziativa italiana, rivolta a tutte le cittadine e ai cittadini di ogni età: una dichiarazione da sottoscrivere, indirizzata alle massime autorità dello Stato.

Quella lanciata dal Movimento nonviolento è infatti una “chiamata all’obiezione al militare” preventiva a un eventuale richiamo alle armi in Italia. Difficile, ma non impossibile: «Poiché la leva obbligatoria è sospesa [e non abolita, ndr] e tale sospensione resta a discrezione del potere esecutivo di governo – si legge nel testo – dichiaro fin da questo momento, con atto formale, la mia obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione». In caso di bisogno, gli obiettori affermano comunque la loro disponibilità alla difesa nonviolenta.

Nella “Dichiarazione di obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione” il Movimento chiede al governo italiano di rispettare la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che enuncia tra gli altri anche il diritto all’obiezione di coscienza. E ricorda un precedente importante: l’accoglienza degli obiettori e disertori delle Repubbliche dell’ex-Jugoslavia, decisa dal Parlamento italiano nel 1992. «Non mi sottraggo al dovere di proteggere la mia comunità – recita la dichiarazione – ma credo, come l’esperienza storica dimostra, che sia possibile difendere la vita senz’armi». A questo scopo il Movimento Nonviolento rinnova dunque al Parlamento la richiesta di approvare una legge per l’istituzione della difesa civile non armata e nonviolenta.

«Sì, è giunto il momento di dichiararsi obiettori di coscienza – spiega Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento – per far sapere al governo che non siamo disponibili a nessuna chiamata alle armi». Basta compilare la Dichiarazione di obiezione, indirizzata ai presidenti della Repubblica e del Consiglio, al Ministro della Difesa e al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, in cui viene contestualmente chiesto che i nomi di chi obietta vengano inclusi in un apposito albo.

Al Ministero della Difesa infatti già esiste l’elenco degli obiettori di coscienza alla leva obbligatoria dal 1972 – anno della prima legge, la 772, sul servizio civile alternativo al militare – e che non possono essere richiamati per servizi armati. E presso l’Ufficio nazionale del Servizio Civile esiste l’elenco di tutti i giovani che dal 2001 hanno svolto il servizio civile volontario e non sono disponibili per quello armato.

«Rumori di guerra, sempre più forti, dal Medio Oriente all’Ucraina, dal Mar Nero al Mediterraneo – afferma il presidente del Movimento Nonviolento Mao Valpiana – e le cancellerie europee, incapaci di prendere iniziative concrete di pace, spingono sull’opinione pubblica per far accettare la mobilitazione militare: più spese per la difesa armata e più personale disponibile per il ripristino della leva obbligatoria». E allora «la risposta immediata alla guerra “a pezzi” – sostiene Valpiana – è la fermezza del no alla guerra, è l’obiezione di coscienza alle chiamata alle armi».

La Dichiarazione, che può essere sottoscritta da tutti – giovani o adulti, donne e uomini – afferma che chi firma ripudia la guerra ma vuole ottemperare al dovere di difesa della Patria con le forme di difesa civile e non militare già riconosciute dal nostro ordinamento, in linea con la Costituzione italiana (articoli 11 e 52). La Dichiarazione di Obiezione di coscienza è disponibile sul sito del Movimento Nonviolento e può essere compilata direttamente dal format o scaricata e stampata su carta, e inviata personalmente.


(Avvenire, 2 maggio 2024)

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