6 Settembre 2023
La Sicilia

Riflettere per contrastare violenze e femminicidi nel ricordo di Valentina

di Pinella Leocata


Catania. L’annuale “pomeriggio di bellezza” che le donne de La Città Felice e della Ragna-Tela, insieme al Comitato degli abitanti, celebrano in piazza Federico di Svevia è stato dedicato al ricordo di Valentina Giunta, uccisa il 25 luglio dell’anno scorso per mano del figlio minorenne che, impregnato della cultura mafiosa del padre, non tollerava che la madre volesse allontanarsi, e allontanarlo, da quel contesto tossico, negativo. Un femminicidio particolarmente brutale, avvenuto a pochi passi da Castello Ursino. Un anniversario che cade in un periodo segnato da femminicidi e stupri sempre più efferati.

«Le donne vengono uccise, violentate, massacrate e chi uccide, violenta e massacra sono gli uomini – denunciano Mirella Clausi e Anna Di Salvo – È un problema maschile molto serio di cui si devono occupare gli uomini». Un problema che sollecita i diretti interessati a interrogarsi sui loro rapporti con le donne e con la cultura patriarcale di cui violenza e soprusi sono espressione. E tanti maschi presenti in piazza hanno cominciato a farlo. «I fatti allucinanti successi in queste ultime settimane, e i commenti di chi dice che le donne devono stare attente al lupo (Giambruno) e che devono stare a casa a crescere i figli (generale Vannacci) – denuncia Luca Cangemi dell’associazione Olga Benario – rivelano la spaventosa regressione culturale del nostro Paese, un grave arretramento della società italiana. E anche una grande ipocrisia. Si punta solo sulla scuola, tra l’altro indebolita, per superare un problema pesante che è di tutta la società. Il ministro Valditara, che a Caivano promette interventi a sostegno delle scuole, è lo stesso che taglia le cattedre e gli istituti nelle periferie. La scuola deve essere considerata il soggetto che dà l’allarme perché, nonostante le tante difficoltà, ha una grande forza: quella della presenza e della pratica delle insegnanti, che sono quasi tutte donne e possono contribuire a mettere in discussione la cultura patriarcale il cui elemento essenziale è la complicità maschile. Gli uomini fanno branco, quando fanno violenza e quando giustificano chi la perpetra».

E Nino De Cristoforo, dei Cobas Scuola, sottolinea che «bisogna individuare una linea democratica di intervento a partire dall’idea che la pena per chi fa violenza deve servire a rieducare. Se si punta tutto sul piano della repressione, della gogna, del buttare la chiave non si va da nessuna parte. Dicono che a scuola bisogna fare educazione alla sessualità, ma bisogna soprattutto insegnare le varie materie facendo sviluppare lo spirito critico, e bisogna che noi maschi riflettiamo e apriamo una discussone sui nostri rapporti con le donne. Non basta dire “io nonviolento” per sentirsi con la coscienza a posto». In questa stessa ottica Davide Cadili di Disoccupazione Zero che si rifiuta «di accettare l’idea che la violenza è parte dell’essere umano» e coltiva «l’utopia della possibilità di creare una società senza violenza, senza guerra, senza soprusi verso chi è più debole». La guerra e la violenza sulle donne. Non a caso Carmina Daniele e Mati Venuti hanno scelto di leggere alcuni brani tratti dal testo di Simone Weil “L’Iliade o il poema della forza” in cui la filosofa denuncia come l’uso e l’abuso della forza segna il rapporto con il territorio e con le donne, considerati entrambi ambiti di conquista.

Contrastare la violenza sulle donne significa potere contare sui centri antiviolenza, come sottolinea Anna Agosta di Thamaia, e su attività e servizi a sostegno delle donne, a partire dalla scuola, dalle comunità educanti, dai servizi sociali. E significa anche – come ribadisce Rosaria Leonardi, segretaria Cgil – «attuare la Costituzione dando alle donne opportunità di lavoro, a garanzia della loro libertà e autonomia. Lavoro sicuro e non precario anche per gli uomini e i ragazzi in modo da sottrarli alla criminalità». «Nei nostri territori e nelle periferie – denuncia Giusy Milazzo, segretaria regionale Sunia – mancano servizi, centri civici, consultori, luoghi di aggregazione per le ragazze e i ragazzi e dilaga una cultura del sopruso e della violenza che i maschi assorbono fin da piccoli. Di qui l’importanza della rigenerazione delle periferie e di un intervento massiccio, e non solo repressivo, dello Stato volto a realizzare servizi e presidi che assicurino una buona qualità del vivere e dell’abitare».

Un confronto pubblico che si conclude con la proiezione di un video che presenta le foto dell’ultimo anno di vita di Valentina Giunta. «Il modo più bello di ricordarla», dice la sorella Antonella per cui incontri come questo promosso dalle femministe di La Città felice e La Ragna-Tela sono importanti perché «i maschi devono imparare ad accettare e a rispettare le decisioni delle donne». Spera che possa impararlo anche il nipote matricida con il quale ha interrotto ogni rapporto, «almeno per ora».


(La Sicilia, 6 settembre 2023)

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