21 Febbraio 2023
il manifesto

Roald Dahl, la libertà delle Streghe di essere disgustose

di Arianna Di Genova


Sono brutti, sporchi e cattivissimi gli Sporcelli, coniugi disgustosi e per niente edificanti, sbarcati nel mondo letterario con Roald Dahl. Sono adulti che si insultano tutto il giorno, maltrattano gli animali, sono capaci solo di azioni malvagie, sottolineate lombrosianamente da un aspetto orribile, oltre che sudicio.

Secondo le nuove regole dei sensitivity reader (figura professionale di editor che va a caccia, nei romanzi e nelle trame, di parole e immagini potenzialmente offensive), quei due sozzoni dovrebbero scomparire dalla faccia della terra. Per ora resistono – anche se la signora Sporcella non è più racchia ma solo bestiale –, facendo ridere a crepapelle bambine e bambini in tutto il pianeta, deliziati da quel capolavoro dello scrittore britannico (era nato nel 1916 nel Galles da genitori norvegesi, morì nel 1990), ma alcuni loro cugini letterari non se la stanno passando proprio bene.

Le streghe di Dahl, per esempio, sono finite sotto accusa e frullate in un processo di riscrittura e modifica dell’originale da parte della casa editrice Puffin Books – una divisione del colosso Penguin Random House – nel presunto rispetto di un linguaggio «più inclusivo» (un tema che ossessiona il mondo anglosassone, spesso e non a caso le élites) e con il beneplacito degli eredi della Roald Dahl Story Company, società che detiene i diritti dell’autore acquisita da Netflix nel 2021. Via allora aggettivi poco lusinghieri in odore di body shaming come brutto (ugly) e grasso (fat), o mestieri come la cassiera (è lì che a volte si incontrano le streghe dello scrittore sotto mentite spoglie): meglio scienziata, è meno sessista, in base a non si sa quale pregiudiziale classificazione dei lavori.

Le cancellature e revisioni sono centinaia nel «catalogo Dahl» (il Telegraph ne ha pubblicate molte) e neanche la mitica Matilde, bambina scintillante per intelligenza, ne esce indenne. Non può più leggere Kipling, come faceva nel testo originale (troppo colonialista), ma è costretta a cambiare gusti e optare per Jane Austen. Tutto sommato, non le è andata male ma dovrà dimenticare il suo primo amore letterario per essere «moderna» e «politicamente corretta». Non era certo un angelo Roald Dahl (carattere indocile e non era alieno da antisemitismo, sebbene avesse combattuto come pilota della Raf contro i nazisti, il racconto è nel libro In solitario. Diario di volo), ha tuonato Salman Rushdie in un Twitter: chi è alla testa di questa operazione si dovrebbe vergognare. «Tutti i cambiamenti sono stati attentamente valutati», ha assicurato un portavoce della Roald Dahl Story Company, che ha iniziato il processo di revisione nel 2020 collaborando con Inclusive Minds, organizzazione per l’accessibilità della letteratura per ragazzi. In realtà, il procedimento è «esclusivo» poiché sbatte fuori la porta e tradisce lo stile e il pensiero di un autore che voleva essere scorretto e tagliente, per nulla interessato a indorare la pillola ai bambini né alla società (come, d’altronde, il suo illustratore Quentin Blake). Soprattutto a una società che a tutto pensa tranne che allo sbandierato benessere dei più piccoli.

Addirittura il premier britannico Rishi Sunak si è indignato, difendendo le scelte e l’urticante Roald Dahl le cui parole, ha detto, andrebbero preservate e non annacquate. «Una pericolosa arma»: così ha definito l’editing sull’onda della cancel culture Suzanne Nossel dell’associazione Pen America, che riunisce più di settemila autori e autrici per la libertà di espressione.

Ne sa qualcosa anche Pippi Calzelunghe, bacchettata sempre perché diseducativa, mentre al Piccolo principe sarebbe il caso forse di affiancare una comprensiva figura genitoriale: non si gira infatti da soli per i cieli. E che dire delle fiabe dei Grimm, dove la deformità è spesso associata a crudeltà e perfidia? Le polemiche contro la fantasia sono longeve, eppure «le fiabe non servono ad allevare esecutori diligenti e limitati», scriveva Rodari, ma ad aprire immaginari. In Italia, l’autore della Fabbrica di cioccolato è pubblicato da Salani. La casa editrice preferisce non rilasciare dichiarazioni, ma lo scrittore Pierdomenico Baccalario, noto anche all’estero, ha lanciato una petizione su Change.org: Save Roald Dahl from Puffin New Edit. Intanto, per non farsi cogliere impreparati in un prossimo futuro, un consiglio. Tenersi strette le copie «antiche» e cominciare un book crossing di resistenza ostinata. Il resto è becero marketing.


(il manifesto, 21 febbraio 2023)

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