10 Settembre 2022
Io Donna

Sofia Corradi. Ideatrice del programma Erasmus

di Maria Grazia Ligato


Ti dicono un “no” che ti sembra un torto, ti salta la mosca al naso e con cortesia ma granitica determinazione lavori per quasi vent’anni come una goccia inesorabile che scava la montagna fino a raggiungere l’obiettivo. Non da poco: un progetto che impatta sulla costruzione identitaria dell’Europa quasi più dell’euro. Il merito va a Sofia Corradi, pedagogista di fama e pluripremiata, nominata dal presidente Sergio Mattarella Commendatore della Repubblica e insignita dal re Filippo VI di Spagna del prestigioso Premio Europeo Carlo V.

Soprattutto, Corradi è conosciuta come “Mamma Erasmus”: se milioni di ragazzi hanno potuto viaggiare su e giù per il Vecchio Continente lo devono a lei che ha dato vita all’Erasmus, il programma di scambio internazionale per studenti che, a oggi, ha portato a vivere un’esperienza all’estero quasi cinque milioni di ragazzi, partiti italiani, francesi, spagnoli e tornati europei. Sofia Corradi lo ha ideato nel 1969, la Ue lo ha varato nel 1987: diciotto anni in cui la pedagogista ha lavorato con pazienza e indomito entusiasmo, contattando i rettori di tutte le università europee, convincendo le loro mogli, “tampinando” ministri e burocrati nella verifica di risorse economiche. E inanellando a rifiuti e disinteresse piccole aperture e passetti avanti, fino ad arrivare a convincere il presidente francese François Mitterrand ad appoggiare il progetto. «Più di una volta per riuscire a farmi passare al telefono qualche personaggio importante ho dovuto dire che ero la segretaria del professor Corradi» ridacchia la professoressa.

L’idea nasce appunto da un “no” sfrontato: nel 1959, a poco più di vent’anni, è appena tornata dalla Columbia University dopo un anno di master in Diritto comparato frequentato grazie alla borsa di studio Fulbright. È entusiasta dell’esperienza, le mancano tre esami per laurearsi in Giurisprudenza a La Sapienza di Roma. Li ha già sostenuti a New York, così chiede che le siano riconosciuti. Le ridono letteralmente in faccia, Sofia ridà gli esami a Roma ma dentro di lei attecchisce quell’idea all’apparenza folle che oggi è diventata un modo di vivere e pensare allo studio, all’interculturalità e all’Europa: un progetto di studi reciprocamente riconosciuto da Università di Paesi diversi.

Diciotto anni di tentativi: la parola ostinazione forse non basta! Cosa ha dato forza e durata alla sua determinazione?

Sono andata avanti passo dopo passo, senza sapere quanti altri ostacoli si sarebbero presentati, di volta in volta credevo di essere a un passo dal risultato e invece… Così anno dopo anno sono arrivata in fondo.

A volte i no ricevuti aiutano più dei sì a perseguire la propria strada…

I “no” che si ricevono sono senz’altro un enorme stimolo a cambiare le cose e per me hanno rappresentato il punto di partenza. Certo, è necessario un grande spirito combattivo: rinunciare è semplice, ingaggiare una o più battaglie per fare in modo che il “no” si trasformi in un “sì” è impegnativo, ma porta enormi soddisfazioni. Sinceramente pensavo a un percorso più rapido, invece il risultato non arrivava e io non volevo “mollare”. Ma alla fine, con un po’ di rabbia e un bel po’ di diplomazia sono riuscita a raggiungere l’obiettivo.

Quali consigli per una ragazza oggi?

Alle ragazze di oggi consiglio di perseverare, di non arrendersi e avere fiducia in sé stesse. Ma spesso il segreto è accompagnarsi a una buona dose di diplomazia e flessibilità.

Erasmus è un tributo a Erasmo da Rotterdam, teologo viandante, autore dell’Elogio della follia: ne occorre un po’ per cambiare il mondo?

Il nome del Programma in realtà nasce da un acronimo che in parte è stato costruito ad arte (European Region Action Scheme for the Mobility of University Students). Tuttavia, il personaggio di Erasmo da Rotterdam si presta benissimo a rappresentare alcuni aspetti che lo animano. C’è il tema del viaggio innanzi tutto, dell’amore per lo studio, e sì, perché no, quel pizzico di follia che è alla base di tutti i sogni che ci sembrano irrealizzabili. Cambiare le cose è uno di questi e senza un po’ di follia si rischia la resa.

Quale è stato il momento in cui ha capito che quello che stava facendo avrebbe avuto un impatto potente sui giovani?

Il Programma è iniziato nel 1987 con la movimentazione di un numero relativamente modesto di studenti, poi, visto il grandissimo successo e le risorse attribuite, ha raggiunto numeri inaspettati. La sensazione del grande impatto l’ho percepita sin dall’inizio, nei racconti degli studenti di ritorno dall’esperienza. Il cambiamento, la crescita, la maturazione erano palesi e soprattutto gli studenti erano felici, soddisfatti e orgogliosi di sé stessi, ricchi di entusiasmo e di nuove amicizie, di relazioni nuove con colleghi di Paesi diversi. L’orizzonte si era aperto! La frase più ricorrente è tuttora “l’Erasmus mi ha cambiato la vita”.

È in contatto con gli erasmiani?

Certo, gli erasmiani mi cercano, li sento e li incontro con immenso piacere. Purtroppo la pandemia ha cambiato molto la vita relazionale di tutti noi, spero che in futuro andrà meglio. È bello anche assistere all’“effetto collaterale” degli amori nati in Erasmus. E più di una coppia mi ha fatto il grande e inaspettato onore di chiamare la bambina Sofia. Un grande regalo!

Le piace essere chiamata “Mamma Erasmus”?

È proprio come mi sento! Ho avuto l’idea del Programma per dare ai giovani l’opportunità che io non avevo avuto, perché gli studi all’estero non fossero solo un privilegio per chi poteva permetterselo economicamente. L’ho fatto con spirito materno, come ogni mamma prova a rendere migliore il futuro dei propri figli.

Stanno per partire le sue nipoti…

Partiranno a settembre, una per la Francia, l’altra per la Spagna. Il mio consiglio per loro? Portate con voi la valigia dei vostri sogni e lasciate a casa tutti gli altri pensieri, famiglia e parenti inclusi! Io farò il tifo dall’Italia come tutte le altre “nonne Erasmus”.


Sofia Corradi, 87 anni, laureata in Giurisprudenza, pedagogista e già Professore Ordinario di Educazione degli adulti ha ideato e costruito con un lungo lavoro il Programma Erasmus per l’interscambio degli studenti fra le università europee. Il programma ha fatto viaggiare milioni di ragazzi e ha compiuto 30 anni nel 2017.


(Io Donna, 10 settembre 2022)

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