19 Marzo 2018
Corriere della Sera

«Sono un uomo (solo per oggi)»: a Londra è scontro sulla legge per autodefinirsi

di Luigi Ippolito, corrispondente da Londra

Proteste e «duelli» (anche in piscina) tra femministe e attivisti transgender: questi ultimi rivendicano il diritto per tutti di cambiare sesso a piacimento, le prime difendono gli spazi conquistati dalle donne dall’invasione di «finte femmine»

Che ci facevano venerdì scorso due donne in boxer e a seno nudo nella piscina maschile di Dulwich, a sud di Londra? Semplice: si «identificavano» come uomini e così protestavano contro l’idea, appoggiata anche dal governo, che il sesso di una persona non sia una questione biologica ma di autopercezione.

La querelle può apparire bizzarra ma da un po’ di tempo oppone in maniera furiosa le femministe agli attivisti transgender: questi ultimi rivendicano il diritto per tutti di cambiare sesso a piacimento, le prime difendono gli spazi conquistati dalle donne dall’invasione di «finte femmine».

Dunque venerdì scorso Amy Desir, 30 anni, e la sua amica Hannah, 39, si sono presentate alla piscina riservata agli uomini e si sono proclamate maschi. Il personale le ha fatte entrare senza fiatare, loro si sono cambiate negli spogliatoi maschili, hanno indossato un paio di boxer e sono andate a tuffarsi in acqua. La ventina di uomini presenti ha fatto finta di niente, finché un signore anziano non ha fatto notare alle due donne che era un giorno riservato ai clienti maschili. «Ma io sono un uomo!», ha replicato Amy, al che il tizio ha esclamato «Ma davvero?», inarcando il sopracciglio.

In realtà «lo abbiamo fatto per sottolineare la ridicola e pericolosa deriva verso l’autoidentificazione – hanno spiegato le due protagoniste del gesto – Chiaramente non siamo uomini, ma semplicemente dicendo di esserlo siamo state autorizzate a partecipare ad attività riservate ai maschi».

Amy e Hannah avevano addirittura annunciato via email le loro intenzioni ai responsabili della piscina. Che in un eccesso di politicamente corretto hanno replicato che «ogni cliente è libero di usare gli spogliatoi che ritiene necessari. Facciamo del nostro meglio per evitare i pregiudizi».

All’origine della questione c’è la proposta del governo di introdurre una legislazione in base alla quale i transessuali potranno ottenere un certificato di riconoscimento del loro nuovo sesso senza passare per un esame medico o un’operazione chirurgica, né dimostrando di aver trascorso un certo tempo nel nuovo sesso, ma semplicemente dichiarandosi maschi o femmine. Un’idea che ha attirato critiche soprattutto da parte delle donne, che temono che uomini malintenzionati possano introdursi in questo modo in spazi femminili.

(Corriere della Sera, 19 marzo 2018)

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