19 Aprile 2022
Corriere della Sera

Temelkuran: «Gli europei ignorano come funzionano i regimi autoritari»

di Monica Ricci Sargentini


«Ci sono stati molti russi che hanno dimostrato di non volere la guerra e noi li abbiamo lasciati soli». Non è tenera con l’Occidente Ece Temelkuran, giornalista e scrittrice turca emigrata in Germania nel 2016 dopo essere stata licenziata dal quotidiano Habertürk per i suoi articoli troppo critici verso il governo. «L’Europa e gli Stati Uniti stanno usando questa crisi per vendicarsi di Putin e creare un sentimento anti-russo», sostiene. Ma quello che rincuora l’attivista è la reazione al conflitto che si è vista in Europa: «Siamo stati in grado di accettare la paura facendola diventare parte della nostra vita. Invece di chiuderci in noi stessi abbiamo accolto i profughi. Questo dimostra che l’umanità non è egoista come ci vogliono far credere».

La guerra in Ucraina peggiora di giorno in giorno, le immagini dei massacri di Bucha sono davanti ai nostri occhi. Lei cosa ne pensa?

«Sono ad Amburgo, tutta la città è dipinta di giallo e blu, penso che succeda anche da voi, tutti vogliono dire che stanno dalla parte dell’Ucraina ma poi mi sembra una cosa vuota solo simbolica, i poteri occidentali, specialmente gli Stati Uniti, hanno infiammato l’Ucraina ma ora la lasciano sola ad affrontare Putin. Questa è la cosa che più mi dà fastidio se le intenzioni di Europa e Usa fossero state sincere oggi farebbero dei gesti concreti come cancellare il debito ucraino invece usano questa crisi per vendicarsi di Putin, confiscano i beni agli oligarchi e, ancora più importante da mio punto di vista, è che stanno creando un sentimento antirusso. Oggi ho sentito di una università tedesca ha deciso di buttare fuori sia i ricercatori che gli studenti. Tutto ciò si associa a tutte le altre cose che abbiamo letto come mettere fine al corso su Ciajkovskij o l’orchestra di Vienna che ha chiuso il contratto con il direttore russo».

Addirittura lo stanno creando?

«Sì, il tentativo è di creare il vuoto attorno a Putin, di lasciarlo in solitudine ma non funziona così. Penso che gli europei non capiscano come funzionano i regimi autoritari. Pensano che i russi possano cambiare il corso della storia ma non vogliano farlo. Non funziona così, c’è una pressione estrema sui russi e molti di loro hanno dimostrato che non vogliono la guerra. Sono stati molto coraggiosi, hanno rischiato e sono finiti in prigione. Io non capisco perché l’Europa stia compromettendo quei russi. Non è giusto. L’Europa lascia soli gli ucraini ma anche i russi. E non sono solo gli Stati ma anche le persone. La gente pensa che si deve distanziare dai russi. Ma non possiamo dire che la Russia e il suo dittatore siano la stessa cosa. Io ho lo stesso problema in Turchia. La politica di Erdoğan è così disfunzionale che non possiamo nemmeno parlare perché scatta la repressione. È una cosa pericolosa questa discriminazione contro i russi, anche nelle università, potremo arrivare a non controllarlo».

[…]

C’è stata molta discussione sull’invio di armi all’Ucraina da parte di Europa e Stati Uniti, lei cosa ne pensa?

«La Nato e Putin dovrebbero sedersi intorno a un tavolo e parlare. Zelensky ha già detto che l’Ucraina può essere neutrale. Mandare armi? Trovo difficile sia da un punto morale che politico parlare di questo. Vorrei pensare a come possiamo fermare la guerra piuttosto che a come possiamo continuarla. Questo è il momento giusto per parlare. Ma la Nato deve essere al tavolo perché è uno scontro tra due poli, infatti non a caso si parla di terza guerra mondiale. Lo scontro non è solo sull’Ucraina, è su altro».

Nel suo libro «La fiducia e la dignità. Dieci scelte urgenti per un presente migliore» lei dice che non bisogna aver paura di avere paura. Sicuramente mai come in questo momento abbiamo avuto paura. Prima della pandemia, ora della terza guerra mondiale. Come dovremmo reagire?

«Il sottotitolo del libro è diventare amici della paura. Il che significa che la paura non si deve cancellare. I momenti in cui abbiamo paura sono dei momenti preziosi perché è allora che diventiamo solidali con gli altri. Infatti è quello che sta accadendo oggi con l’invasione dell’Ucraina. Avrei voluto che avessimo fatto lo stesso per la Siria ma questo è un altro discorso. Non abbiamo avuto paura, al contrario abbiamo aperto le porte e accolto i profughi. Tanta gente in Germania ospita gli ucraini, penso che accada anche da voi. Questo è l’unico modo di fare amicizia con la paura. Farla diventare parte della nostra vita. È stato bello vedere questa risposta. Non è vero che l’umanità è egoista, competitiva, avida, come ci vogliono far credere. Penso che vedere questa realtà possa creare fiducia. L’essere umano è cattivo? Direi di no e questo potrebbe riflettersi anche nella politica».

Gli ucraini stanno combattendo con tutte le loro forze per il proprio Paese. Come giudica questa reazione?

«Stanno reagendo alla situazione insieme in modo da combattere la paura».

Erdoğan si sta mettendo al centro dei negoziati e sembra convinto di riuscire a realizzare un incontro tra Putin e Zelensky. La Turchia potrebbe essere la carta vincente per la risoluzione del conflitto?

«Erdoğan mi sembra che abbia il complesso di Tito che riusciva a rimanere in equilibrio tra est e ovest grazie al suo carisma. Ma chiaramente è impossibile. Sfortunatamente, al momento, non c’è una crisi internazionale in cui la Turchia non sia coinvolta e questo è esasperante per la popolazione che lotta contro la crisi economica. Da noi la gente è stremata, anche la media borghesia, c’è chi è alla fame. Erdoğan quindi non può giocare a fare il leader del mondo quando non riesce nemmeno a controllare i prezzi del cibo nel suo Paese. Comunque quando si parla di Erdoğan, Putin e leader simili non si sa mai bene dove possano andare a parare. Il giornalismo non funziona in questi casi. Sono imprevedibili. Non danno informazioni».

Lei ha lasciato la Turchia nel 2016 e ha scritto un libro dal titolo «Come sfasciare un Paese in sette mosse. La via che porta dal populismo alla dittatura». Pensa che questa sia una guerra tra due mondi? Da una parte chi crede nella democrazia e nel libero pensiero, dall’altra le dittature?

«Penso che le vostre democrazie non siano in un buono stato. Da voi sta succedendo quello che è successo in Turchia dieci anni fa. Nel 2016 ero a Londra e a una conferenza dissi che Boris Johnson sarebbe diventato il primo ministro britannico e che avrebbero vissuto un periodo buio, al tempo loro risero ma invece poi si è verificato. Voi occidentali pensate che non possa succedere da voi, di avere una sorta di eccezionalità. Lo vedo in Germania, negli Stati Uniti questo sentimento che la democrazia sia intoccabile. Invece le istituzioni democratiche stanno collassando, il capitalismo sta collassando, la verità è che dove non c’è giustizia sociale non c’è democrazia. Dagli anni ’60 la giustizia sociale è stata incrinata quindi se non puoi ripristinare la giustizia sociale non c’è speranza per la democrazia e non è importante quanto il tuo parlamento sia antico, come in Gran Bretagna, o quanto sia forte la tua economia, come negli Stati Uniti. È così che è cominciato tutto in Turchia. La destra e i leader autoritari hanno fatto leva proprio sulla mancanza di giustizia sociale. È questo l’anello debole della democrazia. È un peccato che l’eccezionalità dell’Occidente impedisca alla sua popolazione di vedere questi fatti. Questo è successo in Turchia, in Pakistan, in India perché le istituzioni democratiche non erano così potenti da resistere al populismo. Ma non crediate che non abbiamo tentato di farlo».


(Corriere della Sera, 19 aprile 2022)

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