14 Marzo 2022
L'Attacco

“Un passo indietro” e i manifestanti andranno a ritroso

di Modesta Raimondi


Il 12 marzo abbiamo fatto la manifestazione annunciata in questo articolo. La parola d’ordine “Fare un passo indietro”, perché questo impariamo nella vita, perché questa è la prima cosa che una madre insegna a un figlio, ha dato forma simbolica e visibilità sulla stampa locale e regionale a tutto il corteo, anche se il flashmob era fatto solo da una parte. Ma tutto il corteo si fermava mentre noi lo realizzavamo. Eravamo circa mille donne e uomini secondo stime affidabili e l’iniziativa si è appoggiata a un forte riconoscimento della parola femminile nel coordinamento. La politica di relazione ha funzionato, ha funzionato il desiderio di dare parola a chi non appartiene a nessuno schieramento già dato, ha funzionato l’autorità di alcune donne che si sono prese la responsabilità di guidare, ordinare, far riuscire il flash mob, ha funzionato il convincimento maschile che si stava facendo cosa buona e giusta. Mi sembra importante perché conferma ciò che Lia Cigarini diceva in chiusura dell’ultima riunione di Via Dogana. Il simbolico femminile c’è, circola, trova -lui sì- parole capaci di creare riconoscimento e relazione fra ciò che si dice e ciò che si fa. Il nuovo è lì. È questa la rottura col passato! (Antonietta Lelario)


Foggia. All’interno del corteo contro la guerra che nel pomeriggio di sabato 12 marzo percorrerà le vie cittadine da piazza Cavour fino a piazza Cesare Battisti, avrà luogo un flashmob ideato da Katia Berlantini, avvocata ed esponente del circolo culturale La Merlattaia, che vedrà i manifestanti camminare all’indietro.

«Condivido pienamente tutte le posizioni espresse da molti di noi», è l’opinione della Berlantini. «Sono per fermare la guerra in Ucraina, condanno le aggressioni, chiedo il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe. Ritengo sbagliata la decisione italiana di inviare armi, auspico l’intervento dell’Onu, condanno gli arresti di massa in Russia e il divieto di manifestare per la pace. Non voglio l’allargamento della Nato e sono per il dialogo, la democrazia, la solidarietà tra i popoli. Così, partendo da questo mio punto di vista, ho cercato dentro di me, a partire dalla mia percezione estetica, qualcosa che potesse essere unitiva e non divisiva tra noi». E continua: «Non mi interessa sbandierare la bandiera della pace: tutti lo fanno, anche quelli che inviano gli aiuti militari. Ma non è questo il modo di ottenerla. La pace si persegue nei comportamenti che hanno radici in ogni essere umano. Il conflitto con l’altro, che sia tra uomini o tra Stati, può avere le stesse dinamiche. Ciò che serve per fare la pace è uno stato mentale, una posizione, la capacità di ognuno dei contendenti di fare un passo indietro. Così noi cammineremo all’indietro, per mostrare visivamente qualcosa che abbia effetto immediato su chi guarda. Le metafore del resto servono proprio a questo: a rendere concreto qualcosa di astratto come un pensiero. Del resto, facendo dei passi all’indietro, cambia anche la prospettiva, si allarga lo sguardo e si può fare spazio alle ragioni dell’altro, predisponendosi all’ascolto. L’altro può avere idee o comportamenti che noi riteniamo esecrabili, è vero. Ma per ottenere la pace non esistono altre strade. Sin da piccoli ci viene insegnato che non possiamo avere tutto. È un fatto che fa parte del mondo delle necessità».

Il flashmob porterà dunque i partecipanti a camminare a ritroso con una media di 15 passi all’indietro e 50 in avanti perché, a detta degli organizzatori, sarebbe impossibile percorrere col capo voltato l’intero percorso tra le due piazze. «L’idea ha fondamento nel mio percorso culturale, nell’etica relazionale su cui ho lavorato per anni, nel pensiero femminile della differenza. Ed è estraneo alla logica del tutto o niente», conclude.

Insomma fare un passo indietro per farne uno in avanti nei negoziati e chiedere, tra l’altro, che il governo italiano arretri nella decisione di fornire armi.


(L’Attacco, 11 marzo 2022)

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