24 Marzo 2023
Avvenire

Utero in affitto. Izzo: «Basta mistificazioni sui diritti dei bimbi»

di Antonella Mariani 


Professoressa Izzo, cominciamo dal lessico: gravidanza per altri, maternità surrogata o utero in affitto?

«Bisogna chiamare le cose con il loro nome e quindi il termine giusto, anche se più crudo, è utero in affitto. L’ambito della maternità surrogata è sempre commerciale. “Gravidanza per altri” è una forma neutralizzante che cerca di rendere questa pratica socialmente accettabile. Ma anche quella che viene chiamata “solidale” o “altruistica” è una surrogata commerciale che si vergogna: c’è sempre passaggio di denaro».

Francesca Izzo è filosofa, docente universitaria, tra le fondatrici del movimento femminista Se non ora quando? Già deputata del Partito democratico della Sinistra (Pds), lasciò il Pd nel 2017, perché la dirigenza non voleva aprire una discussione seria proprio sull’utero in affitto.

Ieri come oggi: anche ora il Pd evita di pronunciarsi in maniera chiara, nonostante le sollecitazioni in questo senso della componente cattolica e delle femministe. Perché?

Da un sondaggio che abbiamo commissionato risulta che una volta che si spiegano bene i termini della questione, la percentuale di chi è favorevole all’utero in affitto è bassissima.

Una questione di consenso, quindi?

Immagino di sì.

È per questo allora che Elly Schlein è scesa in piazza a Milano per i diritti dei bambini delle coppie arcobaleno ma sulla Gpa non si pronuncia esplicitamente?

Parlando dei diritti di bambini si solleva un moto unanime di solidarietà. Ma è una mistificazione: non ci sono bambini di serie B, come ho sentito dire. Il padre biologico che arriva in Italia con il bambino nato da surrogata, lo iscrive all’anagrafe e da quel momento in poi ha tutti i diritti e le tutele di qualsiasi altro bambino.

E l’altro genitore?

Il genitore intenzionale deve intraprendere la via indicata dalla Cassazione: l’adozione in casi speciali. La stessa procedura che deve seguire un uomo che sposa una donna che da nubile aveva avuto un figlio. Perché per le coppie omosessuali si chiede un trattamento di favore, considerando anche che per avere quel figlio hanno utilizzato una pratica che in Italia è punita come un reato?

Parliamo proprio di questo: il centrodestra è compatto sulla richiesta di una normativa che consideri l’utero in affitto un reato dovunque commesso. In base a che principio?

Guardi, io faccio parte della Coalizione internazionale per rendere reato universale la maternità surrogata (Ciams) sulla base di un principio semplice: consideriamo la maternità surrogata una pratica che ha un fondo di disumanità perché spezza l’unicità del processo riproduttivo umano. Questo processo, che si genera da una singola donna e da un singolo bambino, non replicabili o riproducibili, viene segmentato e diviso in pezzi. È come un assemblaggio per fabbricare bambini secondo le peggiori regole del mercato. Si toglie alla donna che affitta l’utero la sua identità e il bambino diventa una merce. Nel mondo ci sono solo 20 Paesi su 212 che hanno legalizzato la maternità surrogata. Qualcosa vorrà dire… E c’è un altro tema.

Quale tema?

Quello dei diritti: la paternità e la maternità non sono diritti dei singoli. La generazione è l’incontro tra due diversi. E invece la sinistra ha imboccato la via dei diritti, aprendo terreni minati perché si aprono conflitti tra diritti diversi. E d’altra parte c’è una subalternità al progressismo, senza capacità di giudizio collettivo, anche etico. Trovo intollerabili i camuffamenti, i sotterfugi per non affrontare il cuore della questione e parlarsi apertamente. Il progresso tecnico scientifico può indurre a cambiamenti radicali dei fondamenti antropologici e di questo non si parla.


(Avvenire, 22 marzo 2023)

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