21 Aprile 2021
Avvenire

Valente: «Identità di genere vaga e divisiva, modifichiamo il ddl Zan»

di Antonella Mariani


Contro l’omofobia e la transfobia serve un testo migliore, che superi le ambiguità e su cui possa convergere un consenso più largo. La senatrice del Pd Valeria Valente è tra le voci dell’area progressista che sostengono la necessità di un confronto sul testo del ddl Zan. A capo della Commissione d’inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere, Valente nei giorni scorsi ha rilanciato sulla sua pagina Facebook le parole dell’attivista omosessuale Paola Concia, pubblicate su queste colonne, che invitavano a togliere le donne «dall’elenco di minoranze o gruppi sociali da tutelare, perché le donne non sono una minoranza ma metà della popolazione». Il post di Valente, avvocata napoletana 45enne, madre di un bambino, ha ricevuto mille commenti. Non tutti amichevoli…

Senatrice, si è sentita sotto attacco per aver espresso le sue perplessità sul testo del ddl Zan?

No, non mi sono sentita sotto attacco. Anche perché sarebbe paradossale che chi promuove una norma che ha l’obiettivo di affermare il rispetto della dignità della persona considerasse il richiamo al dialogo come un modo per cercare visibilità anziché un contributo di idee…

Il clima non è dei più distesi, però. Qual è la sua posizione sul ddl Zan?

Credo che l’Italia si debba dotare di una legge contro l’omofobia e la transfobia. La storia e l’identità di un Paese come il nostro lo richiede. Personalmente approverei il testo del ddl Zan con alcune modifiche, ed è per questo che trovo gravissimo che la Lega (che presiede con Andrea Ostellari la Commissione Giustizia al Senato, ndr) ne abbia impedito la calendarizzazione e di conseguenza anche la discussione.

Davvero non c’erano altre strade per contrastare i crimini d’odio?

Avrei preferito che si introducessero le aggravanti generiche per tutti i reati commessi sulla base dell’orientamento sessuale delle persone nella prima parte del Codice. Ma rispetto il percorso compiuto alla Camera e penso che in Senato abbiamo l’opportunità di migliorare il testo di legge.

Quali sono le sue obiezioni?

Il Codice penale necessita di tassatività e determinatezza per evitare problemi di applicazione. Anche per questo, avrei evitato un elenco che nelle intenzioni è dettagliato (Misure di prevenzione e contrasto alla discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità, ndr), ma che in realtà potrebbe risultare complicato interpretare e applicare in fase di giudizio. Prendiamo l’espressione “identità di genere”: rischia di creare da una parte problemi di applicazione della norma. Inoltre, rischia di creare conflitti nello stesso campo progressista, ad esempio con parte del mondo femminista che con buone ragioni vede il rischio di confusioni e passi indietro rispetto a conquiste fatte.

La seconda obiezione?

Eviterei che nell’elencazione delle categorie o gruppi sociali meritevoli di tutela per legge entrasse l’espressione “sesso”, cioè le donne. Il tema della violenza contro le donne, infatti, nel nostro ordinamento è già affrontato in modo specifico, perché ha un’altra radice rispetto all’omofobia e alla transfobia.

Ce lo spieghi.

La violenza contro le donne è frutto di una asimmetria di potere nell’ambito di una relazione, come fotografa bene anche la Convenzione di Istanbul. La radice non è il disprezzo dell’altro o della differenza, come nell’omofobia, bensì l’atteggiamento possessivo e proprietario. Tenere insieme in una legge contro l’omofobia anche la violenza contro le donne rischia di generare confusione e complicare il percorso per sistematizzare tutte le norme in materia in un unico testo, lavoro oggi quanto mai necessario.

L’onorevole Zan è del Pd. C’è stato un difetto di dibattito all’interno del Partito democratico?

A un certo punto alla Camera c’è stata la valutazione della necessità di accelerare, ma il deficit di discussione si può recuperare in Senato: occasione preziosa per mettere a punto una legge migliore.

Crede che l’identità di genere sia un cavallo di Troia per aprire il confronto su altri temi, come l’utero in affitto?

Noto che nelle legislazioni europee si usano molto i termini “orientamento sessuale” e “identità sessuale” e poco “identità di genere”. Se ci possono essere altri obiettivi? Potrebbero. Ma non mi soffermerei su questo perché finiamo per fare dietrologie che non vorremmo fossero applicate ai nostri stessi ragionamenti. In ogni caso, “identità di genere” non è il termine che costruisce più unità, mentre per una legge di questo tipo deve esserci la maggior convergenza possibile.

Si temono anche rischi per la libertà di opinione.

Non lo credo, non vedo il ddl Zan come una legge liberticida. Il nostro ordinamento ha tanti bilanciamenti che tutelano la libertà di espressione.

Cosa succederà nelle scuole? Molti temono il pensiero unico Lgbt…

Nelle scuole bisognerebbe concentrarsi sull’educazione al rispetto e al riconoscimento di tutte le diversità. Per me sarebbe sufficiente questo.


(Avvenire, 21 aprile 2021)

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