19 Settembre 2018
Corriere della Sera

Ventimiglia, gara di solidarietà per salvare il bar di Delia

di Fausta Chiesa

 

Lei è Delia, ha un bar a Ventimiglia che da qualche anno è un punto di riferimento amico per i migranti che vogliono andare in Francia e proseguire il loro viaggio in Europa. Ma da qualche giorno il bar Hobbit, che si trova in via Sir Thomas Hanbury 14, è in vendita. Delia è stata costretta a farlo, dopo essere stata isolata e criticata da parte della popolazione locale che lo ha soprannominato il “bar dei neri”, perché sono tanti i migranti di colore che trovano qui un posto dove andare a usare il bagno, ricaricare il cellulare e ricevere qualcosa da mangiare. Se la solidarietà Delia era abituata a darla, adesso la sta ricevendo.

Cinque giorni fa un gruppo di amici della donna che si è riunito nel gruppo Facebook «Ventimiglia aperta» ha lanciato una campagna di crowdfunding (www.gofundme.com/solidarieta-per-delia) per impedire la chiusura del Bar Hobbit. La campagna si chiama «Solidarietà del Delia», ha come obiettivo di raccogliere 20mila euro e ce la sta facendo: finora ne sono stati donati oltre 14mila. «A Ventimiglia tutt’ora centinaia di persone vivono senza accesso ai servizi più basilari in un clima di razzismo e soprusi: non lasciamo scomparire uno dei pochi luoghi di solidarietà attiva che resistono! Abbiamo bisogno di sostegno per continuare a mantenere viva la solidarietà a Ventimiglia, aiutaci a portare visibilità, nuovi volti e energie nella realtà di lotta quotidiana sul confine».

La storia di Delia inizia nell’estate di 3 anni fa, quando -si legge nella presentazione del crowdfunding – invita a entrare e offre un pasto ad alcune donne e bambini seduti sul marciapiede di fronte al bar. Da allora, grazie al passaparola, il bar è diventato un punto di riferimento per tutti i rifugiati che transitano da Ventimiglia, oltre che per i volontari e le organizzazioni solidali. Delia, soprannominata “Mamma Africa”, ha aiutato migliaia di persone in transito, offrendo vestiti, un pasto caldo, un abbraccio e un luogo accogliente a chiunque ne avesse bisogno. Ha distribuito scarpe, aiutato a decifrare documenti, assistito nella ricerca di alloggio, offerto pasti gratuiti a donne, bambini e a chiunque non può permettersi di pagare. Al bar Hobbit si possono caricare i cellulari e si può utilizzare il bagno (attrezzato di spazzolini, dentifricio, sapone, assorbenti e fasciatoio) senza obbligo di consumazione. I bambini hanno un angolo tutto loro, che Delia ha creato raccogliendo giocattoli usati. Il bar è spesso l’unico rifugio per i più vulnerabili, donne incinte, minori, vittime di tratta. Ventimiglia è a 9 chilometri dalla Francia qui arrivano centinaia di migranti che tentano di passare il confine per raggiungere familiari o conoscenti in Francia, Inghilterra e altri Paesi europei. Ma il passaggio può durare mesi, la polizia francese li respinge. Così uomini, donne e bambini rimangono bloccati a Ventimiglia, senza accesso all’acqua potabile, bagni pubblici, cibo, un luogo dove dormire, a parte il campo della croce rossa».

I soldi serviranno per aiutare Delia, che è boicottata dai clienti locali. Insulti, gli atti vandalici e pressioni di vario genere hanno messo Delia e il suo bar in una situazione economica sempre più difficile.

(Corriere della sera, 19 settembre 2018)

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