13 Ottobre 2023
il manifesto

“Vergogna, è da anni che siamo stati abbandonati”

di Sarah Parenzo


La sorpresa della guerra. Il video di Shamur ’Imadi, sopravvissuta del kibbutz di Be’eri. «Chiedo una pace giusta, che i beduini del Negev ricevano aiuto come la mia comunità»

Or-ly Barlev, giornalista e attivista, ha condiviso su Facebook il videomessaggio della giovane superstite del kibbutz Be’eri, Shamur ’Imadi che, dall’albergo sul Mar Morto dove è stata trasferita al termine dell’agguato, si rivolge a tutte e tutti noi chiedendo di essere ascoltata con una forza e lucidità commoventi. Qui sotto si riportano degli estratti del suo discorso.

«La cosa peggiore, oltre a sentire il nome dei morti, dei dispersi e degli ostaggi, non è stata quella di rimanere sdraiata al buio nella camera blindata, né sentire gli spari o ricevere in tempo reale i messaggi dei membri del mio kibbutz, nomi che conosco da quando mi ricordo di me, che invocano aiuto senza che nessuno si presenti a salvarli». «La cosa più terribile per me, nel momento in cui sono uscita da casa quando ci hanno prelevati ed era buio […] è stato vedere nei volti delle persone del mio quartiere la paura». «Sono appena arrivata al Mar Morto e vedo le persone del mio kibbutz che cercano di svegliarsi la mattina, cercano di resistere e di sorridere ogni tanto, ognuno a modo suo». «Quello che ci è successo è stato terrificante ma c’è qualcosa che ci tengo molto a dire: ciò che ci è successo non è stato nuovo, ma solo peggiore. Sono anni che ci abbandonano. Anni. Non parlatemi di Iron Dome [sistema di intercettazione e difesa aerea israeliano, Ndr]: è un cerotto. Non dite soldati: è un cerotto per una persona che sta morendo dissanguata». «Vergogna: sono anni che parliamo di questo, anni che siamo stati abbandonati». «Cittadini di Israele, politici e persone all’estero ascoltatemi bene: come dovrei svegliarmi la mattina sapendo che a 4,5 km dal Kibbutz Be’eri, a Gaza, ci sono persone per le quali non è finita? Per me è finita dopo 12 ore perché c’era un posto dove rifugiarmi». «Chi parla di vendetta deve vergognarsi. È vero che c’è tanto dolore, dopo tutto quello che ho passato perdo le forze quando sento la parola vendetta. Ci sono altre persone che passeranno quello che ho passato io senza nessuno che le tiri fuori». «Ma così non si può: non si possono mettere altri cerotti. Ci chiedono continuamente se pensiamo di tornare al kibbutz, senza altre protezioni, senza altri soldati. Non parlatemi di soldati o protezione, parlatemi di soluzione politica: sono anni che la chiediamo. Io ho diciannove anni, ho amici caduti in battaglia come soldati negli ultimi giorni, amici che quando erano all’asilo sapevano già cosa volevano fare nell’esercito. Così dovrei crescere i miei figli? Vergogna».

«Quello che so è che Be’eri soffre, Nachalot soffre, Kfar Aza, Sderot e Gaza soffrono». «Credetemi che la terra a Be’eri e a Gaza trema esattamente allo stesso modo». «Nell’ultimo attacco, prima che arrivassero gli attentatori, ho sentito più razzi di quelli che ho sentito in diciannove anni di vita in una volta sola. Bum bum bum bum. Tanti, tanti. Abbiamo capito subito che si trattava di una guerra, prima ancora degli attentatori, prima di tutto, siamo sempre i primi a saperlo, siamo sempre i primi a sentirlo». «E vi dico che dal mio punto di vista sono razzi che ha mandato il mio governo, perché questo è il governo che mi ha abbandonato tutta la mia vita. E adesso arriva il peggio». «Accuso Bibi [Netanyahu, Ndr] di tutto: lui ha scelto di farci vivere così, lui ha scelto di darci Iron Dome invece che una soluzione politica e ha scelto anche molte altre cose, e il nostro sangue è sulle sue mani. Ma non solo le sue: Bibi è parte di un problema molto profondo». «Se le mie parole arrivano a qualcuno, guardatevi bene dentro, in profondità, chiedetevi quali sono i vostri valori». «Chiedetevi per chi votate, cosa gli chiedete. Io so cosa chiedo: una pace giusta, che i beduini del Negev ricevano aiuto come l’ha ricevuto il kibbutz Be’eri». «E anche nel nostro caso ad aiutarci sono venuti i cittadini, il governo non si è visto, e sono molto grata del fatto che abbiamo un albergo al Mar Morto. Ma chiunque qui vi rinuncerebbe in un secondo in cambio del ritorno dei nostri ostaggi. Tra l’altro due volte il governo ha fatto riferimento al fatto che esistono come se non esistessero: bombardano e sanno che il bombardamento costerà la vita anche degli ostaggi». «Rientro degli ostaggi, pace, giustizia: se non avete le orecchie per sentire quello che ho detto non c’è speranza. Fermatevi, ascoltatemi. Forse per alcuni di voi le mie parole saranno difficili da ascoltare». «Ma con quello che ho passato a Be’eri me lo dovete. Non sono qui a incolparvi: tutti stiamo passando tanto, prendetevi cura di voi e delle vostre famiglie. Ma mi dovete questo: chiedetevi per chi votate, chiedetevi cosa gli chiedete e non fate compromessi. Se fate morire la speranza farete morire di nuovo tutti noi».


(il manifesto, 13 ottobre 2023)

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