4 Marzo 2023
Il Quotidiano del Sud

Verità e giustizia per le vittime della strage di Crotone

di Franca Fortunato


La strage di migranti consumata a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro (Kr), quando ancora era buio, soffiava forte il vento e il mare in tempesta si gonfiava sempre più, mi ha lasciato molto dolore e rabbia. Dolore per la morte di tante donne, uomini, bambine/i innocenti. Rabbia perché potevano essere salvati e chi doveva e poteva non l’ha fatto. Che c’erano le condizioni per salvare tutti i 180 (68 morti di cui 16 bambini/e, 81 sopravvissuti, gli altri dispersi), oggi lo dicono in tanti, compresa la Capitaneria di Porto a cui era demandato il salvataggio che non c’è stato. Perché non c’è stato? Siano accertate tutte le responsabilità. Verità e giustizia per i morti e per i vivi. Verità e giustizia per quei corpi chiusi nelle bare, per il dolore inconsolabile delle madri, per le lacrime, per lo strazio di chi è sopravvissuta/o ai propri cari, per quel ragazzo partito da solo e mai arrivato. Verità e giustizia per una terra, la Calabria, terra di migranti, di solidarietà, di umanità, di accoglienza dei vivi e dei morti. Nicoletta Parisi di Botricello (Catanzaro), di 80 anni, alle creature piccole, i cui corpi nudi e gonfi d’acqua ci ha restituito il mare, ha aperto la cappella di famiglia. «Ho perso mio marito da poco, eravamo una coppia granitica. Sempre disponibili e solidali verso gli altri. Le immagini del naufragio sono state una pugnalata al cuore. Tra le vittime c’erano tanti bambini. Cosa potevo fare per quelle piccole creature morte in mare senza aver capito il gesto delle loro madri, che era di portarli via da una civiltà crudele? Su questa terra siamo tutti profughi e tutti abbiamo diritto alla Misericordia divina. Ho ripensato a mio zio morto in Russia senza una degna sepoltura. Non volevo che avessero la stessa sorte. Ho messo a disposizione la mia cappella di famiglia. Sono andata da mio marito: non sarai più solo, tanti bambini verranno a farti compagnia». Quanta umanità, quanta Calabria nelle parole di questa donna! Di quelle creature il mare ci ha restituito tutine, giocattoli, una bicicletta, un biberon del neonato chiuso in una piccola bara bianca con sopra un camioncino. Dolore e lacrime di donne che urlano per la disperazione, donne chiuse nelle bare, poche con un nome: Munika Fgrsdi, 35 anni; Marzia Quasimi, 34; Mina Afghanzadeh, 25 anni; Abiden Jafari, 28; Esmat Hydari, 70; Marjam Safari, 17; Shahida Raza, 27. Vite, storie, sogni, speranze di un’umanità dolente, chiuse per sempre nelle bare o nel profondo di quel cimitero che è divenuto il Mediterraneo (26 mila i morti da dieci anni a oggi). Dolore e disperazione nel cuore dei vivi. È questo il “carico residuale” del ministro degli Interni e di un governo che vuole fermare le partenze, criminalizza chi salva vite umane, proibisce più salvataggi, incatena le navi delle Ong nei porti e li manda lontano per ostacolarne i salvataggi. Un’umanità disperata che per il Ministro è colpevole di partire in “condizioni che mettono a rischio la vita dei propri figli”. Figli che le madri tengono stretti a sé per tutto il viaggio, per ripararli dal vento, dalla pioggia, dal mare in tempesta e si straziano al loro pianto per paura, fame e sete. E molte volte muoiono con loro. Chi lascia la propria casa se non ne è costretto? Davanti ai morti di Crotone tutti si addolorano, anche la fortezza Europa che spalanca le porte ad alcuni e alza muri per altri. È di questi giorni la decisione di finanziare, per la prima volta con fondi europei, la costruzione di un muro ai confini del nord Europa. Abbiate rispetto di quei morti, risparmiateci ipocrisie e cinismo e date loro verità e giustizia.


(Il Quotidiano del Sud, 4 marzo 2023)

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