12 Aprile 2023
#VD3

Dare forma all’esistenza

di Giorgia Basch


Il costo della realizzazione del sé è stata la mia grande sfida degli ultimi anni. Il valore la grande scoperta, che non sarebbe stata possibile senza le pratiche femministe acquisite attraverso le relazioni, gli scambi, l’amicizia alla Libreria delle donne e nel mondo.

Le pratiche non si studiano ma, come ci dice l’etimologia stessa della parola, si imparano facendo. Esercizio, conoscenza: le pratiche sono “una modalità di azione – un insieme di modi di fare o reagire per accumulare esperienza” come scrive la compositrice Pauline Oliveros in una sua riflessione a proposito del Quantum Listening.[1] Il senso delle pratiche e la loro ricchezza per me sta in questo: stare nel processo che è già trasformazione. Il rapporto con le altre e gli altri, lo scambio di affetto e di idee, la condivisione di voci e esperienze, il creare forme di vita è già realtà, è già cultura, “è già politica”[2].

Viviamo in una società in cui il senso della ricerca e della produzione artistica e culturale, come anche del fare impresa, sta solo nel risultato, nel merito e nel riconoscimento, sanciti da criteri di classificazione che non possiamo più depennare come propri del mercato, perché quel mercato ora più che mai siamo noi. Noi che nell’economia dell’autosfruttamento poniamo noi stessi assieme al nostro corpo come esito, come prodotto. Quante volte al giorno sentiamo di dover far fruttare la nostra libertà di metterci al centro, di capitalizzare sulle nostre capacità e virtù, in nome di una retribuzione emotiva prima che economica? Ed è davvero quella, la libertà? Da donna mi interrogo spesso su quali siano le mie vere volontà, se le mie scelte non siano orchestrate dai fili sottili del neoliberismo e da un patriarcato latente, e come me lo stanno facendo molte altre, insieme, nel tentativo di scindere libertà controllata e volontà profonda di autodeterminazione. La strada per la consapevolezza è un cammino comune, che può farci trovare delle risposte sono nell’ascolto delle richieste che nascono dalla contraddizione tra la società corrente e i bisogni reali.

I fatti recenti che riguardano il mondo della scuola e l’aggressione degli studenti verso sé stessi, l’impossibilità di continuare a lavorare in ambienti di lavoro che chiedono sempre di più e il conseguente quiet quitting[3], la difficoltà nel mettersi in gioco nelle relazioni sono dimostrazioni evidenti che l’individualismo e la società della prestazione volgono al tramonto, eppure in questo importante passaggio non dobbiamo farci trarre in inganno dalla pigra abitudine di dare la colpa al sistema che più direttamente sembra responsabile di tali situazioni: l’università, il lavoro, il capitale, la monogamia[4]. Il problema si nasconde nei processi, quei processi che dovremmo rivalutare per dargli nuova linfa e nuove radici.

Ribaltare il senso degli spazi e delle relazioni è possibile solo attraverso lo scambio continuo tra individui, l’ascolto delle nuove nascenti necessità, la forza dello stare assieme per creare nuove strutture o agire su quelle che non funzionano più. Dico struttura perché credo sia importante dare forma all’esistenza, l’esistenza comune, fatta di progettualità, di propositi, di intenzioni. Non lasciamoci ingannare dalla tirannia dell’assenza di struttura, del nichilismo anarchico in cui alla fine vincerà il più forte – ogni azione collettiva richiede responsabilità per non cadere nella trappola del potere, quello delle élite informali, spesso maschili e mai garanzia di reale partecipazione. Costituiamo, organizziamo, poniamo le basi. E nel farlo riconosciamo l’autorità l’una dell’altra. Non a caso, l’organizzarsi del movimento delle donne può essere letto come una specifica pratica, che attraverso la creazione di agende e lotte comuni è ora più che mai un esempio brillante di resistenza e al contempo produzione.[5]

La voglia crescente delle giovani e dei giovani di associarsi, di formare collettivi, di fare gruppo mi dà un grande senso di speranza. Non solo per lo sbocciare di interessanti progetti che si nutrono dell’interrelazione e che confermano la mia credenza che solo nella sinergia si crea il nuovo, ma anche per il passaggio dalla critica della società al cambiamento della società, con posizioni e energie che vedono le donne scommettere sulla propria forza e le proprie capacità.

In una riunione di qualche mese fa Lia Cigarini in un attimo di grande fermento ha detto “Quando le parole sono logore bisogna trovarne di nuove”. Spero che questo sia quel momento, e che le nostre parole nuove tengano in considerazione che solo con la messa in gioco radicale di sé stesse si tende verso una politica viva che si fa concreta, e che supera l’inconsistenza del vivere con l’espressione adeguata alle proprie aspettative.


(Via Dogana 3, www.libreriadelledonne.it, 12 aprile 2023)


[1] Oliveros, Pauline, Oakland, 1999. In Oliveros, Pauline, Quantum Listening, Ignota Books, UK, 2022. Il Quantum Listening è un apparato teorico sviluppato da Oliveros a partire dalla pratica da lei ideata del Deep Listening, la quale unisce meditazione e esercizi d’ascolto, oltre ad includere pezzi da lei composti a partire dal 1970

[2] Scritti di Rivolta Femminile, È già politica, Milano, 1977

[3] Il fenomeno a cui è stato dato un nome nel 2022 inquadra la tendenza di lavoratori e lavoratrici a fare solo lo stretto necessario nel tentativo di mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata. Si legga in merito Zeric, Bojan, Che cos’è il quiet quitting, Wired 23/09/22: https://www.wired.it/article/quiet-quitting-lavoro/

[4] Al pari degli altri regimi citati, la monogamia sembra incarnare nel dibattito degli ultimi anni un ostacolo alla felicità e una forma di costrizione, mentre il poliamore cerca di farsi istituzione. Credo sia il momento di prendere le distanze dalle etichette e iniziare a ragionare partendo da noi stesse e noi stessi sulle cause profonde del fallimento delle relazioni. Potremmo forse scoprire che al posto di diritti e doveri nella coppia c’è necessità di mettersi in gioco fino in fondo.

[5] A questo proposito si invita a leggere Equi Pierazzini, Marta, A Legacy without a will. Feminist Organizing as a Transformative Practice, Phd Thesis Dissertation, IMT Institute for Advanced Studies, Lucca, 2019; Equi Pierazzini, Marta, Ogni pratica cosciente di vita collettiva. Leggere le pratiche organizzative femministe tra iscrizione e trasmissione. Convegno Cinquant’anni di Rivolta. I movimenti femministi dal lungo ’68 a oggi. Società Italiana delle Storiche in collaborazione con Casa Internazionale delle donne di Roma e Archivia, 13-14 e 19 novembre 2020

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