di Anna Di Salvo
La vacanza politica delle Città Vicine che si è tenuta nell’agosto del 2011, “Lampedusa mon amour”, ha dato l’avvio a un intreccio di relazioni, incontri, mostre, concerti, video, voluti dalle donne e dagli uomini della rete delle Città Vicine e da quelle/i delle associazioni Askavusa e Colors revolutions. Teatro e luogo privilegiato per questi scambi, oltre alle rappresentazioni artistiche tenute da Giacomo Sferlazzo a Catania e al percorso itinerante della mostra “Lampedusa porta della vita” (cono 5 le tappe già effettuate), organizzata da Rossella Sferlazzo, Anna Di Salvo e Katia Ricci nel luglio del 2013, è il “LampedusaInFestival”, che ogni estate si tiene a Lampedusa e che ha accolto e dato risonanza alle forme e ai contenuti politici della rete delle Città Vicine presentando ad esempio il libro “Architetture del desiderio” (Liguori 2011), nel luglio del 2012.
La rete delle Città Vicine che nel dicembre 2013 è intervenuta alla discussione per la formulazione della Carta di Lampedusa, è stata invitata in seguito a presentarla in vari luoghi e ha seguito gli eventi degli sbarchi e dei salvataggi spesso drammatici, susseguitesi nell’isola e nelle coste siciliane, denunciando le violenze inflitte alle donne migranti e criticando le condizioni riservate agli uomini provenienti dai paesi d’Africa e d’Oriente. Alcune/i, ci siamo anche recate spesso al cara di Mineo e ai centri d’accoglienza improvvisati di Augusta, Pozzallo ecc. Sono stati organizzati incontri con le Mamme No Muos di Caltagirone e Niscemi e visitata la storica sughereta di Niscemi dove la NATO sta installando le dannose parabole del Muos, individuando nessi, responsabilità e similitudini tra le criticità che coinvolgono le donne migranti e quelle subite dalle donne del territorio del calatino, criticità imputabili entrambe alla violenza delle guerre e alle strategie maschili che incrementano la militarizzazione dei territori.
Quest’anno le Città Vicine, presenti nuovamente al LampedusaInFestival, grazie alle relazioni tessute nell’isola, vogliamo cogliere questa occasione per mettere a fuoco e significare le vite ricche, travagliate e complesse portate avanti giorno dopo giorno dalle donne a Lampedusa e nelle altre isole Pelagie. La loro competenza risiede nel mantenersi in equilibrio tra il desiderio di mettere in essere forme di vita qualitativamente accettabili per sé e i propri cari, mantenendosi comunque pronte a offrire aiuto e accoglienza a donne e uomini migranti arrivati dall’altra parte del mare.
Eppure la precarietà e la necessità di far fronte a difficoltà, frustrazioni e disagi sono quasi per tutte loro, costanti della vita. I disagi sono quelli che si presentano a donne che vivono in un’isola dalla precisa situazione geografica e politica dalla quale derivano situazioni di isolamento (pur sottolineando che Lampedusa, Linosa, Pantelleria sono isole meravigliose…). A Lampedusa e nel complesso intero delle Pelagie, le donne sono private dalla possibilità di accedere a scelte e percorsi lavorativi, se non a costo della decisione di lasciare l’isola e divenire a loro volta “migranti”. L’aspetto della comunicazione umana, culturale e politica con persone, luoghi, realtà e spazi esistenti oltre il proprio territorio, risulta dispendioso da ogni punto di vista in quanto gli spostamenti non godono di quelle agevolazioni economiche che sarebbero necessarie visto l’eccessivo isolamento e decentramento; inoltre i collegamenti con l’isola madre, la Sicilia, e il resto d’Italia, sono incerti, insicuri e sfibranti, risentendo delle alterne condizioni atmosferiche e delle convenienze delle varie compagnie di viaggi. È forse per questo che molte donne, soprattutto le più giovani, hanno affinato la loro bravura nell’uso della comunicazione virtuale online, affidando alla posta elettronica, a face-book, a skype, a twitter ecc., il compito di sostituire la relazione in presenza, il contatto e il calore umano.
Per godere dei minimi servizi sanitari, dalle ecografie agli esami più complessi (per non parlare di terapie, interventi chirurgici e per dare alla luce bambine e bambini), le donne e gli uomini di Lampedusa devono recarsi a loro spese in aereo, in nave, e quando va male in elicottero, in altre città per usufruire di servizi e strutture sanitarie adeguate. Anche le strutture scolastiche (a partire dalle scuole primarie alle scuole medie di primo grado), risultano fatiscenti, inadeguate, poco accoglienti e propositive ad ogni livello, da quello edilizio, a quello educativo, formativo e creativo.
Dura vita allora per le forti e coraggiose donne di Lampedusa, che non vogliono venire meno a quanto concerne e rende prezioso far fronte a quello che il contesto in cui vivono chiede loro. Una preziosità e una complessità femminile alla quale va data visibilità e risonanza ma anche supporto, idee, strategie e sostegno per azioni di lotta che riescano a rendere meno difficoltoso e più felice lo scorrere delle loro vite.
Vite di donne che nell’emergenza degli sbarchi dei naufragi dei/delle migranti, non hanno esitato a fare gesti forti d’umanità ed accoglienza aprendo e mettendo a disposizione le case, offrendo indumenti e tenendo accesi permanente i forni perché il pane non venisse mai a mancare!
Di questo, di donne migranti, di territori felici, le Città Vicine siamo state invitate a parlare in un incontro pubblico con Le Mamme di Lampedusa, No Muos e No Tav al sesto LampedusaInFestival che si terrà dal 25 al 30 settembre 2014.
Presenteremo inoltre il documentario “Orizzonti mediterranei” delle registe Pina Mandolfo e Maria Grazia Lo Cicero che mantenendo Lampedusa sullo sfondo offre testimonianze drammatiche e uno spaccato veritiero in merito alle difficoltà affrontate da donne e uomini migranti nei loro “viaggi della speranza” e alla tragedia delle donne vittime di tratta.
Infine, abbiamo in mente insieme a Colors revolutions di realizzare una performance artistica nel centro storico del paese avente per tema la tanto desiderata “Porta della vita.”
Per informazioni visitare il blog delle Città Vicine o scrivere a lacittafelice@libero.it e a mirella_clausi@libero.it o tel. 3332083308