3 Febbraio 2013
DeA donne e altri

Dove sono gli uomini, e cosa vogliono?

Alberto Leiss

Se il 10 per cento degli uomini inglesi – deposto il sigaro e il bicchierino di brandy da godersi esclusivamente con gli amici al club – si ritirano a casa per accudire i figli mentre le mogli fanno carriera, la notizia conquista la prima pagina del Corriere della Sera (il 25 gennaio scorso), con un pezzo di Francesco Piccolo, scrittore che già si è cimentato nel racconto della “separatezza” maschile (La separazione del maschio, Einaudi 2008). Uno degli ultimi numeri del settimanale “Panorama” (23 gennaio) ha dedicato la copertina ai dilemmi dell’essere padri nell’epoca della rivoluzione femminile. Vi si dipingono uomini “costretti a seguire le mamme nell’era delle nuove famiglie”: maschi anche disposti a cambiare ma “con risultati a volte disastrosi”.

Una casa editrice che sforna libri di successo – Chiarelettere – dopo il volume di Riccardo Iacona sulla violenza maschile contro le donne – Se questi sono gli uomini – ha pubblicato da poco Dove sono gli uomini?, di Simone Perotti, autore di un fortunato saggio (Adesso basta, stesso editore) in cui ha spiegato la sua scelta di lasciare azienda e carriera per vivere con meno ma meglio. Perotti , marinaio appassionato, tra l’altro organizza vacanze in barca a vela e a quanto pare raccoglie adesioni soprattutto da gruppi di donne. La sua ricerca sulla scomparsa degli uomini è basata quasi esclusivamente su racconti femminili. Cita Alain Touraine e il suo Il mondo è delle donne, e Hanna Rosin, autrice di The end of men : “stiamo vivendo un vero boom dell’autostima femminile”. Di suo Perotti commenta: se le donne dei movimenti femministi degli anni Settanta hanno figlie che godono la libertà frutto delle loro battaglie, i maschi di quella generazione, invece “hanno messo al mondo una genia di uomini disorientati, incapaci di stare al passo con le donne nuove…”. In tutto il libro si susseguono descrizioni di figure maschili caratterizzate da paura, superficialità, infantilismi, quando non – al peggio – violenza.

La “crisi del maschio”, in realtà, rischia ormai di diventare un cliché. Un luogo comune che comincia a caricarsi di vittimismo e di risentimento verso il protagonismo femminile. D’altra parte basta dare un’occhiata alla scena della politica nostrana, in tempi di campagna elettorale, per constatare come il quasi assoluto protagonismo maschile (nonostante l’”onda rosa” delle tante candidate) non dia certo prova di credibilità. Sembra anzi che anche le migliori intenzioni di “rinnovamento” si votino all’autodistruzione di ogni minima autorità. Insulti, promesse demagogiche, paroloni tanto minacciosi quanto vuoti, continui eccessi e cadute di stile… E questo sia da parte delle “facce note” della politica, sia da parte degli uomini che si dicono interpreti della “società civile” insorta contro la “casta” ecc.

Forse non ha torto Perotti quando, alla fine del suo libro, si augura che sia “il tempo di una rivoluzione maschile”. Gli uomini – dice – “stanno toccando il fondo e hanno bisogno di alzare per la prima volta la testa e la voce, alla ricerca di un nuovo ordine esistenziale, psicologico, sociale”.

Una domanda simile è stata messa al centro della discussione che propone di aprire Maschileplurale, con un documento e una iniziativa pubblica che ha questo titolo: “Mio fratello è figlio unico” – Cosa cambia se cambiano i desideri degli uomini?

Altri materiali e alcuni primi interventi sono consultabili sul sito:
www.maschileplurale.it

Anche il nostro sito è aperto a ospitare contributi.

 

DeA donne e altri

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