16 Novembre 2019
#VD3

Fare chiarezza

Luisa Muraro


Ci sono uomini e donne che dicono in buona fede: bisogna cambiare la legge Merlin per regolare meglio la prostituzione. Con queste persone bisogna parlare, come ha fatto S. con suo figlio.

In effetti, la legge Merlin non è fatta per regolare il rapporto di scambio sesso/denaro tra un uomo e una donna. Questa legge si limita a depenalizzarlo (cancellarlo come reato dal codice penale). Lo Stato interviene solo in caso di abusi (minorenni, violenza fisica, costrizione, ricatti… che sono comunque dei reati). 

Questo è il primo punto da dirsi chiaramente: regolare il rapporto di prostituzione come tale, vorrebbe dire che lo Stato lo riconosce e si assume quindi il dovere di renderlo possibile nei limiti fissati dai suoi regolamenti, con conseguenze che possono avvicinarsi alle famigerate case chiuse o ai quartieri a luci rosse. Vorrebbe dire cioè che la prostituzione è ammessa come un’istituzione della vita civile.

La legge Merlin, invece, semplicemente ignora il rapporto tra lei che consente e lui che la paga, se è dato supporre che sia una libera scelta di entrambi. Quello che fa è proibire penalmente il fatto che terze persone possano trarne profitto, dagli sfruttatori veri e propri agli intermediari, agli albergatori, ecc. Le traversie penali di Berlusconi (tasse, mafia e minorenni a parte) parlano proprio di questo: lui ne è rimasto fuori ma non gli intermediari (i ruffiani, nel linguaggio popolare).

La legge Merlin regola così la posizione dello Stato verso la prostituzione nel senso che non autorizza né vieta alle persone di ricorrere al rapporto sessuale prostituito, ma non ammette che il loro rapporto generi profitto per altri. Neanche lo Stato può guadagnarci, infatti lo scambio sesso/denaro non è tassato. 

Qual era lo scopo di Lina Merlin? La risposta è semplice: abolire la prostituzione in quanto istituzione del patriarcato che, mediante i soldi, procura agli uomini il diritto di usare il corpo femminile, analogo a quello dei vincitori in tempo di guerra. Ma perché lei non ha preso la strada del proibizionismo? La risposta è meno semplice: perché il proibizionismo non funziona; perché penalizza anche la parte femminile; perché darebbe allo Stato il potere d’intromettersi nelle scelte personali: e forse anche per lasciare aperta un’alternativa alla sessualità maschile… 

Non è la legge Merlin, quindi, che dobbiamo cambiare, anzi! va difesa in quanto è il compromesso più avanzato che ci sia tra libertà personale e dignità di una società civile degna di questo nome. 

(www.libreriadelledonne.it, #VD3, 16 novembre 2019)

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