23 Febbraio 2017
il manifesto

Flc-Cgil aderisce allo sciopero delle donne. Il movimento a Camusso: «incontriamoci»

di Geraldina Colotti

Non una di meno, verso l’8 marzo. Il direttivo della Federazione Lavoratori della conoscenza CGIL accetta la sfida globale.

La marea verso lo sciopero globale. In tutta Italia, il movimento Non una di meno sta preparando le piazze tematiche, il concentramento, il corteo, con la consegna: Lottomarzo. Declinazioni molteplici e sguardi a tutto campo, di cui dà conto la pagina fb, spiegano come si prefigura un 8 marzo di astensione da ogni attività produttiva e riproduttiva per 24 ore: contro il patriarcato, la violenza di genere e il sistema che la produce. Non una di meno – un movimento inclusivo ma determinato quanto a percorsi e a orizzonti – ha chiesto a tutte le organizzazioni sindacali di aderire allo sciopero generale, nel settore pubblico e nel privato.

USB E COBAS (vedi articoli e interviste sul sito del manifesto) hanno aderito subito, e così Slai Cobas, Usi e il Sindacato Generale di Base (Sgb). Quest’ultimo ha anche accettato di convogliare lo sciopero della scuola, indetto per il 17 marzo, su quello dell’8, come richiesto dal movimento. Non una di meno fa breccia nel mondo del lavoro e del non lavoro (anche migrante e di cura).

IN QUESTI GIORNI è arrivata l’adesione della Flc Cgil, che ha indetto lo sciopero di 8 ore per quanto riguarda il comparto scuola, ricerca e università (quindi anche per gli enti di ricerca non pubblici). «Per educare alla parità di genere e sradicare la cultura della violenza sulle donne, la formazione riveste un ruolo centrale e strategico – scrive la Flc-Cgil -: dall’asilo nido all’università, l’educazione alle differenze deve essere una pratica diffusa che superi la cultura formale delle pari opportunità. Affrontare in modo critico il tema delle violenze di genere e far emergere le relazioni di potere che si instaurano attraverso gli stereotipi maschili e femminili deve essere obiettivo della scuola pubblica».

LA CGIL NAZIONALE, invece, fin’ora non ha risposto, ma la discussione va avanti nelle istanze del sindacato per la presenza di molte iscritte, attive in tutte le scadenze che il movimento si è dato finora. Neanche la Fiom ha finora dato segnali. Come mai? Dalle riunioni cittadine è ora partita la richiesta di un incontro con la Segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che era in piazza durante la grande manifestazione del 26 novembre, a cui hanno partecipato oltre 200.000 donne. Il giorno dopo, in più di 1.500 hanno partecipato all’assemblea di Roma e in oltre 2.000 si sono ritrovate a discutere a Bologna, il 4 e il 5 febbraio, contenuti e iniziative degli 8 tavoli tematici: Lavoro e Welfare; Piano Legislativo e Giuridico; Educazione alle differenze, all’affettività e alla sessualità: la formazione come strumento di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere; Femminismo migrante; Sessismo nei movimenti; Diritto alla salute sessuale e riproduttiva; Narrazione della violenza attraverso i media; Percorsi di fuoriuscita dalla violenza. La richiesta del movimento ai sindacati è quella di mettersi a disposizione della mobilitazione, consentendo la copertura e la più ampia partecipazione nei posti di lavoro.

SCRIVE NON UNA DI MENO a Camusso: «Sono moltissime le lavoratrici – dipendenti, precarie, autonome, disoccupate – che stanno organizzando lo sciopero nei posti di lavoro, nelle strutture sanitarie, nelle aziende private, nelle scuole. Lo sciopero, dunque, è lo strumento che il movimento femminista ha scelto e che si darà contemporaneamente in 40 paesi del mondo, perché la violenza di genere non è un fatto emergenziale ma strutturale, non si combatte con l’inasprimento delle pene, ma con una trasformazione radicale della società e delle relazioni, delle condizioni di vita e di lavoro».

INTANTO, il movimento ha pubblicato un vademecum per chi voglia scioperare. La copertura sindacale esiste, anche se nel luogo di lavoro non vi sono sindacati che abbiano aderito e anche se non si è iscritti a un sindacato. La comunicazione dell’astensione arriverà all’azienda direttamente dalla Commissione di Garanzia, dalla Regione o dalla propria associazione datoriale. La lavoratrice non è tenuta a dichiarare prima la sua adesione allo sciopero. Se il datore di lavoro nega di aver ricevuto l’avviso, si può mostrargliene copia, contattando https://nonunadimeno.wordpress.com/

(il manifesto 23 febbraio 2017)

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